Harry "parloconigatti" Styles

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Cosa c'è di meglio della dolce e tanto attesa vendetta? A pensarci bene forse la pizza o la nutella. Eppure quella mattina, dopo lo scherzetto della sveglia del giorno precedente, ero riuscita a trovare l'occasione perfetta.
Mi alzai lentamente dal letto indossando ancora il mio pigiama. Vidi Styles ancora nel mondo dei sogni, con i ricci scompigliati sul cuscino e un braccio fuori dal letto. In totale silenzio riempii un secchio d'acqua fredda e di soppiatto mi avvicinai a lui, ignaro del mio intento. Senza pensarci due volte gli buttai l'acqua gelida di sopra ricevendo di risposta un urlo inaspettato.
Aprì immediatamente i suoi occhi verdi non capendo cosa fosse successo e dopo essersi guardato intorno e aver osservato la mia figura con il secchio in mano, aggrottò le sopracciglia e incazzato sbraitò:-Hastings, sei impazzita? Che cazzo ti salta in mente?-.
-Così siamo pari per lo scherzo della sveglia- spiegai con un piccolo ghigno sul volto.
-Fino a questo momento mi sono comportato bene, ma se è la guerra quello che vuoi sappi allora che l'avrai- disse con fare talmente assonnato da non sembrare nemmeno una vera minaccia.
Si alzò dal letto con la maglia grigia e i pantaloni neri di tuta completamente bagnati. Iniziai a ridere ma mi fermai di colpo nel momento in cui notai che si era tolto la maglia scoprendo dei tatuaggi sul petto. Non potevo negare che fosse piuttosto carino, ma nel suo caso la bellezza era direttamente proporzionale alla stupidità. Lo vidi levarsi velocemente anche i pantaloni rimanendo unicamente in boxer. Sentii avvampare le guance e di scatto mi voltai di spalle portandomi una mano sugli occhi.
-Che diavolo stai facendo?- chiesi richiamando la sua attenzione.
-Penso sia evidente: mi sto togliendo i vestiti bagnati- constatò con fare ovvio per poi continuare -Non dirmi che sei veramente in imbarazzo solo perché mi hai visto in mutande. Ti ricordo che da piccoli facevamo il bagno insieme ed eravamo nudi- affermò con tono fin troppo ironico. Decisi allora di voltarmi per guardarlo dritto negli occhi e puntargli un dito contro.
-Avevamo solamente quattro anni e le cose erano un po’ diverse- parlai enfatizzando l'ultima parola.
-Allora sei fortunata: hai l'occasione di goderti lo spettacolo- disse indicandosi con i pollici indirizzati verso di se.
Modesto il ragazzo.
-Preferirei che mi cavassero gli occhi- sbottai dirigendomi verso il bagno per prepararmi.
"Bugiarda" gridò una vocina dentro la mia testa, ma non le prestai attenzione.

***


-Nella battaglia dello Jutland del 1916, le forze britanniche impedirono alla flotta tedesca l’accesso al Mare del Nord. L’entrata in guerra degli Stati Uniti, nell’aprile del 1917, rese possibile il successo dell’offensiva guidata dal generale Douglas Haig nell’estate del 1918 e la resa tedesca in novembre-.
Il professor Hunt stava continuando a spiegare la prima guerra mondiale con un’enfasi tale da apparire quasi buffo ai miei occhi. Tutta la classe seguiva interessata la lezione.
Mi correggo.
Solo le ragazze della classe pendevano dalle labbra dell'affascinante professor Hunt, compresa Audrey che, seduta al mio fianco, insisteva a fissarlo con occhi sognanti. Hunt era sicuramente l'insegnante più giovane dell'istituto ed era arrivato solo quell'anno, dopo il pensionamento della vecchia professoressa Cook. Nonostante il nuovo insegnante avesse l'aspetto di un trentenne, le sue abilità di docente erano notevoli.
Per quanto fosse molto tollerante e gentile con ognuno di noi, non riuscivo ad amare la sua materia. La storia era una di quelle materie, insieme alla letteratura, che non riuscivo a digerire. "Troppe date da ricordare" era quello che la mia mente cercava di dirmi ogni qual volta studiavo storia.
Guardai rapidamente l'ora: mancava poco alla fine della lezione. Desideravo fuggire dall'aula, non solamente per colpa della lezione sulla prima guerra mondiale, ma anche per le occhiate che Nate continuava a lanciarmi con insistenza. Appena la campanella suonò uscii di fretta senza neanche aspettare Audrey e Katherine. Raggiunsi il mio armadietto e cercai di aprirlo. Provai più volte la combinazione ma per qualche strano motivo era tutto inutile.
Ero nervosa per colpa di Nate e temevo che volesse ancora parlarmi come aveva fatto il giorno prima. Iniziai a sbattere la mano contro quello stupido armadietto di metallo quando qualcuno mi poggiò una mano sulla spalla. Saltai in aria e mi voltai di scatto credendo fosse Nate.
Fortunatamente a presentarsi ai miei occhi fu un sorridente Liam Payne che mi osservava con un sopracciglio sollevato.
-Tutto bene?- mi chiese percependo il mio nervosismo.
-Per niente! Quest’armadietto mi sta facendo impazzire!- sbraitai rassegnata.
-In questo forse posso aiutarti- affermò per poi poggiare il suo zaino per terra e iniziare a maneggiare l'armadietto componendo una combinazione che non era la mia e riuscendo ad aprirlo.
Lo guardai con aria interrogativa per qualche secondo.
-Questo è il mio armadietto. Il tuo è quello accanto- spiegò sorridendomi divertito.
Che plateale figura di merda!
Come era potuto succedere? Era vero che quella mattina avevo completamente la testa in aria per colpa di Nate e in parte anche di Styles, ma in quel momento l'unica cosa che riuscii a rispondere fu un "Oh!" un po’ imbarazzato.
-Scusami ero distratta!- cercai di alleviare la figuraccia che avevo appena fatto.
Posai dei libri all'interno del mio vero armadietto e presi il volume di fisica.
-Non preoccuparti!- rispose sorridendomi.
In quel momento realizzai che Liam era stato capace, seppur per qualche secondo, di farmi distrarre dai miei pensieri. Eppure temevo che Nate mi attendesse da qualche parte di quella scuola, pronto a mettermi ancora paura. 
-Liam- richiamai l'attenzione del ragazzo che stava per andare via. Poi continuai:- Visto che abbiamo entrambi la lezione di fisica, ti dispiace se vengo con te?-.
-Perché dovrebbe dispiacermi?- chiese retorico sorridendomi nuovamente.
Avevo sempre creduto che lui fosse il più normale del gruppo di amici di Styles e probabilmente avevo ragione. Liam non poteva saperlo ma in quel momento gli fui riconoscente. Non volevo rimanere sola, almeno non quel giorno. Nate era sicuramente incazzato e questo non era per nulla un bene.

10 Things I Hate About You [h.s]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora