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Quando Harry riuscì, dopo dieci minuti, ad afferrare Louis se lo caricò in spalla e tornò in casa, ignorando le sue lamentele.

Passando per la cucina non badarono ai continui schiamazzi delle due donne. Il liscio venne letteralmente scaraventato sul divano, finendo quasi per cadere.
Harry invece si sedette comodamente sulla poltrona accanto, progettando la morte del più grande.

-Comunque quel pene ti rende un Dio greco.- disse Louis, soffocando una risata.

Il riccio lo guardò di sbieco, pensando se fosse meglio usare una corda per strozzarlo o buttarlo direttamente giù da un ponte. Poi, sbuffando, cercò di cancellarsi quell'orribile disegno dalla fronte.

-Haaarryyy.- lo punzecchiò il liscio, tirandogli un cuscino contro: -Non mettermi il muso, ti voglio bene.-

Per quanto poteva Harry cercò di non dare retta al broncio dell'altro, concentrandosi per lo più sulla fotocamera del cellulare.

Nei minuti successivi Louis ed Harry riuscirono ad intavolare una normale conversazione, senza che uno dei due lanciasse occhiatacce mortali all'altro. Dipoi il riccio si alzò, sotto lo sguardo confuso dell'amico, recandosi velocemente in camera sua.

Una volta giunto nella 'sua amabile dimora' estrasse dalla scrivania quella che sembrava una vecchia agenda malconcia, l'elastico che la teneva chiusa stava quasi per spezzarsi e anche il materiale con la quale era composta non era messo tanto bene...

Comunque sia, Harry cercò una pagina vuota e afferrò una penna, iniziando a scrivere.

"Tutto, giorno dopo giorno, diventa sempre più strano.
Vorrei una risposta alle mie domande, qualcuno che mi dicesse 'hey Harry, sta succedendo proprio questo!'.
Louis mi sta facendo impazzire.
Quegli occhi grigio-azzurri... quelle labbra... oddio, quelle labbra, voglio morderle e non staccarmi mai.
Per certi versi mi ricorda quel ragazzo, Lucas, di quell'estate di tanto tempo fa. Ma non voglio assolutamente confrontarli, non sono la stessa persona ed io non amo fare paragoni.
Qualcosa in me sta cambiando, non so bene cosa ed ho paura a scoprirlo, ma so che devo farlo.
Però, mettiamo caso che Tommy avesse ragione, se Louis non avesse niente a che fare con questa situazione? Se mi ridesse in faccia, nel giorno in cui gli dirò tutto?
Non lo so, temo ogni sua possibile reazione."

Louis lo osservò silenzioso, mentre scriveva. Solo dopo qualche colpetto di tosse Harry notò la presenza dell'amico e, con gesto fulmineo, ripose l'agenda nel cassetto.

-È tutto okay?- aveva chiesto il liscio, avanzando di qualche passo, inchiodando lo sguardo nel suo.
Harry boccheggiò.

-Assolutamente.- mise su un sorriso, il più bello che aveva, davanti al ragazzo che lo meritava davvero.
Perché si, Louis meritava i sorrisi di Harry, li meritava più di chiunque altro.

-Ne sei sicuro?-

-Affermativo.-

Louis annuì, passandosi una mano tra i capelli scompigliati. Osservò il ragazzo davanti a se per qualche secondo prima di afferrargli il cellulare e digitare velocemente il suo numero all'interno.

-Chiamami, se ne avessi bisogno.- poi sparì, come se non volesse lasciare tracce.

Harry sentì i suoi passi affievolirsi sempre di più, fino allo sbattere leggero della porta d'ingresso.
Aveva tra le mani il numero di Louis per caso?
Fu quasi tentato di gridare e saltare per tutta la stanza, ma si ricordò di essere un uomo e di dover mantenere un certo contegno.
Non è vero, stava strillando dentro di se.

Si gettò a peso morto sul comodo letto ad una piazza e mezza, per nessun motivo al mondo l'avrebbe cambiato, e aspettò quasi con ansia l'arrivo di sua cugina.
Ora vi starete chiedendo: da dove salta fuori?
Alicia era una bambina di dieci anni, allegra e iperattiva. Adorava disegnare o costruire piccoli regalini da regalare ad Harry e proprio il giorno prima lo aveva chiamato per dirgli che sarebbe passata a portargliene uno.
Dal canto suo, Harry, amava la compagnia della bambina, tanto che molto spesso la preferiva a qualunque suo coetaneo.

Come si dice? Parlando del Diavolo spuntano le corna?
Alicia fece il suo ingresso, correndo verso suo cugino con un pacco più grande della sua faccia. Glielo porse sorridente, aspettando con ansia la reazione del riccio.

-AAAH!- strillò Harry, quando una valanga di serpenti gommosi zompettarono da fuori la scatola, provocando una fragorosa risata da parte della cugina.

-Ma davvero, Alicia?-  borbottò, scostandosi una serpe dalla spalla.

-C'è altro, guarda!-

Con un pizzico di coraggio, ma sempre tenendosi pronto a qualunque evenienza, Harry scorse lo sguardo tra la matassa di giornali riciclati, fino a scovare una cornice rosa con tanto di arcobaleni dipinti sopra.
Conservata in essa vi era una foto rappresentante i due cugini qualche anno prima che, sorridenti, si tiravano contemporaneamente torte in faccia.
Sul retro Harry notò scritto: "lui è mio cugino, il più bello del mondo ed è mio. Invidiatemi!", sorrise.

Dopo qualche minuto la conversazione passò ad un certo Simone, nuova cotta della bambina. Ella raccontò di come lo aveva conosciuto e della merendina che le aveva regalato quel giorno a pranzo, nonostante facesse parte della classe affianco alla sua.
Secondo lei, era uscito di proposito per vederla.

-Ma bando alle ciance, tu sei innamorato Harry?-

Ed eccola lì, la domanda che più lo tormentava da giorni.
Harry sussultò, totalmente spiazzato, rendendosi conto troppo tardi del calore sulle sue guance. Così distolse lo sguardo, inchiodandolo sul cellulare affianco a lui.

-Non lo so.- ammise, giocherellando con l'orologio che aveva al polso, -Davvero non lo so.-

Alicia si arrampicò sulle gambe del cugino, tirandogli leggermente un riccio più lungo, invitandolo a guardare nella sua direzione.
I suoi occhi, a differenza di quelli di Harry, erano castani con qualche riflesso rossiccio. Erano particolari.

-Come si chiama?- chiese allora, incrociando le braccia al petto.

Il ragazzo la guardò, indeciso sul da farsi. Era una bambina, come poteva capire i suoi dubbi? Ed invece, quando le disse il nome che tanto lo scombussolava, ottenne una risposta che decisamente non si aspettava.

-Non c'è nessun problema se ti piacciono i maschi.- disse tranquillamente, come se fosse la cosa più normale del mondo.

-Si beh, non è così facile.- borbottò di rimando il riccio, legandosi distrattamente i capelli in una crocchia.
Doveva davvero tagliarseli.

-Una volta a casa presi per curiosità un libro che stava leggendo la mamma. In una pagina contrassegnata c'era una frase che diceva "l'amore sboccia tra persone, non tra sessi".
-Penso che sia così, non devi porti dei limiti solo perché ti piace un ragazzo.-

Harry rimase a guardarla sbalordito.
Aveva sempre pensato che potesse essere squilibrato, quasi disgustoso innamorarsi di qualcuno del tuo stesso sesso.
Ed invece no, forse era quasi normale.
Forse non era così tanto sbagliato amare un ragazzo, forse c'era possibilità... se l'aveva detto perfino una bambina di dieci anni.

E così il ragazzo le sorrise dolcemente, carezzandogli le guance paffute: -Sei troppo intelligente per stare in quinta elementare.-

Continua...

Paradise -l.s [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora