Capitolo 3.

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"C'è elettricità statica in giro."

Perché te lo dice mamma.

Tra un pasto e l'altro, vini e chiacchierate, siamo giunti ai balli, aperti inizialmente dagli sposi.

Ora, invece, mi ritrovo tra le braccia di mio padre che credo non abbia intenzione di lasciarmi andare per un bel po'.

Odio la danza, ma solo perché sono negata.

Compenso con il canto. Quando ero ragazzina ho preso lezioni per cinque anni, poi ho smesso.

Ricordo che mia madre l'aveva presa malissimo perché adorava il fatto che avessi una passione così grande.

Il canto era la cosa per cui volevo vivere.

Quando aveva iniziato il lavoro da Wedding Planner, le dissi che quando sarei stata più grande e più pronta, avrei fatto la cantante ad uno dei suoi tanti matrimoni.

Ma questo fino a quando non scoprii la passione per la scrittura.

Quasi tutti dicono che le passioni arrivano nel momento stesso in cui si ha bisogno di dire qualcosa e non si sa come fare. È vero. Non posso negarlo. Perché l'arte è proprio questo.

Ma per me, devo ammettere, è stato un po' diverso.

Ero in un periodo molto particolare della mia vita.

Avevo sì e no quindici anni ed ero insopportabile.

Anche più di ora.

Dopo anni di critiche e a sentirmi dire da tutti che non ero abbastanza, cominciai a farlo anche io con le persone.

Incontravo qualcuno e dovevo giudicarlo per forza dalla testa ai piedi, perché per una volta volevo sentirmi sicura io. Migliore di quella persona.

Odiavo tutti. Odiavo la mia vita. Avrei voluto sempre essere un'altra persona, come nei libri che leggevo.

Ed è proprio attraverso quei pensieri che, alla fine, rivalutai tutto.

Cominciai a riprendere coscienza di me e a dirmi che se non potevo rinascere nella vita di qualcun altro, allora avrei potuto benissimo costruirmela.

E nessuno avrebbe mai potuto vietarmi di essere come il personaggio di un libro: migliore.

Leggere mi ha cambiato la vita, mi ha fatto desiderare non essere più la persona superficiale che ero, uguale a tutti quelli che mi criticavano.

Ma scrivere... Scrivere, la vita me l'ha fatta amare e mi ha fatto adorare me stessa.

Non vorrei essere nulla di diverso da quel che sono ora.

«Spero di poter fare un ballo con te anche al tuo matrimonio, un giorno», mio papà mi desta dai pensieri, mentre continuiamo a ballare sulle note di "I'll be" di Edwin McCain.

Sono sicura che è una canzone che ha scelto mio fratello Tommaso.

L'ho obbligato a vedere così tante volte Cinderella Story quando eravamo piccoli, che alla fine si è innamorato di questa canzone.

«Papà, essere single non è una tragedia», cerco di farlo ragionare, ma tanto è un cocciuto come me, quindi cosa posso pretendere da due simili come noi.

«No, ma per una romantica come te è una condanna».

«Ma che condanna! Sto bene, sono felice. Sono una scrittrice di successo. Ho ottenuto tutto ciò che volevo dalla vita. Ho tempo per una famiglia».

«Sarà, ma non si diventa scrittrici di romanzi rosa odiando l'amore».

«Non ho detto che lo odio, infatti».

Due cuori e un proseccoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora