Capitolo18

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«Wow» boccheggia Taylor guardando finalmente il downtown di New York mentre superano i quattro incroci che le separano da Tiffany
«Non dico altro da quando siamo arrivate» l'asseconda la cubana prendendola a braccetto
Si voltano una verso l'altra sorridendo e con passo spedito arrivano in quel tanto atteso posto, sognato da molti.
Un cameriere si avvicina e prende l'ordine delle due, facendole accomodare a un tavolino fuori, con una bella vista. Non molto dopo arrivano i due espressi richiesti ed in silenzio iniziano a gustare la colazione.
«Mhh, scotta» geme Camila portandosi una mano sulle labbra
Taylor ridacchia e scuote la testa. Prende un fazzoletto e delicatamente pulisce il viso della cubana da quel baffo di caffè rimasto, creando un forte imbarazzo.
«Dimmi Camila, di cosa volevi parlare?» cerca di cambiare la situazione
«Questa notte ti sei scusata per...» fa un respiro profondo «Per aver abortito e mi hai chiesto di perdonarti»
«Ehm, io...»
«Taylor» le afferra la mano «Perdonami, sono stata davvero, davvero una merda. Tu mi amavi moltissimo, io, mhh» si morde il labbro mentre nasconde lo sguardo «Pensavo di calmare il vuoto lasciato da Lauren, ma ciò non vuol dire che non ti abbia amato o che comunque non abbia provato nulla. Sei stata importante, molto»
«Resta il fatto che prima sei stata con me, poi mi hai lasciata per Lauren, ma ti sei messa con Alexa, tradendola con me, lasciandomi incinta» sospira amareggiata «Credo tu abbia troieggiato abbastanza ma so che ami davvero mia sorella e ti prego, anche se tra me e lei, e tra me e te, non scorre buon sangue, ti prego di non farla soffrire. Sta male, molto, e sì, la offendo, ma è per non far vedere il mio dolore» confessa stringendo la presa sulla mano di Camila «Una volta l'ho trovata priva di sensi con un siringa attaccata al braccio nella casa a Cojimar, non so come abbia fatto a salvarla ma... Da quel giorno ho paura, paura di perderla. Ho sempre voluto essere come lei, è un po' il mio idolo, una mia ispirazione ma lei ha sempre preferito te a me e non c'è spazio per me nella sua vita» continua trattenendo le lacrime che iniziano a far pizzicare gli occhi
«Magari dovremmo parlarne tutte e tre insieme» intima Camila, asciugandole una lacrima che scende piano sul viso «Voglio vedere un sorriso, non le tue lacrime. Facciamo una pazzia, seguimi!» esclama lasciando il conto sul tavolino

Escono da lì mano nella mano, correndo. Taylor non capisce dove la stia portando finché non si ferma davanti ad una enorme scritta, lasciandola senza parole. La cubana le fa segno di non fiatare e con un occhiolino la tira a sé, entrando dentro.
«Ci potrebbero arrestare» sussurra la latina con occhi sognanti
«Pagherò le cauzioni»
Salgono sul palco e guardano da lì tutta la platea vuota.
Chiudendo gli occhi possono sentire i fischi, gli applausi, i riflettori addosso. Questa è Broadway.

«Puerto Rico, you lovely island.
Island of tropical breezes.
Always the pineapples growing,a always the coffee blossoms blowing» intona Taylor a capella, ballando
«Puerto Rico, you ugly island . . .
Island of tropic diseases.
Always the hurricanes blowing, always the population growing . . .
And the money owing. And the babies crying. And the bullets flying.
I like the island Manhattan.
Smoke on your pipe and put that in!» continua Camila
Entrambe ballando e cantano una delle più belle canzoni di West Side Story, il loro musical preferito
«I like to be in America!
O.K. by me in America!
Ev'rything free in America
For a small fee in America!»
Sorridendosi l'una all'altra muovono i loro fondoschiena cubani in questa performance che potrebbe costare loro la vita. Assolutamente illegale.
«Lalala... America

Lalala... America
America!» concludono con un acuto molto alto

Si prendono per mano intrecciando le loro dita, ridendo per ciò che hanno appena fatto. Riprendono fiato e in silenzio ammirano ciò che hanno davanti. Broadway.
«Questa è casa tua Camila!» esclama sicura di sé «Il tuo futuro è Broadway non le Fifth Harmony»
Scendono dal palco ancora tenendosi per mano, finché non sono fuori di lì in mezzo alla folla newyorchese.
Camila non controbatte alle parole di Taylor, non ha voglia di discutere prima delle prove.
«Perché sei lì? Per Lauren? Non deve influire sulla tua carriera, dannazione» insiste «Avevi una borsa di studio per la Juilliard, ti rendi conto?»
«So io cosa è meglio per me»
«Lauren ti ha conosciuta come quella bambina che viveva ad un passo da casa nostra e poi ti ha abbandonata. Io ti ho conosciuta da adolescente e conosco le tue aspirazioni, so quanto puntavi in alto e quanti sacrifici hai fatto» la ferma guardandola seria negli occhi «Io andrò alla NYADA. Domani non torno a Cuba, rimarrò qui a New York e avrei tanto sperato di vincere un Tony Award con te verso i trentanni. Ho sempre sognato di salire su quel palco con te, ma no come pochi minuti fa, ma come la mia partner. Abbiamo sempre partecipato ad ogni concorso e musical insieme. Abbiamo sempre ballato, cantato, recitato insieme e mi sarebbe piaciuto farlo anche tra una decina d'anni ma se questa è la tua scelta la rispetto»
«Sognavi tutto questo ma mi bullizzavi? Molto coerente, Jauregui!» cambia espressione la cubana
«Saremmo riuscite a metterci una pietra sopra prima o poi» sospira «Domani sarà l'ultima volta che avremo tutto il palcoscenico per noi per ballare e fonderci in un'unica armonica con l'unico linguaggio che sappiamo usare bene, con il quale siamo sempre riuscite a comunicare, e non voglio litigare. Basta con il rancore, godiamoci questa meravigliosa città, insieme, come sognavamo»

The beginning of the paradise |CAMREN G!P|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora