E calò la sera

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7:30 del mattino. I primi raggi del sole attraversano le tende delle camere. Un rumore frastornante si ode, quello di una sveglia. Un braccio leggiadro si erge dal groviglio di coperte per spegnerla. Le ciglia appena dischiuse a svelare un'iride dal blu vivace, aggettivo in netto conflitto con le borse sotto gli occhi, emblema di parecchio sonno arretrato.

‹‹Marinette svegliati o farai tardi anche stavolta››

Nell'udire le parole della madre trasalì. Si alzò di scatto dal letto, constatando che il gelo tagliente del mese nato, Gennaio, si faceva sentire. Scese rapidamente le scale, dirigendosi in cucina.

Il profumo dei biscotti sfornati, il bacio sulla fronte dei genitori, l'amore incondizionato dei due coniugi ed il clima di affetto e tranquillità che si respirava le ricordava costantemente quanto fosse fortunata. 

L'immagine della felicità.

Perdipiù, da un anno a questa parte, le era capitato qualcosa di straordinario. Era stata scelta dal maestro Fu come portatrice del miraculous della coccinella, simbolo della creazione e fortuna. 

Grazie al kwami Tikki la ragazza era in grado di trasformarsi nell'eroina di nome Ladybug per lottare contro il male, contro colui che ogni giorno metteva in pericolo non solo Parigi, ma anche il resto del mondo, Papillon. Chissà cosa sarebbe potuto succedere se il suo potere si fosse espanso al di fuori della Francia. Impossibile da prevedere.

Inizialmente Marinette non prese la scelta del maestro per nulla bene, tanto da voler rinunciare al ruolo. Tuttavia si accorse che proteggere l'umanità fosse uno tra i doni più grandi. La consapevolezza di rendere sicuro il pianeta era molto più appagante della stanchezza. Dimenticò le incertezze e la paura di fallimento e col tempo, a detta di Tikki, si dimostrò essere una delle più lungimiranti e ingegnose Ladybug della storia.

Malgrado ciò non agiva da sola. Accompagnata dall'inseparabile compagno Chat Noir, portatore dell'anello del gatto nero, segno di distruzione e sfortuna, metteva fine alle malefatte del nemico, le quali consistevano nel tramutare un cittadino in un super-cattivo dopo aver percepito i suoi sentimenti negativi.

Tutto sommato era contenta della sua doppia vita.

Chat lo aveva conosciuto già dal primo giorno di "lavoro". Sfacciato e vanesio, ma coraggioso e con un gran cuore, capace di ascoltarla, nello spazio tra un combattimento e l'altro, per ore, senza mai stancarsi o infastidirsi.

Non conoscevano le reciproche identità, per volere di Marinette, però il legame risentì poco della questione, anche quando il gattino confessò alla compagna di essersi invaghito di lei. 

La coccinella lo respinse educatamente. Chat Noir, oltre a un collega, era un amico per lei, e come tale gli ammise di provare amore per un'altra persona. 

L'eroe parigino mandò giù la pillola con amarezza, ma si dimostrò adulto, accogliendo la delusione e assicurandole che ciò non avrebbe intaccato il loro rapporto.

La fiducia tra i due migliorò e si intensificò.

I pensieri sul passato si sovrapponevano veloci nella testa della quindicenne quella mattinata.

‹‹Marinette, il latte sta per sgorgare dalla tazza!›› le rimproverò la madre.

Si accorse del disastro imminente e sollevò il braccio reggente il cartone del latte in tempo.

‹‹Scusa mamma›› le chiese perdono, portandosi una mano all'altezza delle sopracciglia.

‹‹Allora? Cosa c'è che non va? Comprendo facilmente se mia figlia ha un problema che la tormenta››.

Dietro il veloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora