Fast Car

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"La nave su cui mi trovavo stava solcando un mare incredibilmente cristallino mentre il sole stava tramontando all'orizzonte. Il vento mi scompigliava i lunghi capelli biondi mentre le mie mani erano poggiate sul petto di quel ragazzo dagli occhi così belli. Una sua mano sfiorava dolcemente la mia guancia destra e le sue labbra sussurravano parole dolci.

-Scarlett!- mi chiamò lui prima di avvicinarsi ancora di più.

-Non posso credere di essere qui con te Zac!- dissi io con un sorriso malizioso."

-Svegliati subito Scarlett! Devi andare a scuola e sei in ritardo!- strillò una voce talmente acuta da provocarmi quasi un attacco di cuore. Sbarrai gli occhi e vidi mia madre togliermi le coperte e il cuscino mentre tentava di farmi alzare. Rimasi delusa nel momento in cui compresi di aver sognato solamente il mio incontro romantico con Zac Efron.

-Che razza di modi sono questi?- affermai infastidita prima di prendere il cellulare per controllare l'ora. Erano le 7:45!

-Cazzo è tardissimo- gridai per poi correre verso il bagno. Feci una doccia veloce, mi lavai i denti, indossai un paio di jeans, una maglia grigia e un giacchetta di pelle, truccai i miei occhi chiari con un filo di matita nera e dopo aver afferrato il mio zaino a tracolla, mi fiondai fuori da casa correndo verso la scuola. Fortunatamente abitavo non troppo lontano e di solito raggiungevo la struttura del mio liceo sempre a piedi. Presto avrei compiuto diciotto anni e sorrisi all'idea che finalmente avrei potuto guidare. Quel felice pensiero però fu presto interrotto dall'unica fonte dei miei mali, che con la sua nuova auto, mi sfrecciò di fianco. Quell'idiota di Harry Edward Styles sapeva che odiassi il fatto che lui già avesse la patante e ad ogni occasione che gli si presentava non poteva fare a meno di ricordarmelo. Continuai a camminare facendo finta di nulla e rimanendo sorpresa nel momento in cui l'auto piantò i freni e lentamente fece retromarcia per poi affiancarmi.

-Hastings, vuoi un passaggio?- mi chiese aggiuntandosi gli occhiali da sole e invitandomi a salire sulla sua decappottabile nera.

-Nemmeno morta!- sbottai senza nemmeno degnarlo di uno sguardo e continuando a camminare.

-Ti ricordo che abbiamo il professor Farwood a prima ora- continuò lui.

Mi bloccai improvvisamente. Quell'uomo mi odiava ed io odiavo lui. Insegnava letteratura, la materia che più detestavo e arrivare in ritardo durante la sua ora significava, nel migliore dei casi, ricevere uno dei quei suoi discorsetti sulla puntualità e l'importanza del rispetto degli orari scolastici.

-Allora?- mi esortò Styles avendo capito che ero indecisa. Esitai qualche secondo per poi affermare:- Va bene!- ma nel momento in cui stavo quasi per aprire la portiera dell'auto, lui partì a tutta birra lasciandomi sul ciglio della strada da sola e con il volto rosso da quanto ero incazzata. Lo maledissi in tutte le lingue del mondo per tutto il tragitto, immaginando di prenderlo a pugni su quel suo brutto muso o ancora peggio strappargli il nido di uccelli di cui andava tanto fiero. Quando raggiunsi la scuola realizzai di essere davvero in ritardo.

-Le sembra l'ora di arrivare signorina Hastings?- affermò Farwood nel momento in cui entrai in classe. Istintivamente posai lo sguardo su Styles e notai che a stento riusciva a trattenere una risata.

-Mi dispiace professore ma ho dovuto aiutare una povera vecchietta ad attraversare la strada-. Okay, lo ammetto: non sono brava ad inventare scuse. Il professore mi fulminò con lo sguardo e in silenzio decisi di andarmi a sedere al mio banco, vicino a Katherine, la mia migliore amica. Lei mi salutò con un sorriso a cui io non ricambiai.

-Che succede?- domandò a bassa voce per non farsi sentire da Farwood che aveva già iniziato a spiegare.

-Styles- risposi solamente assottigliando gli occhi. Lei capì subito senza che io aggiungessi altro. Aveva assistito più volte alle nostre furiose litigate facendosi le migliori risate e sapeva piuttosto bene che diventavo intrattabile quando si trattava del "Nido d'uccelli". Dire che non seguii nemmeno per un secondo la lezione è dire poco. Guardavo ogni cinque minuti l'orologio, attendendo la fine di quella tortura. Quando la campanella suonò tutta la classe si fiondò fuori dall'aula, compreso Styles. Non appena raggiunsi il corridoio lo vidi davanti al suo armadietto mentre parlava allegramente con i suoi quattro amichetti. Camminai a passo spedito verso di loro nonostante sentissi la voce di Katherine che mi diceva di evitare alcun tipo di discussione. La ignorai completamente e appena fui davanti a quei cinque realizzai un sorriso talmente falso che in confronto, la copia del quadro della Monna Lisa a casa di mia zia Jenna, sembrerebbe autentica.

10 Things I Hate About You [h.s]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora