Capitolo 25 • Kenji

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Se faceva male sentirsi tradito da Takano in quel modo? Sì, faceva un male boia. Stava camminando verso casa con Sora e non riusciva a prestargli nemmeno mezzo orecchio. Continuava a pensare alla foto di Takano con quel vecchio; gli si era tatuata a fuoco nel cervello, forse proprio accanto all'aneurisma. Era un tarlo che non smetteva di stuzzicarlo neanche per un minuto. Si riscosse solo sentendo il nome di Takano uscire dalla bocca di Sora e finalmente riuscì a capire quello che diceva.

«Mi aspettavo che avresti fatto pubblicare quella foto. Il Kenji che conosco lo avrebbe fatto.»

Ci aveva pensato, a essere sincero, ma poi aveva scartato subito quell'ipotesi. Se l'avesse fatto, sarebbe stata la fine con Takano. Non lo avrebbe mai perdonato e per quanto desiderasse fargliela pagare, per qualche oscura ragione in quel momento credeva di non riuscire a sopportare una cosa del genere.

«Le persone cambiano, Sora. Maturano.» si limitò a osservare. Non voleva sentire parlare del suo ragazzo, che lo aveva tradito con un vecchio. Quanti cazzo di anni avrà avuto? Dalla foto non si capiva bene ma dovevano essere almeno quaranta, quarantacinque. Che schifo. Non voleva pensarci, ma il suo migliore amico non intendeva lasciare cadere l'argomento.

«Mi spiace dirtelo, avresti dovuto aspettartelo prima o poi. Gli piace il cazzo. Io l'avevo previsto. Ti sei illuso se credevi che si sarebbe accontentato di una relazione senza sesso.»

«E chi ti dice che lo abbia fatto?» sputò fuori con rabbia. Era stanco delle insinuazioni. Sora lo guardò inarcando un sopracciglio.

«Che significa?»

«Gli ho dato quello che voleva e lui, pensava ancora a qualcun altro. Mi ha tradito nel peggiore dei modi.»

«Gli hai dato... ma che avete fatto?»

«Tutto, Sora.» sospirò davanti alla sua espressione incredula. «Abbiamo fatto tutto ed è stato fantastico, sul momento. Credevo che lo fosse stato. Evidentemente, per lui non era ancora abbastanza.»

«Non è vero.»

Nishino abbassò lo sguardo e Sora, voltando la testa dall'altra parte, riprese a camminare. «Buon per te.» disse in tono piatto. «Sono contento che finalmente tu abbia assaporato le gioie del sesso.»

Non era la reazione che si aspettava.

«Era ora!» aggiunse Sora in tono più brioso e quando si girò dalla sua parte sorrideva. «Cominciavo a credere che ti saresti fatto monaco.»

«Scusami.» disse roteando gli occhi. Era difficile far capire ai suoi coetanei con gli ormoni in subbuglio che non era interessato al sesso e basta; non significava che aspirasse a una carriera nel clero.

Dalla sua posizione in un mezzo inchino percepì più che vedere Sora che scuoteva la testa con decisione.

«E di cosa? Almeno l'hai mandato al diavolo, dopo di quello che ha fatto?»

«Beh, non proprio.»

La verità era che si era rifiutato di ascoltarlo e Takano gli aveva scritto due messaggi dove lo pregava di stare a sentire la sua versione dei fatti, dato che non gli rispondeva al telefono. Ma che importava ormai? Gli aveva scritto che si scusava per il disturbo arrecatogli e lo ringraziava di tutto. Non poteva crederci. Quel piccolo punk aveva la faccia tosta di dirgli addio con uno stupido messaggio e da domani come lo avrebbe guardato? Sarebbero tornati a ignorarsi come estranei. Era questo che facevano le persone, dopo essersi lasciate? No, era inaccettabile.

Sora allungò il passo. Continuava a snocciolare aneddoti sugli allenamenti del giorno prima ma Nishino non lo stava ascoltando da un pezzo.

***

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