~Capitolo 9

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Harry si fermò immediatamente, sorpreso da quel fastidioso cigolio. Trattenni il fiato, ancora terrorizzata da ciò che era appena successo.

<<Devo portarla a casa, i genitori hanno chiamato la polizia.>>

Una voce già conosciuta spezzò quel silenzio.

Zayn. 

Harry sbuffò e mi spintonò lasciandomi finalmente andare. Immediatamente Zayn mi spinse fuori dalla porta chiudendosela alle spalle. Il freddo mi colpì violentemente, ma lo ritenni una benedizione dopo la bollente tortura di qualche minuto prima.

<<Zayn.. cosa..?>>, balbettai. Senza rispondermi, lui si tolse la giacca passandomela e mi cinse le spalle con un braccio. Salimmo le rampe di scale di ferro nero, in alcuni punti arrugginito, in silenzio fino alla sua auto. Nell’oscurità riuscii a distinguere qualche bidone della spazzatura, di cui la gran parte del contenuto era sull’asfalto umido: sembrava un vicolo nella periferia della città. Questa volta Zayn lasciò che mi sedessi sul sedile anteriore. Di sfuggita vidi la lucina arancione dell’orologio del cruscotto lampeggiare: l’1.22.

Arrivati davanti a casa, Zayn mi indicò di scendere. Non aveva parlato durante il viaggio, non una sola parola.

<<Ringraziami, Young>>, disse fissandomi negli occhi. Abbassai lo sguardo e, a dire il vero, un po’ non capii.

<<Ti ha fatto male?>>, mi chiese ma a voce molto più bassa. Scossi lentamente la testa sentendo ancora i suoi occhi magnetici fissi su di me.

<<Va’ a dormire, okay? Cerca di riposarti>>, sembrò sollevato, ma la punta d’angoscia nella sua voce non prometteva nulla di buono. Portai la mano sullo sportello dopo aver mormorato un sì, ma lui mi fermò prendendomi per un polso e si sporse verso di me. Per qualche secondo i miei occhi si incatenarono ai suoi, una sensazione piacevole si diffuse nel mio stomaco, un sollievo dopo tutto il terrore di quella sera. Alzò una mano e mi spostò delicatamente i capelli dietro la spalla, sulla schiena, poi mi sfiorò il collo e mi sembrò che mille spilli si conficcassero contemporaneamente nella mia pelle. Mi ricordai dei marchi di Harry che avrei dovuto portare per un bel po’. Zayn guardò per un po’ quei segni violacei, soffiando aria fresca lungo il mio collo, a pochi centimetri da me. Lo sentivo incredibilmente vicino, ma mi sentivo al sicuro. Eppure era stato lui a prendermi, a portarmi via, a consegnarmi a lui. Ma ero al sicuro, protetta. Zayn abbassò lo sguardo sulle mie labbra per qualche istante. L’aria diventò immobile e la tensione si sostituì alla leggerezza dentro di me.

<<Per uscire mettiti una sciarpa. E i tuoi non hanno chiamato la polizia, lo sai>>, concluse, e finalmente ripresi a respirare. Poi si allungò in avanti e tirò fuori dei fogli, che realizzai fossero i miei disegni, quelli che avevo fatto sulla collina.

<<Tieni. Sono bellissimi>>, bisbigliò poi, passandomeli.

<<Oh.. io.. puoi tenerli se vuoi>>, gli dissi, e dovetti ripeterlo qualche volta per convincerlo a prenderne uno. Scelse il primo che avevo fatto, disse che era proprio bello.

<<Notte, Scarlett.>> Si allontanò per risistemarsi sul sedile. Continuai a guardarlo ancora scossa per qualche secondo, ma poi capii che dovevo uscire.

<<Zayn.. grazie>>, gli dissi prima di aprire lo sportello. Lo guardai per l’ultima volta e un accenno di sorriso modificò la sua espressione seria. Non riuscii a sorridere, ma sapevo che i miei occhi mostravano riconoscenza. Partì con la macchina sgommando, e io mi voltai diretta alla porta. La aprii piano, dopo aver estratto le chiavi dalla tasca. In salotto c’erano Mark e Violet: sembravano disperati, gli occhi rossi e i capelli scompigliati. Entrambi spalancarono gli occhi non appena mi videro e corsero verso di me, per poi abbracciarmi. Violet scoppiò in lacrime.

<<Oh, piccola mia, sei tornata! Finalmente, io.. noi.. pensavamo che.. pensavamo al peggio!>>, quasi urlò tra i singhiozzi senza staccarsi da me. Poi si allontanò di poco e mi prese il mento tra le labbra.

<<Cosa ti è successo, Scarlett? Sembri sconvolta>>, notò subito dopo e il mio cervello si mise velocemente in moto per trovare una scusa.

<<Mi sono addormentata sulla collina, a qualche isolato da qui.. e non mi sono accorta che fosse così tardi. Scusate, scusatemi davvero, non volevo farvi stare in pensiero.>> Che attrice. Ma pensare a ciò che era realmente successo mentre mentivo spudoratamente alla mia famiglia, mi procurò una fitta nel petto, sotto le costole. Loro parvero molto sollevati e dopo qualche altra domanda da interrogatorio, come quella sulla provenienza della felpa che indossavo, salii nella mia camera. Mi tolsi subito la giacca e mi chiesi quando avrei potuto restituirla a Zayn. La portai al viso per sentirne l’odore, lo stesso che avevo sentito in auto, così dolce. Ancora non ci credevo. Davvero era finito tutto? Così? Mi stavo spogliando di quei vestiti che ormai mi sembravano così sporchi, tristi, per indossare una maglietta e dei pantaloncini per la notte -o per quel che ne restava-, quando la porta si aprì, cigolando. Mi voltai.

E lui era lì.

Lo guardai con gli occhi spalancati: non sembrava nemmeno più lui. Era ancora più magro della sera in cui lo costrinsi a mangiare, i suoi bellissimi, enormi occhi erano incavati, e totalmente vuoti. Sembrava gli costasse un’immensa fatica tenerli aperti. I capelli sembravano spenti, i riccioli apparivano come corpi senza vita che gli ricadevano sulla fronte. Del sangue secco gli sporcava la tempia sinistra, facendo un incredibile contrasto con la pelle, assolutamente bianca. Anche dalle labbra, sempre screpolate, colava un piccolo rivolo di sangue.

Ero scioccata. Lui mi guardava, fisso negli occhi.

<<Brad..>>, sussurrai senza fiato. Per un attimo pensai che non avesse forza sufficiente per parlare.

<<Scar>>, bisbigliò dopo quelli che sembrarono minuti.

<<Cosa ti è successo?>>, fu ciò che riuscii a chiedergli. Scosse debolmente la testa. Era ancora in piedi, con la porta aperta alle sue spalle, e volevo che entrasse, si sedesse, mi parlasse.

<<Cosa è successo a te, piuttosto..>>, mormorò senza la minima emozione nella voce, svuotato di tutto. Avrei dovuto mentire anche a lui?

<<Mi sono addormentata su, alla collina..>>, iniziai ma mi interruppe subito.

<<Io non me la bevo, lo sai.>> Perfetto. Silenzio assoluto. Occhi negli occhi. La tensione fra noi due era palpabile, concreta. Volevo piangere, volevo raccontargli tutto, volevo che mi consolasse con un abbraccio, che mi dicesse che non sarebbe più successa una cosa del genere, che mi avrebbe aiutata, protetta. Chissà come sarebbe stato stare stretta tra le sue braccia, anche solo per un secondo..

<<Coraggio, entra>>, mi arresi alla fine.

Ciao a tutti! Bene, spero vi sia piaciuto questo capitolo in cui vediamo un Zayn-supereroe e un Brad- supersconvolto.

A prestoo, baci! ♡

-Alo

DANGEROUS ||Bradley Will Simpson||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora