Luka camminava a passo lesto per il fiume, poiché "l'uscire in cerca di ispirazione musicale" si era protratto troppo a lungo e, non appena mise un piede in casa, gli si piazzò davanti la figura di Juleka.
«Dove sei stato?» gli chiese visibilmente preoccupata.
«Mamma non te l'ha detto?» le rispose mantenendo un tono di voce rilassato «ero in giro con la mia chitarra»Chloé non avrebbe potuto notarla, l'aveva nascosta dietro un albero qualche minuto prima dell'incontro.
Juleka lo fissò per un'istante, aggrottando le sopracciglia, dopodiché si scostò dall'entrata per lasciarlo passare.
«Ti stavamo aspettando da un'ora e mezza» gli disse abbassando lo sguardo sulle scarpe che il fratello aveva riposto vicino al divano e che lei prontamente aveva appoggiato sulla scarpiera.
«Mi dispiace, ho perso completamente la cognizione del tempo» si scusò «quali faccende ci sono da sbrigare?»
«Non molte, stasera ho preparato io la cena, potresti lavare tu i piatti dopo?»
«Certo» le diede un bacio sulla fronte «grazie per esserti occupata di tutto oggi»Juleka gli mostrò un debole sorriso mentre Luka si dirigeva in cucina. Quest'ultimo si bloccò nel sentire la sorella riprendere la parola dietro di lui.
«Ho saputo che un ragazzo si è confessato a Rose»
Si voltò di scatto.
«Quando?»
«Ieri pomeriggio» lei si tormentò le dita.Aveva paura di farle la domanda. Aveva paura che il cuore della sua preziosa sorellina andasse in frantumi e che cessasse di battere. Aveva paura che dovesse sopportare la costante visione dell'amata in compagnia di qualcun altro, ma soprattutto aveva paura che si chiudesse a guscio e che vagasse in un interminabile limbo di dolore come lui.
Juleka era sempre stata quella riflessiva tra i due.
Cosa sarebbe successo se non si fosse più ripresa?«E lei?» deglutì.
«Deve rifletterci su»A quel punto non c'era nient'altro che potesse fare se non abbracciarla, assicurandole che ci sarebbe sempre stato per proteggerla.
Avrebbero atteso, com'era giusto che fosse.«Sei intimorito che faccia una qualsivoglia sciocchezza?» mugugnò lei col viso nel suo petto.
«Chi non lo sarebbe?» appoggiò il mento sulla sua testa «non voglio vederti soffrire, non te lo meriti» le accarezzò il collo.
«Neanche tu, neanche i tuoi occhi da bambino lo meritavano» strinse le braccia attorno ai suoi fianchi «eppure eccoci qui, il padre di famiglia e la figliola problematica»
«Non dire queste cose»
«Perché? A me piace quando ti prendi cura di me, per quanto mi riguarda ho il fratello migliore del mondo»Luka avrebbe pianto se non si fosse dimenticato da anni come si faceva.
«Comunque è colpa mia» esordì Juleka «non ho nemmeno tentato, forse avremmo avuto una chance se mi fossi fatta avanti, è solo che» afferrò con le dita la maglia di Luka «non ci riesco» singhiozzò.
Luka ne era consapevole.
L'omosessualità per Juleka aveva significato per anni diversità agli occhi degli altri. Non tutti erano comprensivi.
L'omofobia era una brutta piaga della loro società e lei, che era eccessivamente sensibile, aveva vissuto le critiche con talmente tanto disagio da decidere di celare la sua vera identità, il suo vero io.«Ascoltami» le sollevò il viso verso il suo «qualunque decisione Rose possa prendere promettimi che non smetterò mai di vedere quel tuo bel sorriso e sentire la tua risata, mi danno la forza di affrontare il mondo esterno»
Juleka poggiò le mani sui polsi del fratello: «Te lo giuro» concluse.Luka si tranquillizzò.
Juleka manteneva ogni sua promessa.«Bene, cosa ne dici se adesso andiamo a mangiare? Ti do anche la possibilità di accedere al mio pasto se avessi ancora appetito» le disse scherzando.
«Che gentile!» esclamò divertita.
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Dietro il velo
FanfictionSono passati diversi anni dalla battaglia contro il famigerato Papillon, la quale non può che essersi conclusa nel peggiore dei modi. Marinette ogni anno si ritrova a dover affrontare una triste realtà. Aiutata dal suo migliore amico Luka, e da tut...