Parole inaspettate

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«Devi diventare più forte Shouto, altrimenti non riuscirai a proteggere il regno».

Le parole di suo padre lo trafissero come se fossero state delle lame affilate.

«I deboli non vanno da nessuna parte, ricordartelo».

«Io non sono debole» strinse i pugni.

«Ma non sei il migliore, questa è l'unica cosa che conta».

«Solo perché sono arrivato secondo al torneo non significa che...».

«Silenzio! Essere secondi è l'umiliazione più grande che possa esserci».

«Tu lo sai bene, no?».

Suo padre gli tirò un pugno.

Sapeva lo avrebbe fatto.

Lo aveva ferito nell'orgoglio.

Sorrise.

Endeavor lo afferrò per il colletto.

«Non ti conviene sfidarmi, altrimenti...».

«Ehi bastardo a metà, muoviti! Dobbiamo allenarci» disse Bakugo comparendo da dietro la porta.

Il re lo lasciò andare e, senza dire niente, uscì dalla stanza.

«Non ci sono gli allenamenti oggi» affermò girandosi a guardare il ragazzo dai capelli biondi.

L'altro fece spallucce.

Possibile che l'avesse detto per aiutarlo?

Cosa pensava, che non fosse in grado di cavarsela da solo?

«Tu non sei migliore di me!» sputò arrabbiato.

Non sapeva nemmeno lui perché si stava comportando in quel modo.

«Tu non sei nessuno, capito? Sei solo uno stupido allevatore di draghi!».

«Ehi, bastardo a metà, vuoi morire?».

«Non riusciresti mai a uccidermi».

«Ah no?».

Bakugo sorrise e poi scattò in avanti.

Per un soffio, Todoroki riuscì a evitarlo.

Cercò di congelarlo, ma Katsuki lo afferrò per il braccio e lo scagliò per terra.

Non si rialzò.

Tutto quello non aveva alcun senso.

«Io non sarò mai abbastanza forte per mio padre» sussurrò, frustrato.

Bakugo si sedette accanto a lui.

«Ti stai allenando per te o per tuo padre?».

Eh?

«Io mi alleno perché voglio diventare il guerriero e l'allevatore di draghi più forte del regno. Per questo sono venuto qui, per diventare il migliore. Tu per che cosa lo stai facendo?».

Sussultò.

Già, per cosa lo stava facendo?

«Non diventerai mai forte se combatti solo per dimostrare qualcosa ad Endeavor».

Faceva male sentire quelle parole.

Faceva male sentire quelle parole da Bakugo.

Lo faceva sentire inferiore.

In un certo senso distante da lui.

E non voleva che ci fosse distanza tra loro.

Voleva...

Sentì le dita di Bakugo sul suo volto.

Per qualche strana ragione, il suo cuore cominciò a battere più forte.

«Tu non sei debole. E se il re non lo capisce, allora è un problema suo».

Quelle parole gli fecero battere il cuore ancora più forte.

D'un tratto si sentiva felice.

Non riusciva a spiegarsi il perché.

Sorrise.

«Grazie».

Bakugo si alzò, leggermente imbarazzato.

«Non farti strane idee» disse. «Voglio semplicemente che tu sia il solito Todoroki. C'è più gusto così a batterti».

«Hai avuto solo fortuna l'altra volta».

«Credici».

Uscì dalla stanza senza aspettare una risposta.

Shouto si appoggiò alla parete, con il sorriso sulle labbra.

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