La sinfonia del tempo

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Il capo poggiato sulla spalla, gli occhi annebbiati ed una mano gentile che ne accarezzava i capelli. Non una parola, solo sguardi fugaci.

Era così che Luka e Marinette avevano trascorso quel piovoso pomeriggio di fronte alla lapide di Adrien. Non era la prima volta e non sarebbe stata l'ultima.

Spesso, per rifugiarsi dalle sofferenze dello spirito, Marinette, quasi come se fosse un paradosso, si recava al cimitero, rimanendo in silenzio per un lungo periodo di tempo. Le palpebre leggermente chiuse, nessun segno di lacrime. 

Luka la raggiungeva di nascosto, rimanendo impassibile e impotente. Avrebbe voluto aiutarla, fare qualunque cosa per lei.

Eppure era giusto?

Durante gli infiniti intervalli di oblio della giovane si interrogava su quali potessero essere le cause della totale assenza di pianto. 

Che lo avesse accettato? 

Assolutamente no, altrimenti non sarebbe tornata così tante volte da lui, l'amore della sua vita, compagno di mille avventure, colui che, in vesti civili, aveva l'abilità di generare in lei sensazioni indescrivibili, e da Chat Noir variare personalità, cercando di sedurla facendole costantemente la corte. 

Sì, era proprio così, Luka si trovava lì quel terribile giorno, aveva assistito a tutto. La trasformazione di Chat Noir e la sua vertiginosa caduta dal tetto di Notre-Dame, il lancio disperato di Ladybug nel vuoto per salvarlo, il ghigno malefico di Papillon per la vittoria conseguita scomparso alla vista del corpo morente di quello che molto presto si sarebbe scoperto essere suo figlio, e l'urlo atroce dell'eroina, secondo esclusivamente a quello di Gabriel Agreste, il quale, detrasformatosi, raggiunse col cuore in gola il punto in cui Ladybug, singhiozzante, reggeva il capo del valoroso e prode eroe parigino. 

Luka la vide, fu pressoché come la fine di un sogno, un lento quanto veloce risveglio. 

Il lampeggio degli orecchini cessò, rivelando una strana creaturina dalla corporatura minuta e di color cremisi, costituita di due antenne, una grande macchia sulla fronte, una sulla schiena e su ciascun lato della testa, comprese che doveva trattarsi di un essere somigliante ad una coccinella. Ma non era ciò che davvero gli importava in quell'istante.

Dietro il profilo di Tikki egli riconobbe Marinette, sporcata dappertutto dal suo e dal sangue di Adrien. Il giovane non capì cosa si stessero dicendo i due negli ultimi attimi di vita del ragazzo, era troppo lontano per sentire ma abbastanza vicino per vedere.

Il segreto di tali parole continua a comprimere tutt'ora il suo animo. Non ebbe mai il coraggio di domandare cosa Adrien le avesse sussurrato prima di esalare l'ultimo respiro.

Per paura? O forse per orgoglio? No di certo.

Tutta Parigi assistette allo spaventoso epilogo della lotta tra le forze del bene e quelle del male. Tuttavia in pochi soccorsero i supereroi, e tra di essi vi fu Luka.

Difatti Ladybug utilizzò le ultime energie non solo per parlare con Adrien ma anche per salvare l'intera capitale da un sicuro destino di morte, pagato a caro prezzo di un'eroica seppur innocente vita. Dopodiché cadde a terra priva di potenza. 

Quale fosse la suddetta sorte della città è ancora un mistero, soltanto Marinette sa.

Al suo risveglio si ritrovò a casa del chitarrista. La vista un po' offuscata per l'eccessiva carenza di energie.

‹‹Cosa mi è successo?›› chiese con un filo di voce al ragazzo.

In realtà Marinette ricordava perfettamente l'accaduto, ma voleva apprendere di quante cose fosse a conoscenza l'amico.

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