Capitolo 4 • Jun

164 14 4
                                    



«Facciamo schifo!»

Il grido di Jiro, il batterista, risuonò tra le pareti del garage e a Takano parve che facesse quasi tremare le porte contro cui aveva appena scagliato le bacchette. Rika saltò giù dal tavolo su cui stava seduta e lo raggiunse sul piccolo palco improvvisato, porgendogli una bottiglietta d'acqua.

Minoru, il bassista lo indicò col dito da lontano.

«DISTRATTO!»

Suo fratello Satoshi, dalla tastiera, come al solito si affrettò a spiegare quello che intendeva.

«Sei distratto, Taka. Stai stonando, hai fatto sbagliare anche Jiro alla terza strofa.»

«Scusate.» rispose senza guardare nessuno. Rika, sorridendo, gli poggiò una mano sulla spalla.

«C'è qualcosa che non va?»

Takano sorridendole di rimando, scosse la testa. Sperò che non si accorgesse dalla rigidità della sua schiena che era teso e per sua fortuna si era appena girata per dire qualcosa a Romu, quando il trillo di un sms in entrata lo fece rabbrividire.

Guidato da un senso d'inevitabilità, lo prese in mano.

Ho fame. Portami del sushi al comitato organizzativo del festival. Hai venti minuti

Leggendo, gli tremava la mano. Aveva rifiutato di piegarsi alla minaccia di Nishino e non dubitava delle conseguenze. Aspettava con apprensione il lunedì, quando sarebbe tornato in classe e il suo segreto sarebbe stato svelato. Che Nishino avesse frainteso il suo rifiuto? Impossibile, eppure...

Rika gli si avvicinò di nuovo e cercò di sbirciare oltre la sua spalla, ma lui si affrettò a infilarsi il cellulare in tasca.

«Mia madre mi chiede di tornare a casa prima. Scusate, ragazzi, dobbiamo rimandare le prove a domani.»

Sistemò la chitarra nel fodero, che si caricò in spalla e, inchinandosi mormorò parole di scuse, senza guardare nessuno in particolare, prima di correre fuori.

***

Aprì di scatto la porta dell'aula adibita temporaneamente a sede del comitato organizzativo per il festival annuale della scuola. Nishino era solo. Stava inginocchiato sul pavimento e dipingeva con la pittura nera uno striscione su cui erano stati tracciati ideogrammi di benvenuto in bella calligrafia. Alzò lo sguardo su di lui e vide che non aveva con sé altre borse, a parte la custodia della chitarra a tracolla.

«Dov'è il mio sushi?»

Si alzò in piedi e si pulì le mani dai residui di pittura nera su uno straccio, che aveva a portata di mano. Takano si riempì i polmoni d'aria e fece un passo avanti.

«Ti ho già detto come la penso.»

Si guardarono per un istante, in piedi l'uno davanti all'altro, poi vide gli occhi di Nishino socchiudersi e le sue labbra aprirsi per dire qualcosa, ma qualunque cosa stesse per dire venne interrotta dall'ingresso di un ragazzo e una ragazza del primo anno, che Takano conosceva solo di vista. Evidentemente erano membri del comitato organizzativo, perché portavano in mano pennelli e barattoli di pittura colorata. Sempre che Nishino non stesse ricattando anche loro, per farsi aiutare. Sarebbe stato capace di tutto.

«Nishino-san,» fece il ragazzo «dove li mettiamo questi?»

Takano vide la sua espressione minacciosa mutare e farsi gioviale nel giro di un nanosecondo.

«Vi ringrazio, ragazzi. Mi siete di grande aiuto. Potete lasciarli nel magazzino, per oggi abbiamo finito.»

Mentre il ragazzo raccoglieva la roba e usciva dall'aula, la ragazza salutò educatamente Takano, poi andò a sedersi alla scrivania e si mise a passare in rassegna una pila di fogli. Nishino le si avvicinò e si chinò su di lei.

«Allora, per lo stand dei takoyaki siamo d'accordo. Lascia che dica una cosa a Takano e torno subito da te.»

Lo tirò verso un angolo della stanza dove, se parlavano a bassa voce, la ragazza non sarebbe riuscita a sentirli.

«Forse non hai capito bene. Adesso ci frequentiamo, quindi devi comportarti di conseguenza. Se ho fame, devi portarmi qualcosa da mangiare, è così che funziona.»

«Te l'ho detto e te lo ripeto. Non mi faccio ricattare. Se vuoi mostrare quelle foto a tutti, fallo pure.»

«Ne sei sicuro? Secondo me ti conviene accettare l'accordo.»

«Farmi espellere dalla scuola perché suono in una band punk? Secondo me stai esagerando. Al massimo, gli insegnanti possono riprendermi per condotta inadeguata. In quanto ai compagni, non importerà a nessuno.»

Uscendo in corridoio veloce come un lampo, salutò la ragazza seduta alla scrivania, che ora stava discutendo di qualcosa con il ragazzo, che nel frattempo era tornato dal magazzino. Maledetto Nishino. Non si arrendeva. E lui aveva subito le vessazioni dei suoi amici per anni, non si sarebbe certo fatto intimidire dall'ennesima umiliazione che intendeva infliggergli. Ne aveva abbastanza, era stanco di lottare e, tutto considerato, quella di Nishino non era poi una gran minaccia.

Sentì il trillo di un messaggio. Forse era Rika. Di solito dopo le prove la accompagnava fino alla stazione e quella sera era corso da Nishino senza mostrarle alcuna considerazione. Se fosse stata arrabbiata, l'avrebbe capita. Sospirando pensò alle parole che le avrebbe detto per scusarsi ancora. Prese il cellulare dalla tasca dei jeans e vide che il messaggio non era di Rika.

Erano delle foto. Stavolta lo vedevano ritratto mentre usciva dal love hotel di Shinjuku insieme a quell'uomo di cui non ricordava il nome. Nishino doveva averlo seguito dopo il concerto. Girò la testa, incredulo e pieno di rabbia, per guardare attraverso il vetro che separava la classe dal corridoio. Il demone travestito da angelo chiacchierava seraficamente con i suoi compagni di scuola più giovani, appoggiato alla scrivania, come nulla fosse. Gli arrivò un altro sms.

Ne sei proprio sicuro?

Pezzi di RicambioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora