Capitolo 26 • Jun

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La piazza davanti al centro commerciale 109 era gremita di gente. Alcune persone si erano fermate intorno alla band a guardare il concerto improvvisato ma quando Takano intonò la nota finale, solo alcuni applaudirono e con poco entusiasmo. Gli altri cominciarono a disperdersi per tornare ai propri affari. Minoru sosteneva che fossero migliorati molto dall'ultima volta che si erano esibiti in pubblico. Era carico come una molla, tanto che aveva poggiato il basso contro l'amplificatore e si era messo a saltellare sul posto, sfarfallando con le mani per esprimere la sua gioia.

Dapprima la folla credette che fosse un modo per incitare il pubblico ma dopo i primi istanti apparve chiaro che quel saltellare eccitato era un comportamento bizzarro per un ragazzo della sua età. Alcuni scoppiarono a ridere, altri lo additavano da lontano confabulando in gruppo. Mentre Satoshi era già corso da lui e cercava di calmarlo, Jiro si avvicinò a Takano e Rika mentre la ragazza lo stava aiutando a sfilarsi la tracolla della chitarra. Sputò a terra.

«Stupidi idioti. Non sanno fare altro che prenderlo in giro.»

Rika lanciò un'occhiata a Minoru che continuava ad agitarsi nonostante il fratello stesse tentando in tutti i modi di farlo ragionare e sospirò.

«Chi se ne frega. Cioè, a lui non sembra importare.»

«Perché tu sei un'esperta di autismo? Chi ti dice che non gli interessi?»

Jiro si voltò verso i fratelli e apprestandosi a raggiungerli gridò: «Minoru! Adesso calmati, basta!»

Rimasta momentaneamente sola con lui, pur nella confusione della piazza affollata, Rika diede di gomito a Takano.

«Ha ragione Minoru. È vero che sei migliorato. È merito di chi so io?»

«No, per niente. Tra noi è finita. Mi ha lasciato.»

Deglutì, perché l'espressione di Rika era seria e dispiaciuta.

«È stato per un maledetto incidente, un malinteso», aggiunse prima che l'amica potesse domandargliene il motivo. Rika fece una smorfia, che si inasprì quando il suo sguardo si fissò in un punto dietro di lui. Sul marciapiede dal lato opposto della strada c'era Sora, che li osservava da lontano e appena notò che Takano si era accorto di lui gli andò incontro.

Rika sbuffò. «Un incidente, dici? Quel tizio chiama guai.» ebbe il tempo di sbottare prima che Sora fosse a portata d'orecchi e Takano non riuscì a ribattere.

«Yo! Hai fatto un bel concertino, piccolo punk.»

«Che cosa vuoi, senpai

«Devo parlarti. In privato, se non ti dispiace.»

Gli dispiaceva eccome. Sapeva che il ragazzo non lo sopportava. Si divertiva a prenderlo in giro ogni volta che gli si presentava l'occasione. L'antipatia era reciproca. Che Takano non potesse vedere Sora non era un mistero per Rika, che invece non lo conosceva di persona e tutto ciò che sapeva di lui era quello che le raccontava Takano.

«Non fare quella faccia, tu.» ridacchiò rivolgendosi a lei. «Voglio solo discutere di una cosa. Qui hai finito, no?» assunse un tono pratico parlando a Takano, che a malincuore non riuscì ad avanzare obiezioni. Minoru si era calmato e il gruppo di ragazzi che ridevano si era dileguato. Jiro e Satoshi avevano smontato gli strumenti e chiamarono Rika per farsi aiutare a trasportare il cavalletto della pianola fino al furgone di Jiro, che era parcheggiato in una stradina laterale.

Dopo averla salutata, Takano si convinse a seguire Sora, che camminando a passo veloce aveva imboccato la via per la stazione.

«Sai, non avrei mai creduto che uno come te potesse riuscire nell'impresa di fare cambiare idea a Kenji.»

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