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°*•○Oxalis Tetrafoliata○•*°
|HS|

Riso, riso e ancora riso, questo è quello che ogni mattina mi spetta per colazione.

Col cucchiaio sposto leggermente quel composto bianco verso i lati della ciotolina che lo contiene. Non ne posso più, sempre la stessa cosa insapore e poco colorata.

Mi mancano i piatti di mia madre.

Lascio il vassoio, quasi interamente pieno, sopra il comodino e mi incammino verso il mio rifugio segreto. In questi giorni ci sto andando molto più spesso, di solito resto in camera a leggere qualcosa, ma stare all'aria aperta ed osservare il cielo non ha paragoni.

Esco dalla stanza e lo scenario è sempre lo stesso. Le mura bianche dei corridoi che mi circondano e tanti occhi che mi osservano.

Uno sguardo in particolare mi incuriosisce, è lo stesso ragazzo che mi continua a fissare dal primo giorno. Ogni qualvolta che mi giro me lo trovo sempre intorno; ieri mi è anche venuto addosso correndo, facendoci cadere.

I suoi occhi incollati sui miei mi osservano attentamente, come se volesse leggere i miei pensieri; può sembrare strano, ma non è inquietante, sembra solo un bambino curioso che vorrebbe giocare con te a palla, ma ancora troppo timido per chiedertelo.

Anche il suo aspetto ricorda quello di un bambino. Il suo viso paffuto, le sue guanciotte rosee e i suoi occhi sottili. I capelli nero pece e leggermente ondulati ricadono ai lati della sua fronte. La sua corporatura è minuta, fragile.

Tutto di lui mi fa pensare alla parola "gentilezza".

Chissà perché è qui dentro.

Senza dire nemmeno una parola gira su sé stesso e scappa via per il corridoio.

Ora che me ne rendo conto era appoggiato al muro davanti alla porta della mia camera. Sembrava sapesse che sarei uscito in quel momento e mi stesse aspettando.

Tenendo la testa bassa finalmente arrivo in terrazza e l'aria fresca che mi sfiora la pelle mi fa venire la pelle d'oca.

-"Non ho portato nemmeno una vestaglia, mannaggia a me" sussurro a denti stretti.

Quando volto il capo verso la panchina dove di solito siedo, la vedo già occupata.

Ancora la stessa figura minuta.

Con le mani dentro le tasche, cammino verso il misterioso ragazzo che sembra star fissando il vuoto davanti a sè e mi accomodo proprio accanto a lui.

Le nostre folte chiome svolazzano guidate dal vento, che per ora è l'unico a risuonare.

-"Ce ne hai impiegato di tempo eh" la sua voce rompe il silenzio d'un tratto.

Io mi giro a guardarlo stranito, non capendo cosa stesse intendendo, mentre i suoi occhi, che fino ad ora erano sempre puntati su di me, non mi degnano di uno sguardo.

-"Ti stavo aspettando" continua.

-"Come scusa?" non riesco a capire.

-"Proprio come mi aspettavo, il mio istinto non sbaglia mai. Sei diverso." dice abbassando il capo ed emettendo una lieve risatina, poi si gira a me,

-"Ciao HoSeok, io sono Jimin, vogliamo diventare amici?" mi chiede con un sorriso che riempie tutta la sua faccia. I suoi occhi scompaiono, dando posto a due lineette; i suoi zigomi arrossiscono.

Quella vista è stata un colpo d'aria fresca che mi ha dato un brivido per tutta la schiena.

-"Io... io non..." rimango bloccato senza parole, tra l'essere shockato e estasiato.

°The flowering of a dream°Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora