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«Tommy, te lo giuro su ciò che mi è più caro al mondo, dillo ancora e ti faccio diventare viola.» sbottò Harry, infastidito dal comportamento inopportuno del migliore amico.

«Har, amico mio, credimi tu-»

Harry gli rivolse l'ennesima occhiataccia, facendolo ammutolire una volta per tutte.
Finalmente- pensò, varcando l'uscio della classe.
Immediatamente notò un elemento di troppo, difatti, seduta davanti al suo banco, vi era una ragazza che non aveva mai visto prima.
Decise di non darci peso e sedersi affianco al suo compagno di banco, regalandogli un sorriso che l'altro, ben che volentieri, ricambiò.

«Matematica non c'è.» biascicò Louis, stiracchiandosi sulla sedia, fremendo allo schioccare delle ossa.

Harry storse il naso, inorridito da quel suono, poi sospirò, alzando gli occhi al cielo «Non avevo fatto i compiti, meglio così.»

Il liscio si voltò, spalancando gli occhi, incredulo della notizia. Harry Styles, uno dei secchioni della classe, che non studiava?
Mise una mano sulla fronte dell'altro e una sulla sua, provocandogli una forte risata. Sorrise. «Non hai la febbre, strano.»

«Non ne avevo voglia, ecco tutto.» tagliò corto Harry, riponendo il libro di Matematica nella cartella e dondolandosi sulla sedia, scrutando i suoi compagni di classe che mano a mano riempivano l'aula.
Poi il suo sguardo cadde sulla ragazza anonima davanti a lui, immerso nei suoi pensieri non si rese neanche conto che gli stava porgendo la mano.

«Mi chiamo Aurora, tu devi essere Harry, giusto?» sorrise la ragazza, stringendogli la mano quando l'afferrò.

«Piacere.» mormorò il ragazzo, scavando nei suoi ricordi e cercando di rammentare, quando le parole di Tommy gli rimbombarono in mente.
Ma certo! Aurora!

Louis li guardò frastornato, spostando lo sguardo tra i due.

Il resto dell'ora Harry e Aurora la trascorsero a parlare tranquillamente tra loro, scambiandosi sorrisi e battutine.

Il riccio come il suo compagno di banco, dopo, lo ignorò per le cinque ore successive, perfino chiedeva agli altri gomma o matite in prestito.
Decise di sorvolare, anche se non per molto.

«Che ti prende?» bisbigliò al compagno, non ricevendo risposta. Per cui si voltò verso di lui, pizzicandogli una guancia, facendolo sussultare.

«Ma che sei impazzito?!» sbottò sottovoce Louis, massaggiandosi il punto dolente.

«Ho fatto o detto qualcosa che ti ha dato fastidio?» insistette Harry, scrutando l'altro negli occhi e cercando di mantenere uno sguardo severo.

Louis inarcò un sopracciglio «No...?»

«Allora perché mi ignori?»

«Non ti sto affatto ignorando.»

Questa volta fu Harry ad alzare un sopracciglio, guardandolo dall'alto in basso, sbuffando. «Certo, come no.»


Dopo le lezioni, in attesa del migliore amico, Harry prese posto sotto uno dei tanti alberi del cortile, infilando le cuffiette nelle orecchie e mettendo la sua canzone preferita.

We're not, no we're not friends, nor have we ever been
We just try to keep those secrets in our lives
And if they find out, will it all go wrong?
I never know, no one wants it to
So I could take the back road
But your eyes'll lead me straight back home
And if you know me like I know you
You should love me, you should know

Iniziò a pensare alle parole di Tommy, chiedendosi se non fossero vere.
Chiedendosi cosa significava quando il suo cuore minacciava di uscire dal petto, per quale motivo non poteva smettere di guardarlo.
Sospirò.

«Aurora è proprio carina, eh?»

Harry quasi rischiò un infarto, quando Louis comparve nel suo campo visivo con due lattine di coca cola nelle mani.
Annuí, senza dire nient'altro, giocando con i fili d'erba.

Sentì la spalla dell'altro sfiorarlo, chiaro segno che si era seduto di fianco a lui, e poi una cuffietta scivolare dall'orecchio.

In poco tempo si ritrovò a condividere la sua canzone con Louis, voltandosi a guardarlo sussultò all'averlo così vicino.
Preso dal momento scrutò il suo profilo, pareva disegnato e cancellato più volte, nella speranza di un risultato perfetto. Quando si girò, entrambi trattennero il respiro per qualche secondo, voltandosi nuovamente, imbarazzati.

Harry intravide una coppia, più avanti, amoreggiare tranquillamente, sorridendosi e baciandosi.
In quel momento desiderò più di ogni altra cosa baciare lui.

«A breve sarà il mio compleanno.» disse Louis, spezzando il silenzio creatosi «Vuoi venire?»

Scrollò le spalle «Perché no.»

Quando Harry tornò a casa mangiò in fretta, si chiuse in camera, finendo i compiti, e solo dopo bussò alla camera della sorella, entrando.
Gemma era seduta sul letto con un pacchetto di patatine in mano e il computer sulle gambe, in sottofondo alleggiava la voce acuta di qualche attore.

«Gemma, posso parlarti?»

«Tesoro.» sorrise lei, mettendo in pausa l'episodio e dedicando la sua più totale attenzione al fratello, invitandolo a sedersi sul letto «Dimmi.»

«Si tratta di Louis...» mormorò, scrutando ogni particolare di quella stanza che conosceva fin troppo bene.

Gemma annuì, invitandolo a continuare.

«È strano, nel senso, non lui, io, ceh... la situazione!» gesticolò, sbuffando, sorridendole incerto «Non capisco cosa sia questo groviglio di emozioni, ecco.» spiegò infine, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.

La sorella gli sorrise dolcemente, scostandogli un riccio dalla fronte «Harry, tesoro, non ci sarebbe niente di male, lo sai?» ed Harry annuì, abbracciandola. «Non avere paura, pensaci con calma, prenditi i tuoi tempi e avrai una risposta da solo. Louis ti piace? Che importa! O meglio, che importa al mondo se ti piace un ragazzo? Io e la mamma vogliamo soltanto la tua felicità e sono sicura che la prenderà bene. Fidati di me.» disse infine, cullandolo tra le braccia.

Ed in effetti si, Harry si fidava ciecamente della sorella.

Continua...

Paradise -l.s [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora