I due portafortuna

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«Nino sai bene che mio padre non lo permetterà, è già tanto se mi concede di frequentare la scuola»
«Prova lo stesso, sarebbe un peccato rinunciare»
«Lo so, ma è molto impegnato in questo periodo, raramente pranziamo o ceniamo assieme, e quando accade il silenzio fa da padrone alla sala, non riusciamo a comunicare»
«Amico è davvero triste»
«Queste azioni sono divenute abitudinarie»
«Vorrei aiutarti, ma sono consapevole del fatto che sia impossibile»
«Le sue decisioni sono legge, ciò nonostante cercherò di convincerlo nel concedermi qualche ora libera»
«Speriamo, Alya ne sarebbe entusiasta»
«Ti saluto, è ora della mia lezione di pianoforte, ti aggiornerò sulla sua decisione domattina, prima del suono della campana»
«D'accordo, a domani»

Adrien si sedette sospirante sul letto, e Plagg, il kwami della distruzione, ambasciatore internazionale del camembert, dopo aver voracemente consumato l'ennesimo pezzo del prelibato e puzzolente formaggio francese, fluttuò alla sue spalle.

«Qual è il problema? Basta sgattaiolare fuori come sempre»
«Un conto è girare di notte per i tetti di Parigi, un altro assumere le sembianze di Chat Noir per poi tornare ad essere Adrien Agreste e mostrarsi al pubblico in pieno giorno, mi riconoscerebbero all'istante» disse il biondo all'essere minuscolo.
«Allora parlerai a tuo padre?» domandò incredulo il kwami.
Adrien si portò una mano sotto il mento: «Sicuramente non lo vedrò a cena, dirò a Nino che ha rifiutato»
«Arriveresti a mentire pur di non affrontarlo?»

Le parole di Plagg furono un aspro boccone da mandar giù. Non osava scontrarsi con il genitore, le poche volte che aveva disubbidito aveva ricevuto delle punizioni esemplari, le quali gli erano servite come monito della grande autorità che il padre esercitava sulla sua vita.
Era sempre stato protettivo nei suoi confronti, ma da quando la moglie era scomparsa la situazione era peggiorata, gli aveva imposto orari talmente rigidi che spesso si ritrovava a svolgere i compiti a notte inoltrata. Non aveva mai tempo per se stesso.
Si chiedeva per quanto corpo e mente avrebbero resistito e se fosse stato corretto lamentarsi.
A volte, durante una pausa tra un'attività e l'altra, si sfogava con Nathalie, l'unica persona che lo ascoltasse in quella casa simile ad una gabbia, della quale era l'uccello intrappolato.
La donna non era tipo da contatto fisico, gli dava qualche consiglio volto a rendere più appaganti le giornate, a modo suo lo confortava, e al ragazzo bastava. Mediante piccoli gesti dimostrava affetto e che tenesse al figlio del suo capo.
Adrien sentii bussare.

«Plagg nasconditi»

Il kwami aveva imparato a riconoscere i passi da lunghe distanze e, prima che il padrone lo avvertisse, si era già mimetizzato ad uno scaffale.

«Sì, avanti» disse frettolosamente Adrien.

La soglia della porta fu varcata da una figura dalla corporatura alta e snella, indossante giacca e pantaloni neri e un maglione rosso a collo alto. Aveva le braccia piene di cartelle, che presumibilmente contenevano documenti e schizzi d'abiti.

«Adrien è ora della lezione di pianoforte»

Nathalie lo stava fissando con i soliti occhi blu calmi e distanti.
Adrien si chiedeva se fosse in grado di sorridere.

«Mio padre non è con te?» le domandò il quindicenne quasi sorpreso.
«Suo padre non potrà assistere alla lezione di oggi, è troppo impegnato» gli rispose secca Nathalie.

"Non l'avrei mai detto" pensò Adrien.

«E l'insegnante di piano?»
«Ha avvertito venti minuti fa che tarderà, per cui il signor Agreste ha deciso di detrarre del denaro dal suo stipendio mensile»
«Non avrà esagerato?» chiese il giovane alzando un sopracciglio.
«Non spetta a me deciderlo»

"Gelida come un blocco di ghiaccio"

Adrien rabbrividì per l'atmosfera creatasi nella stanza.
Qualora si trattasse di svolgere il proprio lavoro in modo impeccabile la medaglia d'oro sarebbe stata tranquillamente consegnata a Nathalie.
Quest'ultima agguantò con un braccio la sedia della scrivania, con l'altro resse la pila di documenti.
L'equilibrio e la compostezza con cui compì quell'azione furono sorprendenti.

Dietro il veloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora