Mi sporsi dall’angolo di quella silenziosa strada, nel bel mezzo della notte. Sferzata dal vento, riuscii a vedere confusamente la scena: un ragazzo con un cappuccio calato in testa, magrissimo, era di spalle e parlava con un bell’uomo in giacca e cravatta con i capelli tirati all’indietro, molto arrabbiato. Trattenni il fiato affannato, per cercare di ascoltare la conversazione, ma non riuscii ugualmente a capire nulla. L’uomo improvvisamente sparì e il ragazzo sembrò muoversi nella mia direzione. Spaventata pensai a una via di fuga, ma lui stava già per girare l’angolo. Mi vide. Alzò la testa.
Brad.
Di nuovo quell’espressione, gli occhi socchiusi, cattivi come non mai, la mascella serrata. Gli guardai le mani: un coltello. Un coltello sporco di sangue. Mi sporsi di nuovo oltre l’angolo da cui avevo osservato tutto pochi secondi prima: l’uomo era a terra, la camicia rossa.
Allora, scappai. Corsi, corsi a perdifiato per tutta la città. Lui mi inseguiva con quel coltello in mano, e iniziai a piangere. Imboccai una stradina buia con la speranza di seminarlo, ma ben presto mi accorsi che era un vicolo cieco. Mi afferrò per un polso, bloccandomi poi contro il suo petto, con l’arma posata contro mia gola.
<<Ciao, ciao, Scarlett!>>
Aprii di scatto gli occhi. Le 2.14. Il sudore mi imperlava il viso, misto alle lacrime, che tentai invano di fermare. ‘Ciao, ciao, Scarlett!’
Il giorno dopo, Violet e Mark decisero di portarmi a visitare Los Angeles insieme a degli amici di famiglia. Mi preparai velocemente, e ancora scossa dalla nottata insonne, mi rassegnai all’idea di dover passare un’intera giornata lontana dal riparo che per me era la mia stanza. Gli amici di cui mi avevano parlato erano un uomo e una donna sulla quarantina con una figlia un anno più grande di me. La ragazza mi fu subito presentata: Hayley, una bionda alta con un fisico da paura, che indossava una gonna forse un po’ troppo corta. Nella macchina a sette posti di casa Young rimasi intrappolata in fondo con lei. Iniziò a parlare parlare parlare, e già dopo qualche minuto non l’ascoltavo più. Non potevo smettere di pensare alla sera e alla notte prima, a Brad, ai suoi occhi prima terrorizzati, poi cattivi, alle sue braccia martoriate. Pensai a cosa stava facendo in quel momento, e ripercorsi il sogno vedendolo con in mano un coltello insanguinato. Quel sogno era stato assurdo, eppure mi aveva terrorizzata e continuava a farlo.
<<Scarlett, mi stai ascoltando?>>, mi chiese Hayley, o come si chiama lei, interrompendo il flusso dei miei pensieri all’improvviso. Misi su un’espressione parecchio interrogativa, credo, perché lei ripeté la domanda. <<Quindi tu non sei di qui.. da dove vieni?>> Le dissi frettolosamente dell’orfanotrofio a Chandler e continuò a parlare, questa volta coinvolgendomi. Parlava troppo spesso di lei, ma, piano piano, durante il resto della giornata, iniziai a vederla come una potenziale amica. Sarebbe stata la prima dopo Luz e questo mi intristì. Hayley era completamente diversa da lei e io avevo giurato che lei era l’unica persona con la quale sarei mai andata d’accordo, eppure iniziava a essermi simpatica. Non che mi sentissi in colpa, ma iniziai a sentire incredibilmente bisogno di un calore umano che solo la mia amica dalla chioma rossa sapeva darmi.
Iniziai a vedere molto più spesso Hayley, e molto più raramente Brad. In quell’intera settimana ero stata ogni giorno con lei, a volte anche a casa sua. Era così strano avere un’amica, andare da lei, fare queste cose così normali per chiunque altro. Passavo molto meno tempo a casa, ma quando ci tornavo mi sentivo sola. Violet mi riempiva di attenzioni, così come il resto della famiglia, ma ero preoccupata. Brad non tornava mai a casa prima delle 11 di sera, e andava via alle 6 del mattino. L’unico momento in cui potevo vederlo -non ogni giorno- era la notte. Ogni tanto, verso le 2, entrava di soppiatto nella mia camera e mi svegliava piano.
<<Scarlett.. Scar..>>, sussurrava, e io pensavo che volesse parlare, confidarsi o non so. Ma poi arrivava la domanda.
<<Mi servono altri soldi.. ti prego>>, e io glieli davo. Poi si sedeva sul letto e potevo guardarlo: le guance sembravano vuote, risucchiate verso l’interno, le labbra erano completamente screpolate e spesso sanguinavano, ogni tanto aveva qualche livido sull’occhio, o sullo zigomo. Era magro, ogni giorno di più. E pallido.
<<Brad, da quanto non mangi?>>, gli chiesi una notte, quando era rimasto per più tempo lì con me. Silenzio.
<<Non lo so.. non importa, non.. non è necessario>>, mormorò confuso, sbattendo più volte gli occhi. E gli dissi di aspettare lì, fermo. Scesi le scale in punte di piedi e raggiunsi il frigorifero, dal quale presi del prosciutto e del formaggio insieme a un po’ di pane e dell’acqua. Una volta davanti a lui, lo costrinsi a mangiare, e dopo qualche ‘cazzo, è la mia vita!’, riuscii nel mio intento. Non provò nemmeno ad alzarsi e uscire, non aveva energie sufficienti. Lo osservai mangiare lentamente, senza appetito, e mandare giù il tutto con una lunga sorsata d’acqua.
<<Sei contenta adesso?>>, sbottò dopo, con gli occhi più vivi.
<<Non hai finito>>, osservai tentando di ignorare la rabbia nella sua voce.
<<Non me ne fotte niente di finire. Non me ne fotte niente di questo stupido cibo, delle tue convinzioni, di te! Faccio quello che voglio, capito? Non sei nessuno per comandarmi.>>, e se ne andò.
Si vede che oggi non ho nulla da fare? HAHAHA, comunque Brad si sta chiudendo in sè stesso e Scarlett cerca disperatamente di farlo aprire almeno un po'.. e ora entra in gioco anche Hayley! Cosa ne pensateee?
Baci!♡
Alo -ieri era il mio compleannoo-
STAI LEGGENDO
DANGEROUS ||Bradley Will Simpson||
Fanfiction《C'è una famiglia per te.》 La frase che aveva fatto battere forte il cuore di Scarlett, che le aveva fatto tremare le gambe, le aveva ingarbugliato lo stomaco. La frase che, per una volta in vita sua, l'aveva fatta sentire importante, desiderata. E...