Il mattino dopo mi svegliai quando il sole fu abbastanza alto in cielo da colpirmi dritto sul viso, passando per la mia finestra. Non avevo chiuso occhio per tutta la notte. Quando la casa era sprofondata nel silenzio del sonno avevo iniziato a fare avanti e indietro, silenziosamente, per tutta la stanza, risistemando i miei vestiti nei cassetti, scrivendo frasi di canzoni su dei foglietti per poi infilarli in un mio personale barattolo di citazioni, guardando la luna fuori dalla finestra. Solo verso le cinque del mattino ero riuscita ad addormentarmi, sfinita. Ma, per tutta la notte, dalla camera di fronte alla mia, avevo sentito della musica. Musica bassa, ma potente. Ascoltai parole tristi mormorate da parte del solista. Era bella, quella musica, e pensai che per una notte insonne come quella non avrei potuto chiedere di meglio. Quando mi svegliai e riuscii a mettere a fuoco il luogo in cui mi trovavo -pensando di essere ancora in orfanotrofio- vidi un vassoio sul comodino alla mia sinistra. Al suo interno c’erano una tazza di latte, una di cornflakes da aggiungere alla prima, e una pesca. Sollevando il vassoio vidi un bigliettino con una macchia di caffè a sporcare qualche lettera.
Buongiorno, tesoro. Dormito bene? Oggi saremo tutta la mattinata al mercato, Alice cucinerá le lasagne.. sono la sua specialità! Ci vediamo oggi pomeriggio. Un abbraccio, mamma e papà.Mamma e papà.
Passai due ore in camera. Mi vergognavo troppo per scendere in sala, dove sicuramente c’era Alice, ma avrei dovuto farlo. Insomma, era mia.. sorella. Pensai che non mi sarei mai abituata a tutto ciò. A un certo punto, qualcuno bussò alla mia porta. Trasalii.
<<Ehm.. avanti..>>
La porta si spalancò rivelando un Alice in pantaloncini e canottiera, con un’acconciatura simile alla mia in quel momento, ovvero una coda molto molto approssimativa. Era bellissima.Mi sorrise dandomi il buongiorno.
<<Ti va di scendere ad aiutarmi?>>, mi chiese.
<<Certo!>>, riuscii a rispondere. La seguii giù per le scale, fino alla cucina, pensando che mi aveva salvata dalla prigione creata da me stessa.
All’ora di pranzo, eravamo riuscite nella nostra incredibile impresa: una teglia di lasagne profumatissime troneggiava sul tavolo della cucina. Per pranzo ci saremmo state solo noi due in casa, così ci sedemmo e iniziammo a mangiare quella delizia. Dopo una decina di minuti, la porta sbatté di nuovo e, esattamente come la sera prima, dei passi stanchi si trascinarono verso le scale.
<<Ehi.. ehi, Brad, ti abbiamo lasciato delle lasagne, vieni a mangiare>>, gli disse Alice, e subito dopo quei passi si fermarono. Tornarono verso la cucina, e in quel frangente iniziai a pensare che stavo per conoscere mio fratello, l’ultimo dei tre, quello che si dimostrava più ostile nei miei confronti e non ne sapevo nemmeno il perché. Chissà com’era. Probabilmente era più grande di Alice e Tom perché di solito sono i più grandi ad avere questo genere di problemi nei confronti dei fratelli adottivi. Lo immaginai entrare in cucina, con una folta barba scura sul viso, segno di trascuratezza durante quei giorni, lo immaginai sorridermi, finalmente.
E poi entrò.
Un ragazzo poco più grande di me, con dei riccioli scuri tenuti fermi sul davanti da una bandana nera, degli enormi, brillanti occhi castani e delle labbra sottili e screpolate, quasi rosse, a contrasto con la pelle liscia e pallida. Brad. Quello era mio fratello. Brad.
Socchiuse gli occhi non appena mi vide e notai che la sua mascella si serrò all’istante. Fissò lo sguardo di me e io, imbarazzata e intimidita, lo distolsi. Si girò e uscì dalla cucina, diretto al piano di sopra. Era la prima volta che lo vedevo e, beh, ero certa che fosse anche la prima volta che riuscivo a farmi odiare così da una persona nel minor tempo possibile. Io ed Alice ci rinchiudemmo in un imbarazzato quanto triste silenzio, interrotto solamente da una sua frase mormorata.
<<Scarlett, lui.. lui è.. complicato>>.
E presto presi una decisione. Dopo dieci minuti ero davanti alla porta della sua camera, non del tutto convinta di ciò che stavo per fare.Presi qualche profondo respiro: non poteva essere così difficile.
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DANGEROUS ||Bradley Will Simpson||
Fanfiction《C'è una famiglia per te.》 La frase che aveva fatto battere forte il cuore di Scarlett, che le aveva fatto tremare le gambe, le aveva ingarbugliato lo stomaco. La frase che, per una volta in vita sua, l'aveva fatta sentire importante, desiderata. E...