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Stiles per un attimo pensò di trovarsi in uno dei suoi tanti incubi. In uno di quelli in cui improvvisamente si trovava davanti Derek, la sua gola si seccava, le parole non volevano uscire e sentiva il calore affluire al suo viso contro la sua volontà.

Fissò per lunghi secondi gli occhi smeraldo del più grande puntati su di lui e gli sembrò di tornare a respirare solo quando la sua mano venne stretta da quella calda e rassicurante di Isaac. Era un gesto abbastanza familiare tra loro. Aveva stretto così tante volte la mano del biondo durante quell'ultimo anno che ormai gli sembrava quasi un'estensione del suo corpo. Si girò verso Isaac, leggermente confuso dal suo gesto ma grato allo stesso tempo, e trovò ad attenderlo uno sguardo preoccupato. Sembrava chiedergli come stesse, se volesse andare via e cosa potesse fare per lui con quell'unico sguardo.
Quando Stiles tornò a concentrare la sua attenzione su Derek, lui aveva gettato un'occhiata alle loro mani unite e aveva aggrottato le sopracciglia.

-Derek.-esordì Isaac a mo' di saluto, rompendo finalmente il silenzio pesante che si era creato.

-Isaac.-ricambiò Derek allo stesso modo, la voce piatta e senza segno alcuno di turbamento, nonostante nella sua mente si affollassero mille pensieri contrastanti.-Stiles.-disse poi, accennando un cenno della mano anche verso di lui. Un occhio attento avrebbe potuto notare il lievissimo tremito nella voce e il gesto un po' impacciato della mano, ma Stiles era troppo concentrato sul cercare di non farsi prendere dal panico per farci caso.

Stiles non si mosse, nè accennò ad alcun segno di saluto, stringendo solo più forte la mano di Isaac, che gli gettò uno sguardo preoccupato. Si sentiva quasi in apnea, distaccato dal suo corpo eppure incredibilmente presente a sè stesso.

Derek si schiarì la voce.-Sono il responsabile del dormitorio maschile per le matricole.-esordì, rivolgendosi alla segretaria, che aveva osservato tutto lo scambio piuttosto distrattamente.

-Bene, come le ho già spiegato al telefono abbiamo avuto un problema con lo smistamento. Questo ragazzo -e qui indicò Stiles con le sue unghie perfettamente smaltate-è stato messo nel dormitorio femminile. Dovrebbe accompagnarlo alla sede amministrativa e cercare di risolvere questa situazione. Ho già avvertito del vostro arrivo e della problematica.-spiegò succintamente, sfoderando un nuovo sorriso di scuse.

Derek tentennò appena un attimo prima di annuire e fare cenno a Stiles di seguirlo. Il più piccolo, a sua volta, esitò prima di lasciare la sua valigia ad Isaac e incamminarsi dietro Derek.

-Portala in camera tua per adesso, ti chiamo io appena risolvo.-gli disse, lasciando di malavoglia la sua mano.

-Se è possibile fatti assegnare la doppia con me.-gli ricordò Isaac, tirando immediatamente fuori il telefono per chiamare Lydia. O Scott. O chiunque altro potesse dirgli cosa fosse meglio fare.
Ovviamente sapeva cosa fosse successo l'anno prima (lui era stato tra quelli dalla parte del torto) e sapeva dell'attacco di panico di Stiles in mezzo al corridoio della scuola, ma non aveva mai chiesto nessun dettaglio, nè lui e Stiles ne avevano mai parlato, se non superficialmente. Del resto quando lui era entrato nel gruppo era già passato un anno. Ogni tanto aveva pensato di scusarsi con lui, ma non era mai riuscito a trovare la parole adatte nè la motivazione necessaria. Il loro rapporto si era evoluto in modo particolare, era un rapporto di gesti rassicuranti, battute, frecciatine e quintali di sarcasmo.
Per la prima volta, però, Isaac sentì il bisogno di comprendere meglio il complicato rapporto che legava Stiles a Derek, e che sembrava andare oltre la semplice cotta adolescenziale. Gli era bastato guardare entrambi negli occhi per qualche istante per capire che erano legati più di quanto volessero ammettere.

                              *****

-Da questa parte.-esordì Derek appena lui e Stiles furono fuori, incamminandosi ma avendo la premura di aspettare che il più piccolo gli si affiancasse. Regnò un pesante silenzio per alcuni istanti, prima che Derek si decidesse a romperlo.

-Come stai?-domandò, facendola suonare come una domanda buttata lì per semplice cortesia quando in realtà struggeva dalla voglia di sentirsi raccontare qualcosa dell'ultimo anno che aveva passato. Cosa lo avesse spinto a scegliere la Columbia, che corso intendesse frequentare, come era andato l'ultimo anno, cosa ci fosse tra lui e Isaac.

-Bene.-rispose succintamente Stiles.-Mmh, tu?-domandò poi, non sapendo bene cosa dire. Derek fu piacevolmente stupito dal fatto che gli avesse a sua volta rivolto una domanda, considerando che l'ultima volta che si erano visti lo aveva evitato come la peste e gli aveva detto di stargli lontano.

-Sto bene.-rispose Derek. Avrebbe voluto continuare quella conversazione, ma erano arrivati alla sede amministrativa e avevano decisamente altro a cui pensare.-È questa.-disse infatti, indicando l'edificio davanti a loro ed aprendo la porta per far passare Stiles.
Mentre il più piccolo oltrepassava la soglia, Derek ebbe per un attimo l'impulso di tirarlo a sè e stringerlo, ma dovette sopprimerlo.
Stiles era leggermente più alto, i suoi capelli erano più lunghi e disordinati e gli davano un'aria sbarazzina. Il suo modo di vestire non era cambiato, ma si poteva immediatamente notare come la sua massa muscolare si fosse definita e rendesse il corpo più asciutto, più adulto forse.

Derek sospirò profondamente: era passato un anno e Stiles era cambiato. Ma lui continuava a trovarlo dannatamente adorabile.

Lacrosse team 2 ~ SterekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora