Ginocchio sbucciato

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Luka correva veloce come il vento. Non poteva permettersi di perdere il piccolo vantaggio che aveva guadagnato sgattaiolando fuori dalla scuola. Le gambe gli facevano male e aveva il respiro affannato. I polmoni stavano lavorando rapidamente. Forse anche troppo.
Tenere lo sguardo sui tetti era complicato, ma non aveva alternative. Sua sorella stava trascinando con sé uno dei bulli che l'avevano presa in giro. Il ragazzo con il piercing al labbro, il quale stava strillando come una cornacchia.
A debita distanza, Ladybug e Chat Noir seguivano gli spostamenti di Juleka, conducenti al monumento più famoso di Parigi. La Tour Eiffel.

"Non avrà mica intenzione di gettarlo da lì?" pensò Luka mentre svoltava un angolo, finendo quasi contro un palo della luce.
"Questa corsa mi sta provando, accidenti, se le fossi stato vicino tutto questo non sarebbe successo, è colpa mia, di nuovo".

Una volta, quando erano piccoli, Luka aveva portato la sua sorellina a giocare in un parco. Era orgoglioso di essere riuscito ad ottenere il permesso della madre ed altrettanto fiero di mostrare al mondo la sua sorridente Jul che saltellava di qua e di là con le sue guance paffute e il suo vestitino ricamato. La presentò a dei suoi amici, i quali, contenti nell'aver trovato una nuova compagna di giochi, la trascinarono per tutto il perimetro del parco, strattonandola.
«È mia!» esclamò uno.
«No, mia!» esclamò l'altro.

Soltanto l'universo sa quanto testardi possano essere i bambini e nel conterdersela la fecero scivolare per terra.
L'erba raschiò via la parte superficiale della pelle del ginocchio e com'era prevedibile la bambina pianse per il dolore.
Luka si era distratto, ma il pianto di sua sorella lo riportò velocemente alla realtà. Corse da lei e si maledì per non averle prestato attenzione, lui che era tanto orgoglioso e la amava come non aveva mai amato nessuno.
Cosa avrebbe detto la mamma?
Sicuramente non gliel'avrebbe più affidata.
Tutto ciò non aveva importanza.
Juleka era ferita, il sangue stava gocciolando sulle foglie.
Nulla aveva importanza. Bisognava agire per il suo bene, al resto ci avrebbe pensato dopo.
La storia si stava ripetendo. Non le aveva prestato attenzione abbastanza.
La sua stupida stupidissima cupidigia glielo aveva impedito.

"È colpa mia, è vero, ma non c'è tempo".

Avrebbe pensato dopo all'autocommiserazione e al giustificarsi coi preofessori, resisi ormai conto della sua scomparsa.
Se fosse stato espulso avrebbe perso la nomina di figlio modello.
Arrivato alla torre notò che ai suoi piedi si era appostato un intero corpo di polizia e che alla sua sommità Juleka manteneva penzolante il corpo del bullo.
Ladybug e Chat Noir erano in serie difficoltà.

«Lasciatemi passare vi prego, sono suo fratello maggiore» implorò ad un poliziotto.
«Mi spiace ragazzo, l'entrata in zona è severamente vietata a qualunque cittadino»
«Ma lei ha bisogno di me!»
«Ladybug e Chat Noir risolveranno la faccenda in men che non si dica, tua sorella è in buone mani e poi che cosa mai potresti fare per aiutarli?»

Il sangue gli ribollì nelle vene, lo aveva insultato nel peggior modo possibile e non sarebbe rimasto a sentire il peso di una colpa già grande come un macigno.

«Perché voi che dovreste garantire la sicurezza cittadina cosa state facendo?»

Così disse e scavalcò in un battito di ciglia la transenna, correndo a più non posso verso la Tour Eiffel, urlando: «Jul, guardami, sono io, mi riconosci?»

Sua sorella non solo non lo riconobbe, ma lo attaccò anche con il suo raggio luminoso.
Luka si parò gli occhi e incapace di reagire restò immobile.
Fortunatamente per lui Ladybug lo afferrò con il suo yoyo prima che accadesse il peggio.
Lo portò lontano dalla battaglia.

«Stai bene?» gli chiese tenendolo per le spalle.
«Oh sì, mai stato meglio in vita mia, insomma, sono seduto a terra su un marciapiede mentre mia sorella si trova akumizzata su una torre e mette in pericolo la sua incolumità, sto una favola» sottolineò con una risatina isterica e soffocata.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 11, 2019 ⏰

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