Capitolo 13

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«Allison?» una voce familiare mi chiama tentando di svegliarmi, nel frattempo sento qualcosa di umido poggiarsi sulla mia fronte.

Qualcuno mi sfiora la guancia, perciò mi costringo ad aprire gli occhi.
La prima cosa che vedo è il faccione di Riccardo che mi guarda preoccupato.
«Allison! Stai bene?» esclama spostando il panno umido dalla mia fronte. Ignoro la sua domanda e cerco di mettermi seduta mentre lui mi aiuta.
Non ricordo esattamente quello che è successo, ma appena mi guardo attorno, vedendo tante persone preoccupate che ci circondano e il luogo in cui mi trovo, i ricordi riaffiorano nella mia mente.

«Sono svenuta, vero?» chiedo a Riccardo dopo essermi ripresa un po'.    «Si, esatto. Come ti senti?»
«Adesso sto bene, tranquillo» mento. In realtà mi sento spaesata, ma non voglio farlo preoccupare più di quanto non lo sia già.

«Ti porto dell'acqua, cara?» chiede premurosa una signora, comparendo davanti a noi. Annuisco e lei si allontana per poi tornare con un bicchiere d'acqua in mano. Lo prendo e la ringrazio. Vedendo che adesso sto meglio, la gente si allontana per tornare alle proprie faccende lavorative e ci lascia da soli.

«Mi hai fatto spaventare» dice Riccardo facendomi voltare verso di lui. È sincero, nel suo sguardo c'è ancora un pizzico di preoccupazione.
«Scusami» rispondo a bassa voce.
«Non devi scusarti, è colpa solo del maresciallo che-» s'interrompe all'improvviso. So già quello che stava per dire e sicuramente non ha continuato la frase per non farmi svenire di nuovo, probabilmente aspetta che mi riprenda un altro po' prima di parlare di quella questione.

«Tranquillo, sto bene» lo incoraggio a continuare prendendogli la mano, ma lui continua a stare zitto guardando le nostre mani intrecciate.

Prendo un respiro profondo e invece inizio io a parlare:
«Non posso credere che non gli daranno alcuna pena. Stava per stuprarmi!» esclamo furiosa.
«Fidati, lo so. Secondo loro lui non ha colpe perché era sotto effetto di alcolici» risponde lui cercando a sua volta di mantenere la calma.
«Non mi interessa! Non c'entra niente!» non riesco a calmarmi. Non posso sopportare l'idea che venga rilasciato come se niente fosse.
«Calmati, Allison. Anche io sono arrabbiato quanto te. Non so neanche come abbia fatto a trattenermi dal riempirlo di parolacce e cattiverie, poi tu sei svenuta ed io non ci ho visto più. A quel punto volevo davvero picchiarlo, ma dovevo fare qualcosa per te. Il maresciallo mi ha congedato dicendomi di rivolgerci a lui se vediamo ancora che Flash ci infastidisce, dopo di ciò se n'è andato» conclude Riccardo. Io non so più cosa dire, voglio solo andarmene di qua.

«Riccardo ti prego, andiamo via» lo supplico alzandomi. Lui fa lo stesso, mi cinge i fianchi con un braccio per tenermi stretta a sé ed usciamo senza salutare nessuno.

Una volta entrati in macchina, Riccardo sbatte violentemente il suo sportello per chiuderlo. Sembra ancora più arrabbiato di me.
Rimaniamo in silenzio per un bel po' fin quando lui non parla per primo.
«Hai bisogno di distrarti così come ne ho bisogno io. Cosa facciamo?» chiede dopo essersi calmato. Guardo l'orologio sul cruscotto che segna le 13:00.
«Andiamo a mangiare?» chiedo.
«D'accordo, ho abbastanza fame, questa mattinata mi ha tolto le forze» per un attimo mi guarda nascondendo un sorriso, poi abbassa lo sguardo per inserire la chiave e fa partire la macchina.

«Dove vuoi andare a mangiare?» chiede all'improvviso.
«Non saprei, andiamo in un posto economico, non ho molti soldi con me» rispondo lanciando un'occhiata alla borsa.
«Figurati, i soldi non sono un problema» stacca velocemente lo sguardo dalla strada per rivolgermi uno dei suoi sorrisi dolci e sicuri.
Ricambio il sorriso per ringraziarlo. Sicuramente ha intenzione di offrirmi il pranzo, ma non glielo permetterò. Non dopo tutto quello che ha fatto per me.

Accendo la radio e vago per la varie stazioni in cerca di qualche canzone che conosco. Ne trovo una e sia io che Riccardo iniziamo a canticchiarla.

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«Accomodatevi» dice gentilmente la cameriera conducendoci al tavolo che ci ha assegnato sul momento.
Una volta seduti ci chiede di ordinare.
Io decido di prendere una cotoletta di pollo, non voglio appesantirmi troppo, mentre Riccardo sceglie le lasagne.

Il ristorante è in stile rustico, molto semplice, con le travi di legno alle pareti e al soffitto. I tavoli sono semplici, sempre di legno, coperti da sottili tovaglie bianche. Le rose del medesimo colore poggiate sulle tovaglie donano a tutto ciò un tocco di eleganza. È molto carino, per me avremmo anche potuto mangiare un panino, ma Riccardo ha insistito nel portarmi qui e ha anche detto che questo è il ristorante più vicino alla stazione di polizia.

Il nostro pranzo arriva praticamente subito, così noi, accecati dalla fame, inziamo a mangiare.
«Desiderate altro?» chiede la giovane cameriera, alzo lo sguardo per dirle che voglio solo dell'acqua e subito noto che si riferisce soprattutto a Riccardo, perché non smette di guardarlo in modo malizioso.
«Io vorrei dell'acqua, grazie» rispondo acida mentre lei non mi degna neanche di uno sguardo.
«E tu, hai bisogno di qualcosa?» chiede al ragazzo di fronte a me.
Lui le fa cenno di no con la mano in modo distratto mentre continua a guardare me.
«Se cambi idea fammi un fischio» dice lei facendogli l'occhiolino, poi gira i tacchi e va via sculettando nella sua gonna corta e stretta.
Non so perché, ma mi ha dato molto fastidio. Capisco che è un bel ragazzo, ma anche meno di guardarlo come se volesse portarselo a letto seduta stante, soprattutto in presenza di un'altra ragazza. La gente non ha il minimo rispetto per nessuno ormai.

«Allora? Ti piace?» chiede all'improvviso Riccardo distraendomi dai miei pensieri. Lo guardo confusa, non capendo a cosa si riferisce.
«La cotoletta, intendo»
«Ah. Si, molto buona. E le tue lasagne?» chiedo.
«Abbastanza. Vuoi assaggiare?» chiede spingendo il suo piatto verso di me. In effetti l'idea non è male, sembrano invitanti.
Accetto, affero la mia forchetta e ne prendo un pezzo.
«Mhh, davvero buona. Però quelle di mia nonna non le batte nessuno» dico ridendo.
Lui scoppia a ridere insieme a me confermando la mia affermazione.
Continuiamo a scherzare fino a quando non finiamo di mangiare.

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«Riccardo, davvero. Mi bastano i soldi» affermo cercando di convincerlo. Vuole a tutti i costi pagare il mio pranzo.
«Lasciamelo fare per questa volta» risponde.
«Stai già facendo troppo per me, Riki. Mi stai aiutando tantissimo con la storia di Flash, non c'è bisogno pure questo» dico indicando i soldi.
«Guarda che sono felice di farlo, lo rifarei altre mille volte» mi rassicura con un sorriso e si dirige verso la cassa prima che io possa fermarlo.
La sua ultima frase mi ha un po' spiazzata. Davvero lo rifarebbe?

Riccardo ritorna da me e mi offre un braccio, lo afferro e usciamo dal ristorante.
«Cosa facciamo?» gli chiedo una volta fuori.
«Beh, in realtà volevo chiederti una cosa...» dice lui titubante.
«Cosa?»
«Sai, il fatto del produttore e dell'incontro...è oggi pomeriggio. Ti piacerebbe venire con me?» chiede imbarazzato.
Rimango un po' spiazzata. Me lo sta chiedendo davvero? So quanto lo imbarazza questo argomento e quanto questa opportunità sia importante per lui, tant'è che non voleva nemmeno parlarmene, perciò sono sorpresa che mi abbia chiesto di assistere al suo incontro.

«Ehm, se non ti va posso anche accompagnarti a casa» dice Riccardo vedendomi immobile. Qualcosa nel suo sguardo si è spento, probabilmente pensa che io non voglia andarci.

«Nono! Riccardo, certo che vengo!» esclamo con un sorriso a trentadue denti.
«Davvero?» chiede incredulo, felice come un bambino.
«Certo!»

All'improvviso lui fa un passo avanti e mi abbraccia dolcemente. Per un attimo rimango sorpresa, ma subito stringo i suoi fianchi e nascondo il viso nel suo petto.
«Grazie» mi sussurra all'orecchio.

«Riccardo?» posto il viso per guardarlo in faccia mentre lui ricambio lo sguardo
«Si?»
«Grazie per il pranzo. Grazie di tutto» gli sorrido dolcemente.
«Per te questo ed altro» risponde lui.

Con lo stomaco invaso dalle farfalle, affondo nuovamente il viso nel suo petto e riempio i polmoni del suo profumo.

Spazio Autrice
Hey! Scusate se non ho aggiornato sabato, non ho potuto❤
Ma almeno adesso l'ho fatto in un orario accettabile!
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Afraid || Riccardo MarcuzzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora