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                                                             °*•○Dianthus Caryophyllus○•*°
                                                                                       |JM|

Ogni giorno la stessa storia, i miei occhi si aprono grazie alla luce del sole che trapassa le tapparelle della finestra.

 La visuale è la medesima, pareti bianco latte e vuote, senza personalità senza sentimenti. Il mal di schiena abituale che mi fa contorcere ogni giorno in questo scomodo letto rialzato. 

Ancora una volta mi ritrovo solo in una stanza pressoché vuota e cupa.

L'odore tipico mi riempie le narici, ormai ne sono disgustato; un cattivo miscuglio di sapori aspri e amari, insopportabili.

Suoni di passi continui che riecheggiano nei corridoi, senza direzioni precise e dalle mete vaghe; suoni robotici, alcuni lamenti; ma tutto al di fuori della mia stanza.

 Qui dentro si sente solo il rimbombare dei miei pensieri e il ticchettio continuo dell'orologio da parete, che ormai segna le 8.30 ; proprio l'ora esatta in cui dovrebbe arrivare la mia colazione.

Eccola che entra dalla porta che scricchiola, piccoli e lenti passi annunciano la presenza che ormai mi ritrovo davanti, l'infermiera di turno con il vassoio in mano ha il solito brutto aspetto che mai mi abituerò a vedere. 

Una figura alta e abbastanza snella, una donna dall'età avanzata con capelli grigi, le rughe in viso e degli occhiali tondi poggiati sulla parte bassa del naso.

 Mi offre il vassoio giornaliero con la colazione che non cambia mai: del tè verde, del riso in bianco scotto e una zuppa dagli ingredienti indefiniti che ogni giorno ho paura ad assaggiare.

Con la testa bassa e senza incrociare i suoi occhi accetto il cibo da lei a me porto e, alzato il capo la vedo rigirarsi e uscire fuori dalla stanza. 

L'incontro è stato come sempre silenzioso, nessun saluto, nessun ringraziamento, nessun "come stai?", nulla di nulla ed anzi ringrazio il cielo che sia così, non ho nessuna voglia di iniziare una conversazione.

Il mio punto massimo di espressione vocale sono monosillabi o brevi frasi, che devo pronunciare solo perché sono costretto a rispondere alle domande del dottore, che quando si ricorda di me finge di essere interessato alla mia attuale salute. 

E' da 3 mesi che non intavolo una discussione decente o anche semplicemente un breve scambio di parole vere, esattamente lo stesso tempo da quando sono rinchiuso in questa clinica.

Questa cupa, fredda clinica. 

Anche se tutto questo l'ho voluto io, come sempre la colpa è solo mia, mia e del mio cattivo comportamento, delle mie cattive abitudini. 

Perché sono una persona cattiva, che non merita di vivere una vita tranquilla, non merita attenzioni né amore.

-"E' colpa tua. E' inutile che ti lamenti."

-"Lo sai benissimo cosa hai fatto. Te lo meriti." continuo a ripetermi sotto voce.

Di recente la mia bocca continua a sputare fuori tutte le frasi che le voci nella mia testa mormorano solitamente, credo sia un riflesso automatico per sfogarmi, ma evidentemente non funziona.

Scrollo la testa e mi decido a mangiare quella minuscola porzione di riso bianco e a bere un piccolo sorso di tè, tralasciando la disgustosa brodaglia grigiastra.

 Posiziono il vassoio sul comodino e finalmente riesco a scendere da quel piatto e duro materasso. Le mie gambe scricchiolano, come la mia colonna vertebrale e le mie spalle. Mi stiro allungando le braccia verso l'alto. 

Guardo l'orologio e sono le 9 in punto, ho il mio tempo libero della mattinata.

Come al solito mi dirigo verso l'esterno, verso il parco, ben attento a non urtare qualcuno o creare del contatto visivo .

Giro l'angolo della struttura e vado alle scale di metallo esteriori per salire sopra il tetto. Certo, avrei potuto prendere l'ascensore o le scale interiori senza avere il bisogno di uscire dall'ospedale, ma non ci riesco. 

L'idea di stare in uno spazio piccolo e chiuso come un ascensore mi fa sentire estremamente male, ancor di più se accompagnato da altre persone.

Salito fin su continuo il mio percorso già segnato. Il mio posto, dove ogni giorno trascorro le mattinate, è libero pronto ad ospitarmi.

 E' un piccolo angolino tra i cespugli e i fiori, dove si può scrutare l'entrata dell'ospedale e il cortile. 

Osservo ogni singola persona che passa, ogni singolo movimento. 

Così ho imparato a riconoscere le differenze tra gli esseri umani e a leggere i segreti sotto ogni singolo gesto, ho imparato che l'andatura di un ragazzo può rivelarne le emozioni e che nessun anziano ha la schiena perfettamente eretta.

Finisco a guardare il cielo, che oggi in confronto agli altri giorni è più limpido ed illuminato. 

Quanta calma.

 Trascorro lì tutta la mattinata e l'intero pomeriggio, rientro solo per i pasti.

Appoggiato alla panchina scorgo una chioma arancione che attraversa il cancello ed in seguito il cortile, una chioma che si distingue dalle solite teste marroni o nere. 

Il suo sorriso è raggiante, posso vederlo da qui, ma il suo corpo dice altro. Attira la mia attenzione, ma non più di tanto.

-"Nulla potrà mai cambiare la solita monotonia."

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Salve a tutte losche figure dell'internetto!

Finalmente io e la mia egregia collega @ilbiscottokookie_ abbiamo deciso di pubblicare il primo capitolo di questa lunga (si spera) storia che porteremo avanti.

Actually! Teniamo questa ff nelle bozze da un anno intero (ho notato che i capitoli stavano gridando dalla cantina infondo aiuto e di essere salvati) , ma finalmente vede la luce.

Speriamo che la nostra storia vi piaccia ^^

love love <3 @ImForsaken & @ilbiscottokookie_

°The flowering of a dream°Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora