Capitolo 22

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Come previsto, dovrò passare la notte in ospedale. I miei tentativi di convincere i medici che va tutto bene sono stati inutili, anche se in realtà sono piena di dolori, ma voglio solo tornare a casa.

Adesso un'infermiera mi sta trasportando su una sedia a rotelle verso quella che sarà la mia stanza per questa notte, nonostante le avessi ripetuto cento volte che sono in grado di camminare sulle mie gambe.

«Stanza 16. Il bagno è in fondo a destra e la camicia da notte è già sul letto» dice la donna, sicuramente molto giovane, quasi con disprezzo. Non si prende neanche il disturbo di accompagnarmi dentro la stanza che mi rivolge un'occhiata e va via, lasciandomi lì.

Stanza 16. Mi trovo nella stanza accanto a quella in cui qualche mese prima c'era Flash, la stessa notte "dell'incidente".

Mi alzo dalla sedia a rotelle con una smorfia di dolore e mi avvicino alla porta della stanza 15. Mi guardo intorno per assicurarmi che non ci sia nessuno e provo ad aprirla, ma senza successo. Sospiro frustata, avrei potuto controllare la stanza in cerca di qualche indizio o qualcosa di sospetto. Dev'esserci una chiave per aprire questa porta, il problema è trovarla.

Mi guardo intorno e vedo la postazione delle infermiere, in questo momento vuota, con una grande parete stracolma di chiavi appese alle spalle. Bingo. Questo è il momento giusto dato che non c'è nessuno.

Mi avvicino furtivamente alla postazione, ma poco prima di iniziare a cercare la chiave sento delle infermiere parlare che stanno per spuntare dall'angolo del corridoio. Velocemente mi allontano e corro con l'intenzione di entrare nella mia stanza prima che possano vedermi, ma una voce mi interrompe:
«Che cosa fai qui?» l'infermiera di prima.

«Nulla, stavo...facendo una passeggiata» cerco di essere impassibile.
«Torna nella tua stanza» dice lei distratta, facendo un cenno con la mano come per mandarmi via.

Annuisco e torno nella mia stanza. L'unica soluzione è aspettare la notte, così quando tutti se ne saranno andati potrò prendere la chiave ed entrare in quella camera.

Non mi aspetto di trovare chissà che cosa, è sempre e comunque una stanza d'ospedale, ma non mi costa nulla provare dato che ho la possibilità.

Mi tolgo i vestiti ancora fradici e inzuppati d'acqua del lago e metto la camicia da notte. Poi mi stendo e subito sento il conforto del materasso morbido sotto la schiena.

In queste ore piene di paura e ansia non ho neanche avuto il tempo di pensare a quanto è successo dopo la tragedia. Riccardo mi ha baciata ed io questa volta non l'ho respinto, in realtà non avrei voluto farlo nemmeno la prima volta. In fondo l'ho sempre voluto ma ero troppo testarda per ammetterlo e secondo me era ancora troppi presto. Ma all'amore non si comanda.

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Sono le 23 e non dovrebbe esserci più nessuno in giro. Apro la porta della mia stanza e il corridoio deserto conferma la mia ipotesi. Per fortuna lasciano sempre accesa qualche flebile luce d'emergenza anche di notte. Mi avvicino lentamente alla postazione delle infermiere cercando di non fare il minimo rumore, non si sa mai. Ho persino tolto le ciabatte per essere completamente silenziosa. Sento il pavimento freddo sotto i miei piedi nudi e cerco con tutta me stessa di non rievocare l'immagine del freddo che mi inghiottiva nel lago

Fortunatamente trovo quasi subito la chiave della stanza 15. Con essa apro la porta ed entro. Inizio a rovistare fra i cassetti, dentro l'armadio vuoto, guardo sotto ai cuscini e in mezzo alle coperte che poi ovviamente sistemo, non voglio destare il minimo sospetto. Controllo praticamente tutta la stanza finché mi arrendo. Appoggio la testa al muro, sospirando frustata per non aver trovato niente, quando il mio sguardo cattura una scritta all'altezza del mio naso.

Mi allontano e sul muro leggo
Allison. 20/09

Cosa potrebbe significare? Mi spremo le meningi cercando di capire il motivo per il quale Flash avrebbe dovuto scrivere il mio nome ed una stupida data, che inoltre non mi dice proprio niente, su un muro. Poi mi viene un'illuminazione. Riflettendoci meglio quella è la data della notte in cui stava per farmi del male. La notte in cui ho conosciuto Riccardo.

Ma perché mai avrebbe dovuto addirittura scriverlo? È fiero di quello che stava per farmi e, soprattutto, che mi ha fatto per tutto il tempo in cui siamo stati insieme? Mi odia così tanto? A me non risulta di averlo mai fatto soffrire, ero io quella che stava male per lui ogni volta che mi tradiva o che mi trattava male. Io sono stata troppo stupida a non trovare la forza di lasciarlo perdere. Ed ora eccoci qui.

Prendo il cellulare dalla tasca della mia camicia da notte e scatto una foto alla scritta. Voglio capire di più su questa storia e soprattutto il perché la polizia non ha fatto niente a Flash e  perché in ospedale lo hanno dimesso quasi subito quando gli avevano diagnosticato un trauma cranico, insomma, non è una cosa da niente.

Esco dalla stanza, chiudendo la porta a chiave, e ripongo la chiave al suo posto nella postazione delle infermiere. Il mio sguardo cade su uno dei tanti cassetti presenti nella scrivania, soprannominato "fascicoli pazienti".

Potrei controllare il fascicolo di Flash. Apro il cassetto ed inizio a cercare. Dopo aver letto i nomi di almeno cinquanta persone nei vari fascicoli, finalmente trovo quello di Flash. Faccio delle foto a tutte le pagine con il mio telefono, almeno avrò il tempo di leggerlo tranquillamente senza avere il timore di venire scoperta.
Ogni minimo rumore basta per farmi terrorizzare.

Non faccio in tempo a riporre il fascicolo nel cassetto che all'improvviso una mano mi tappa la bocca da dietro, facendomi sobbalzare ma impedendomi di gridare.

Mi agito cercando in tutti i modi di liberarmi dalla presa saldissima di quella persona, ma mi fermo appena sento la sua voce.

«Cerchi qualcosa?»

Diana.

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«Cosa ci fai qui?» chiede la donna, allentando la presa della mano sulla mia bocca.

«Io...» obbligo il mio cervello a trovare una scusa plausibile «Non riuscivo a dormire».

«E questo ti autorizza ad andare in giro per i corridoi dell'ospedale con in mano il fascicolo di Flash Brown?»

«Come fai a sapere che...»

«Che quello che hai in mano è proprio il fascicolo del ragazzo?» mi precede lei, che ormai mi ha liberata dalla sua mano «Cara Allison, si dà il caso che io conosca quel ragazzo e, inoltre, so leggere».

Sono molto confusa. Come fa a conoscerlo? E cosa ci fa qui e a quest'ora?

«Come fai a conoscerlo? Ma soprattutto cosa fai qui?» domando scettica.

«Voglio darti una possibilità, Allison» dice con tono smielato.

«Non sembra dal nostro ultimo incontro» dico ricordandole il giorno in cui mi ha fermata per strada in preda alla gelosia perché sono amica di Riccardo.

«Vedi, Allison, sono certa che tu non vuoi nessun tipo di guaio da questa storia. Voglio proporti un patto: io non dirò nulla a nessuno dell'accaduto, se tu farai altrettanto»

La guardo confusa. Non capisco cosa dovrei tenere nascosto agli altri riguardo a Diana, nemmeno la conosco.

Lei sbuffa.
«Anche a me interessa il fascicolo. Questo è tutto ciò che posso dirti» dice iniziando a fare le foto alle pagine con il suo cellulare.

Mi blocco di colpo. Continuo a non capire niente.

«Come fai a conoscere Flash? E perché ti interessa quel fascicolo?» chiedo scettica.

Lei mi manda un bacio volante e prima che io possa dire qualcosa si allontana. Non mi posso mettere ad urlare perciò lascio perdere.

Che cosa c'entra lei? Potrebbe essere una delle tante ragazze con la quale Flash mi ha tradita? Potrebbe essere sua complice?

Ho deciso che leggerò il fascicolo di Flash insieme a Riccardo, sono troppo stanca anche per pensare in questo momento, ma non so se tenergli nascosto il fatto di Diana. Comunque sia, scoprirò fino in fondo questa storia.

Spazio Autrice
Eccomi!
Adesso la storia inizia a farsi sempre più interessante.
Cosa ne pensate?
Secondo voi cosa sta tramando Diana?
Adesso vado, vvb❤️

Afraid || Riccardo MarcuzzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora