Un pungente ricordo

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La conversazione fra il maestro e l'allievo fu particolarmente intensa.
Entrambi erano talmente irremovibili sulle loro decisioni che lo scontro durò sino all'alba.
Se inizialmente pareva che l'uomo dal mantello nero avesse accettato le condizioni poste dall'ex guardiano, dopo un paio d'ore la situazione era totalmente sfuggita di mano.
Il ticchettio dell'orologio era divenuto martellante, così come quello delle dita dell'uomo sul tavolo. Non riuscivano a raggiungere un solido accordo. Tuttavia maestro Fu si mostrava pacato e silenzioso, proferiva parola soltanto per chiedergli se gradisse un'altra tazza di thè.
Costui, all'ennesima offerta, considerata fuori luogo, sbottò, sbattendo i pugni sul bancone, alzandosi e portando le braccia alla testa.

«La rabbia non ti porterà da nessuna parte figliolo» disse Fu versando il liquido caldo all'interno del bicchiere.
«Ma maestro se solo mi lasciaste...»
«No, noi guardiani non agiamo in codesta maniera» gli disse surclassando i disperati tentativi dell'allievo di fargli cambiare idea.
«Allora cosa dovrei fare secondo voi?» gli rispose snervato, al limite della sopportazione.
«Intanto calmarti, in secondo luogo ti consiglio di riflettere, e ti ordino di non intrometterti in questa delicata situazione»
«Non potete dire sul serio»

Per un attimo parve di poter scorgere nello sguardo dell'uomo una furia incontrollabile.

«Invece sì» gli rispose seccamente Fu con le braccia dietro la schiena.

Quel barlume di collera aumentò.

«Maestro, come potete essere così meschino? Credevo steste dalla mia parte. Inoltre siete stato voi a sostenere che adesso sapevo cosa fare!» urlò lui al sapiente.
«Esattamente, ossia farti da parte»
«Non lo accetto»

L'anziano si sollevò da terra, dirigendosi verso uno scaffale posto nell'angolo sinistro della stanza.

«Sebbene siano passati anni alle volte mi sembra che tu non abbia appreso nulla dai miei insegnamenti»
«Cercate per caso di infastidirmi?» sbuffò l'apprendista.
«Ecco che cosa intendo, continui a mantenere questo carattere impulsivo, indegno per un guardiano. Non sei in grado di gestire la rabbia ed hai agito spesso per vendetta» gli disse estraendo dal terzo cassetto un braccialetto.
«Eppure, come ho ribadito in precedenza, non mi pento della mia scelta, anzi, suppongo che tu sia uno dei migliori guardiani degli ultimi cinquecento anni» gli fece segno di aprire il pugno.

Alla vista dell'ornamento da polso l'uomo trasalì.

«È quello che penso?» gli domandò con una voce inaspettatamente flebile.

Il mentore si limitò ad annuire.
Impugnando il gioiello, il detentore dei Miraculous avvertì freddo e caldo allo stesso tempo, un esplosione di emozioni antiche.

«Dove lo avete trovato? Sapevo che era andato perduto»
«Nulla è perduto per un guardiano, piuttosto è dimenticato»
«Da quanto lo custodite?»
«Parecchio, abbastanza da essere al corrente del fatto che sia molto importante per te ed una delle poche cose che possano riportarti alla ragione»
«Saggio e scaltro come sempre» sorrise lui all'insegnante, piegando il viso in basso.

Il maestro gli diede una pacca sulla spalla.

«Comunque non potete corrompermi con questo genere di sotterfugi»

C'era un misto di verità e bugie in quell'affermazione.

«Lo so bene, il mio compito è sorvegliarti, come il tuo nei confronti di Marinette, né qualcosa di più né di meno. Mi fido ciecamente della tua capacità di discernere ciò che sia giusto e sbagliato, sono sicuro che non mi disobbedirai» Fu ricambiò il languido sorriso dell'allievo.

Quest'ultimo fissò il bracciale.

«Non sono come voi, ho un passato oscuro»
«Sei più simile a me di quanto credi. È dagli sbagli che nascono esperienza e saggezza. Dunque posso contare sulla tua completa discrezione? » domandò Fu socchiudendo le palpebre.

Dietro il veloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora