Capitolo 23 • Kenji

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Ormai da qualche secondo stava trattenendo il respiro. Lo faceva apposta perché Takano si era addormentato poggiandogli la testa sulla spalla e non voleva disturbarlo. Non osava neanche più accarezzargli i capelli per timore di svegliarlo. Era così perfetto che avrebbe voluto fermarsi a guardarlo dormire tutta la notte. La pelle liscia della sua guancia gli ricordava le bambole di porcellana; così belle e fragili. Takano non gli faceva domande, non ancora. Forse non si sentiva pronto a conoscerlo, come Kenji voleva farsi conoscere. Voleva diventare la persona più importante per lui ma pensò che forse era presto; forzarlo a comunicare poteva rivelarsi controproducente, con uno dal carattere ombroso come Takano. In ogni caso, pochi minuti prima pensava di alzarsi e andare a spegnere la luce ma ora era impossibile. Battere le mani per azionare il meccanismo a distanza era fuori questione. Poi però considerò che fosse meglio se restava sveglio. Per quanto forte lo desiderasse, non poteva dormire con lui. Doveva tornare a casa per prendere le medicine, altrimenti Rosa si sarebbe preoccupata. E Takano era sfuggito al controllo di sua madre. Probabilmente avrebbe passato dei guai, se non fosse tornato. Solamente questo ultimo pensiero lo convinse a scuoterlo lievemente per la spalla. Takano sbatté le ciglia e incontrando i suoi occhi da vicino arrossì.

«Devi andare a casa.» gli sorrise «I tuoi saranno in pensiero.»

«Te l'ho detto, non gli importa di me.» rispose, nascondendogli la faccia nell'incavo del braccio.

«Ma non eri in punizione?»

«Ah... sì.» sembrò ricordarsene in quel momento, perché alla fine si riscosse sospirando e si tirò a sedere.

Voleva accompagnarlo ma l'altro non glielo permise. Disse che era meglio se non si facevano vedere insieme a quell'ora nella strada davanti casa. E aveva ragione. Un po' dispiaciuto, accettò di restare sul letto, seduto a guardarlo a gambe incrociate, mentre si rivestiva. Era un bello spettacolo, Takano. Sebbene non molto alto, aveva un fisico asciutto e la pelle chiara. Vederlo aggiustarsi la chioma scarmigliata davanti allo specchio gli ricordò un pappagallo che si lisciava le piume. Poi pensò che quello specifico pappagallino era il suo ragazzo e il pensiero lo spinse ad alzarsi. Nudo com'era si avvicinò a lui e lo abbracciò da dietro.

«Non sei stanco?»

Di certo sentiva la sua erezione premergli contro il sedere, anche se adesso era coperto dai pantaloni. Sorrise al ghigno beffardo nello specchio e gli baciò la spalla.

«Buonanotte, Pezzi di Ricambio. Ci vediamo domani a scuola, se riuscirai a reggerti in piedi.»

***

Era stato perfetto. Avrebbe avuto voglia di aprire la finestra e gridarlo a tutto il quartiere. Non ricordava di essersi mai sentito tanto felice. Il pensiero dell'erotismo che prima lo lasciava indifferente, era stato catturato da Takano e manipolato fino a farlo diventare altro dal disgusto. Tutt'altro. Era stato un po' spaventoso all'inizio, ma poi aveva capito che il sesso era una cosa straordinaria e non tanto per le sensazioni estremamente piacevoli che gli aveva fatto provare Takano, quanto per l'incredibile, prorompente emozione che aveva sentito nel rendersi conto, mentre gli stava sopra nudo e vulnerabile, di potersi unire in modo così profondo a lui. Per la prima volta non aveva avvertito disgusto a essere toccato da un'altra persona. Tutto quello che gli aveva fatto Takano, dal primo bacio all'ultimo sfioramento, era giusto e bello e non vedeva l'ora di rifarlo. Rotolandosi sul letto che lui aveva lasciato solo da mezz'ora e sorridendo inebetito, si chiese quanto tempo avrebbe dovuto aspettare prima di scrivergli, per non sembrare un maniaco e all'improvviso lo assalì un senso di ansia, che non si sarebbe placato se non sentiva la sua voce. Doveva chiedergli una conferma, per quanto idiota suonasse, che fosse stato reale. Non se l'era immaginato. L'avevano fatto. Si ritrovava solo, senza il suo amato e ora non era più così sicuro di non esserselo sognato. Mandando al diavolo le remore si convinse a chiamarlo e Takano rispose al primo squillo.

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