Ventiseiesimo capitolo

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Harry.
"Devo dirti la verità, per poco ci cascavo! Bravo attore Styles!" ridacchiò Anna asciugandosi gli occhi.
"Sono innamorato di Louis, Anna."
Il suo sguardo era incredulo. Il suo viso perse il solito colorito roseo dando spazio ad un pallido bianco.
"Sei sempre stato gay?" boccheggia scuotendo la testa, incredula.
"No,l'ho scoperto pochi mesi fa."
"E' assurdo. Sei un maschio! Devono piacerti le donne non gli uomini! Ti rendi conto di cosa sei diventato Harry?"
Scrollai le spalle guardandola dall'alto, nonostante i tacchi la mia altezza continuava a prevalere su di lei "Sono gay, non vedo problemi in questo."
"Ne hai di problemi Styles. Curati."
Inarcai un sopracciglio guardandola sbattere i tacchi a terra e camminare via furiosamente. Io non avevo bisogno di curarmi. Non mi importava della sua opinione.
In tutta quella merda l'unico a cui davo importanza era Louis, speravo di vivere affianco a lui la mia vita e di poter sempre contare su quel semplice ragazzo.
Sapevo già cosa avrei dovuto affrontare, ma con Louis al mio fianco niente mi spaventava ed ero certo che avremmo abbattuto ogni ostacolo, pur di stare insieme.
Dopo pochi minuti entrai tornando a sedermi. Lanciai una rapida occhiata a mia madre e Johannah, stavano ancora parlando.
"Louis." bisbigliai al suo orecchio mentre gli accarezzavo il fianco. Rabbrividì.
"Non parlarmi." rispose, tuttavia, fermo.
"Ascoltami." mormorai disegnando cerchi immaginari con il pollice sul sottile tessuto della sua maglietta.
"Quella tua amica?"
"Non è stata tanto contenta di sapere la verità."
Louis si voltò con un movimento meccanico sorridendomi.
Non avrei mai desiderato nulla di così tanto bello da possedere.
Arrivarono finalmente, dopo poco, le ordinazioni.
Mentre mangiammo vibrò il cellulare di Louis, sbloccò lo schermo e riuscii a scorgere un messaggio da Eleanor.
Sorrise riposando il telefono in tasca e continuando a mangiare.
"Chi era Lou?"
"Eleanor." rispose con nonchalance.
Inutile dire che mi complessai per tutto il pasto su cosa Eleanor aveva potuto dirgli tanto da portarlo a sorridere.
Sospirai, scossi la testa e chiesi permesso per andare in bagno.
Aprii la piccola porticella in legno e mi appoggiai alla parete estraendo dal pacchetto una sigaretta e un accendino.
Non fumavo spesso, ma quando il nervosismo mi assaliva trovavo rilassante riempirmi i polmoni con quella sostanza grigiastra.
"Hey amico, hai da accendere?"
Annuii lanciandogli l'accendino, che prese al volo. Ma quando alzai il volto e incrociai gli occhi scruti del ragazzo difronte a me rischiai di avere un conato.
"C-che ci fai tu qui?"

Paradise -l.s [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora