Capitolo 10

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Nei giorni seguenti i genitori di Luca mi tennero informata riguardo il suo stato, evidentemente lui gli aveva parlato di me. Dovette subire un paio di operazioni, così per una settimana non potei andarlo a trovare. Di suo fratello seppi solo che era in coma.

Io speravo tutti i giorni che tutto andasse per il meglio e che si riprendesse. Ormai sua mamma, Camilla, mi chiamava o scriveva tutti i giorni.
<<Pronto?>>
<<Ciao cara, volevo farti sapere che anche la seconda operazione è andata per il meglio, tra un paio di giorni potrai venire a trovarlo.>>
<<Ma è fantastico! La ringrazio per tenermi informata.>>
<<Oh Alexandra, dammi del tu, ti prego. Comunque per quanto riguarda la felpa che hai dato a Luca dopo l'incidente è abbastanza mal ridotta, ma posso acquistartene una nuova...>>
<<Non si preoccupi. Cioè volevo dire, non preoccuparti. Davvero non è importante e anzi mi fa piacere se è stata utile almeno un pochino.>>
<<È stata molto utile. I medici dicono che senza le possibilità sarebbero state scarse.>>
Non so se lo dice solo per cortesia, o per diminuire la mia preoccupazione, o magari per il fatto che non avrò più la felpa, ma mi fa molto piacere ugualmente. <<Allora non è stata persa in vano. Ne sono contenta.>>
Mi disse che mi avrebbe fatto sapere gli orari di visita appena possibile, mi salutò e poi terminò la chiamata.

Mi sentii sollevata a quella notizia, ma comunque la mia agitazione non si sarebbe placata fino a quando non l'avessi visto.

Isabella continuava a tentare di distrarmi, specialmente nei momenti in cui sapevo che Luca era in sala operatoria, mi è stata vicina, anche se questo l'ha sempre fatto, e mi faceva compagnia dopo scuola anche se avevamo tanto da studiare. Dopo aver superato l'ansia per Luca, ho pensato a quanto io sia fortunata ad avere un'amica come lei, e come siamo state fortunate ad esserci trovate, ci completiamo.

                             ***

Dopo un paio di giorni finalmente Camilla mi chiamò e mi disse che potevo andare a trovare Luca in ospedale, mi disse l'orario e il numero della stanza. Così saltai il pranzo e ci andai dopo scuola.

Quando arrivai trovai la madre di Luca in corridoio che mi salutò calorosamente, mi abbracciò e mi fece addirittura dei complimenti riguardo a com'ero carina e a quanto fosse felice che suo figlio avesse un'amica come me, era un po' imbarazzante, ma apprezzai. Poi mi lasciò entrare nella stanza da Luca.

Era una stanza abbastanza grande, con pareti totalmente bianche e il pavimento lucidato, semplice e pulita ma dava una sensazione di vuoto e malinconia. Apparte il bagno, c'erano due letti, però il primo era vuoto mentre nell'altro c'era lui. Lo vidi e il mio cuore fece un balzo. Era ancora mezzo addormentato, anche se dai piccoli gemiti capii che stava per svegliarsi, ancora con gli occhi chiusi sorrideva.

Mi avvicinai e mentre mi sedevo sulla poltrona vicina al letto, lui aprí gli occhi ed allargò ancora di più il suo sorriso, così ricambiai e gli feci anch'io un timido sorriso meno accenato nonostante la mia felicità nel vederlo.
Pensandoci in realtà non lo conoscevo chissà quanto, eravamo compagni di classe da qualche mese, avevamo mangiato la pizza insieme una volta, parlavamo in classe, forse ora eravamo amici, ma guardandoci negli occhi era come se ci fosse molto di più di questo, una sintonia, o qualcos'altro.

<<Ciao. Ti aspettavo.>> mi disse e non smise di sorridere.
<<Hey, come ti senti?>> questa volta il mio sorriso fu più sicuro e presumo anche più rassicurante.
<<Meglio. Soprattutto ora che sei qui.>>
Probabilmente arrossii perché subito aggiunse: <<Ho saputo quanto eri preoccupata e so quanto hai rischiato per me.>>
<<L'ho fatto volentieri.>> Mi fissava ed io mi perdevo in quegli occhi verde acqua.
<<Mia mamma mi ha detto delle condizioni della felpa, mi dispiace... Ma almeno secondo i medici è stata davvero utile premuta lì. Ora ho fatto due interventi, ho il fianco ancora fasciato e dolorante, ma sono vivo e sto bene.>> disse la parola "vivo" con più enfasi delle altre come se volesse fare un ringraziamento ma feci finta di non notarlo per non peggiorare ancora di più il mio imbarazzo; e quando disse "bene" inclinò la testa di lato sorridendo divertito. "Sono davvero diventata così rossa?"
<<Sono felice di vederti allegro.>> e rammentai quando, nella macchina, mi aveva sorriso in mezzo al terrore, non potevo certo dimenticarlo.
<<Sono un tipo tosto io.>> rise. <<Grazie di essere venuta anche questa volta.>>
<<Ci tenevo molto. Volevo vederti.>> ed aggiunsi subito: <<Per sapere come stavi.>>
Mi prese la mano tra le sue e restammo così uniti, in quel momento mi resi conto di quanto mi sarebbe piaciuto gettargli le braccia al collo, dirgli tutto quello che provavo e baciarlo. Mi morsi le labbra e guardai le nostre mani intrecciate che sembravano fatte apposta per unirsi, alzando lo sguardo vidi che anche lui le guardava sorridendo, ma con uno sguardo quasi malinconico. Non sapevo cosa pensare.

Parlammo del più e del meno, dalla scuola a cose del tutto inutili e lo vidi ridere di gusto, anche se a volte cominciava a ridere così forte che gli faceva male il fianco, così dovevo calmarlo. Non volevo chiedergli di suo fratello, magari non era pronto, ma fu lui a parlarmene, mi disse che non era in pericolo di vita ma era ancora in coma e non potevano sapere quando si sarebbe svegliato.

Restammo lí a parlare per tutto l'orario di vista e anche cinque minuti di più, per tutto il tempo le nostre mani erano unite, lui sorrideva e io mi beavo del suo sorriso, dei suoi occhi allegri e di tutto il suo viso.
Ormai dovevo andare, così sciolsi le mani e d'istinto gli diedi un bacio sulla guancia, mi alzai in fretta senza guardare la sua espressione ed uscii.

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