~Capitolo 10

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Brad era seduto davanti a me, sul tappeto, tra noi acqua ossigenata, dell’ovatta e qualche cerotto.

<<Non devi dirlo a nessuno.. okay?>>, chiesi già sapendo che mi avrebbe risposto acidamente. Intinsi un candido batuffolo d’ovatta nel disinfettante e lo avvicinai lentamente alla sua tempia che avevo già ripulito del sangue incrostato. Lui, però, annuì senza aggiungere una parola. Non avevo la più pallida idea di come avrebbe reagito.

<<Se io ti dico cosa mi è successo, tu devi dirmi cosa è successo a te>>, dissi, ma poi capendo di pretendere troppo da parte sua mormorai un ‘ti prego’. Non disse nulla, così con un sospiro decisi di iniziare.

<<Ero sulla collina, e disegnavo, quando qualcuno mi ha gettato una coperta in testa e mi ha portata via>>, parlavo ma lui sembrava assente. Inzuppai un altro batuffolo d’ovatta nell’acqua ossigenata per poi passarglielo sulla ferita che andava da una narice alle labbra. Fece una smorfia di dolore, il naso leggermente arricciato, gli occhi e le labbra serrati. E fu allora che decisi di mentire anche a lui.

<<Poi sono stata sui sedili posteriori di una macchina, credo, per due, tre ore. E mi hanno riportato qui, senza dirmi nulla. Mi hanno lasciata davanti alla porta, con ancora la coperta in testa.>>

Lui mi guardò con aria preoccupata, la fronte aggrottata.

<<Non sai chi sia stato, quindi. Sicuro che è tutto qui?>>, mi chiese poi, e con un dolore al petto feci cenno di sì. Non gli dissi nulla, non lo guardai negli occhi, continuavo a pulirgli quelle ferite. E non l'avrebbe mai saputo che ero stata "scelta" da un combattente con un seguito di scagnozzi e strozzini, che avevo rischiato di brutto.

<<Cosa è successo a te?>>, gli chiesi per rompere quel silenzio che non faceva altro che farmi sentire più in colpa.

<<Oh, nulla. Ero sulla Rodeo Drive in skate per tornare a casa, e niente di che, sono caduto>>, rispose senza dare troppa importanza alle sue stesse parole. Una caduta dallo skate: avevo pensato a cose peggiori, a dire il vero. Annuii e mi vennero in mente i soliti “prestiti”, anche se lui non accennava minimamente a volermi ridare indietro i miei soldi. Stasera non era ancora arrivata l’ora, mi sembrava. Il silenzio tornò nella stanza, e iniziai a pentirmi con tutto il cuore di non aver detto la verità. Mentre ero ancora intenta a medicarlo, seppure avessi finito da un bel po', lui alzò la mano e la poggiò sulla mia. Poi sotto il mio sguardo stupito -non c'erano mai contatti fisici spontanei tra me e lui-, mi tolse l'ovatta dalle mani e si sporse verso di me. In meno di un mezzo secondo mi ritrovai catapultata in un abbraccio. Un bellissimo abbraccio. Un abbraccio di Brad.

Mi stringeva forte al suo petto largo, con il mento poggiato sulla mia testa. Lasciò un leggero bacio tra i miei capelli, nel silenzio, che a me silenzio non sembrava: dentro di me l'unico suono udibile era il fortissimo battito del mio cuore. Ricambiai quell'abbraccio, felice. Mentre Brad mi accarezzava lentamente i capelli, facendomi rilassare, poggiai la testa nell'incavo del suo collo, e con la mano poggiata sul suo petto potei chiaramente sentire il battito del suo cuore sotto le costole sporgenti. Il battito lento e ritmato del suo cuore, sepolto da qualche parte, lì dentro. E accompagnato a quel suono, sentivo montare  dentro di me una tristezza infinita.

<<Non succederà più>>, mi disse stringendomi forte.

<<Mai più>>, aggiunse con una carezza nei miei capelli.

E scoppiai in lacrime. Cercai di contenere i singhiozzi, ma via via che lui muoveva le mani su e giù sulle mie braccia, divennero più rumorosi. Gli stavo mentendo, gli mentivo spudoratamente. E lui continuava ad abbracciarmi, mi consolava.

<<È tutto apposto ora.. shh, sta' tranquilla.. ci sono io>>, mi sussurrò all'orecchio, e chiaramente il risultato fu quello di farmi piangere ancora di più. Rimanemmo fermi per parecchio tempo, credo, così, appoggiati al letto, lui le braccia attorno al mio corpo, io la guancia contro il suo petto. Ancora una volta, in silenzio. Silenzio assoluto, mentre il senso di colpa continuava a montare. Mi sentivo così orribile, ma quel calore sul fondo dello stomaco probabilmente alleviava di poco il senso di colpa.

O lo aumentava.

Il mattino dopo decisi di uscire con Hayley, magari visitando qualche negozio per svagarmi un po'. La chiamai verso le dieci e scesi a fare colazione. La notte prima Brad era rimasto con me fino a tardi -a un certo punto credo di essermi addormentata-,ad accarezzarmi i capelli e sussurrarmi che sarebbe andato tutto bene, d'ora in poi.

E mi aveva fatto credere che fosse vero. Era forse la cosa di cui gli ero più grata.

Quando scesi in cucina, lo trovai a fare colazione. Mi stupii: andava via presto al mattino, e vederlo mangiare fu un sollievo. Gli sorrisi, d'istinto, e il vedere i suoi occhi splendere fu ancora più bello.

Magiammo insieme, commentando qualche nuovo pezzo su MTV. Anche lui amava il rock, il grunge, il rap, e pensai che mi assomigliava parecchio. Poi mi accorsi che forse era passato un po' troppo tempo da quando avevamo finito i nostri cornflakes al cioccolato. Ma era così bello guardarlo ridere a qualche pezzo pop con testi un po' troppo osé.

<<Beh, io vado a prepararmi>>, esordii alzandomi di malavoglia.

<<Dove vai?>>, mi chiese distogliendo lo sguardo dallo schermo del televisore.

<<A fare un giro per negozi con Hayley>>, risposi pensando a quanto improvvisi fossero i suoi cambiamenti d'umore.

<<Esco anch'io fra poco, andiamo via insieme.. ti va?>> Era strano sentire la sua voce gentile nei miei confronti, il modo in cui fosse così protettivo. Era molto strano.

Uscimmo una decina di minuti dopo. Brad aveva indossato un paio di pantaloncini di jeans e una maglietta nera con delle croci bianche abbinata alle Vans rosso scuro. Stava benissimo, con la bandana tra i capelli, gli occhiali da sole e lo skate sotto i piedi. Sembrava molto meno sciupato della sera prima, ma alla luce potevo osservare la sua pelle quasi trasparente, piena di taglietti, graffi, lividi.

<<Ho dimenticato i soldi>>, disse battendosi un palmo sulla fronte, per poi rientrare in casa. Sorrisi tra me e me. Mi girai per guardare la strada quasi del tutto silenziosa: gli unici suoni che potevo sentire erano le urla divertite dei bambini qui accanto che giocavano in piscina. Inspirai a pieni polmoni, riempiendoli di quell'aria fresca e lasciai che il vento mi accarezzasse. La giornata si preannunciava tranquilla, e mi sentii felice.

Ma ecco un paio di braccia intorno al mio corpo, la mia schiena premuta contro un petto muscoloso. Mi voltai; degli occhi.

No.

Non di nuovo.

Ehiehiehi, gente! In ritardo, ma sono tornata.. con un nuovo capitolo *-*

Commentate e fatemi notare eventuali errori o datemi consigli o non soo, haha

Baci♡

-Alo

DANGEROUS ||Bradley Will Simpson||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora