Cap. 18 - Go away

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THRANDUIL

Dopo una settimana, ancora non riuscivo a capacitarmi di come la mia vita fosse scivolata indietro, ritornando a secoli prima. I preparativi per il matrimonio erano cominciati prima di quanto mi aspettassi e la data era stata fissata per il mese successivo. Nel regno aleggiava una gioia contenuta per le imminenti nozze, mentre io non sapevo effettivamente cosa credere. La scelta che avevo fatto era senza dubbio la decisione che un buon sovrano avrebbe preso senza alcuno scrupolo, né indugio. In quel momento, essere un buon sovrano era forse l'ultimo dei miei problemi, considerando i pensieri che si affollavano nella mente, senza trovare un ordine logico. Continuavo a pensare di aver preso la decisione sbagliata, sebbene non mi fosse consesso pensarlo. In quel modo, stavo salvando il mio popolo, ma avrei perso colei che più amavo al mondo. L'avevo ferita per l'ennesima volta, dopo che lei si era fidata di me, credevo non l'avrei mai più rivista. Le avevo detto che mi dispiaceva ed era la verità, lo era dannatamente. Non avevo avuto scelta. Salvando Bosco Atro, avrei salvato lei: questo contava, anche se non lo comprendeva completamente.

Nonostante il matrimonio mi assicurasse una garanzia di protezione, era necessario riorganizzare e riassestare l'esercito, per prevenire un possibile attacco che avrebbe colto il Reame completamente impreparato. Quell'occupazione, seppur irrilevante, poiché, oramai, i generali erano indipendenti, mi distrasse per un tempo sufficiente, tale da far chiarezza sulla situazione. Non ci riuscii, ovviamente. Da mesi non rientrava, evidentemente, nelle mie priorità l'opzione di avere un piano, o semplicemente essere certo delle mie volontà.

Quel giorno, diversamente dal solito, avrei dovuto riassegnare gli elfi, ai quali era stato destinato il ruolo di capo della guardia. Il suo nome tornò ad occupare i miei pensieri, bloccandomi. La sistemai nell'elenco per ultima, poiché, se avessi tentato di inserirla prima, mi sarei arrestato di colpo, travolto dai sensi di colpa. Mi capitò sotto agli occhi, mentre ordinavo le scartoffie che occupavano il tavolo, nella stanza dedicata alle riunioni prettamente militari, un suo rapporto, risalente all'anno precedente. Senza alcuna volontà, senza nemmeno accorgermi di quello che in realtà stavo facendo, cominciai a leggerlo. Mi sorpresi come le parole e l'ordine con cui le aveva scritte suonassero stranamente più dolci, come se fossero scritte con tono più leggero, rispetto a quello che avrebbe impiegato, in quel momento. Ero sicuro che sarebbe risultato sgradevolmente conciso e privo di qualsiasi tipo di soggettività. Solamente la verità riportata crudelmente sulla carta.

Mi ero soffermato sulla sua firma, all'angolo della pagina, impressa con la familiare calligrafia elegante e sottile. L'avrei riconosciuta fra mille, oramai non avevo bisogno di leggere il mittente di quei rapporti, poiché lo intuivo dalla scrittura e dalle parole. Senza che io me ne accorgessi, Fingon, un membro del consiglio degli Alti Elfi dell'Ovest, si accostò alla mia destra.

-Non servono le mirabili doti di Mithrandir per leggerti nel pensiero, Thranduil.- a quelle parole, rimasi immobile, come se anche un solo e minimo movimento avrebbe potuto tradirmi irrimediabilmente.

-Quell'elfo, per te, è molto più che un sottoposto.- continuò.

-Non vedo perché dovrebbe.- lo guardai, impassibile. –Non ha nulla di attraente.-

-È questo quello che continui a ripeterti?-

-È indisciplinata, disobbediente ed è stata accusata di lesa maestà, poco dopo la guerra sotto alla Montagna. Ha riottenuto il suo incarico, per la sua abilità.- pacatamente gli risposi.

-Devi avere la piena consapevolezza che la sua presenza ha cancellato il sovrano che noi conoscevamo. Sire Thranduil... soggiogato per amore....- pronunciò l'ultima frase con aperta sfida, osservandomi serio.

-Per quanto vorresti che fosse vero, caro Fingon, devi accettare la verità dei fatti e mettere da parte la tua rivalità. Posso esporti il mio punto di vista, se mai io abbia avuto atteggiamenti di affetto nei suoi confronti, come tu sostieni. Vedi, quell'elfo è tanto indisciplinato quanto impulsivo: cede eccessivamente al suo cuore. Permetterle di credere che avesse un qualsiasi tipo di sentimento a me relazionato è significato assicurarsi il controllo di lei stessa.-

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