Capitolo 9.

7.9K 424 37
                                    


"Ti dispiace metterti la lingua fra i denti e masticartela?"

Una ragazza e il suo sogno.

A me e a Kevin è capitato il pacco regalo che si avvicina più ad una tortura: tre giorni sulla riviera adriatica.

Precisamente il nove settembre, domani, presso Milano Marittima in un hotel ad una stella.

Ma come si fa a mandare un atletla che prende milioni all'anno in un hotel ad una stella?

Cioè, a me non me ne frega niente per lui, frega per me, però.

Ho sempre desiderato avere uno spirito di adattamento e avventura, ma l'ultima volta che sono stata al mare con le mie amiche ed eravamo in appartamento, mi sono portata, oltre alle lenzuola, pure le posate, piatti e bicchieri, perché sono schizzinosa a livelli molto alti, roba che non bevo nemmeno dal bicchiere di mia madre.

Gli unici che mi convincono sono quegli hotel a cinque stelle, maniaci del pulito.

Ecco, in uno di quelli potrei farmi una vacanza anche nel Burundi!

Preparo la valigia mentre Queen mi osserva stravaccata sul letto.

«Ah! Che bella vita», le sorrido. È uno scricciolino.

Un bussare alla porta mi fa sobbalzare, obbligandomi poi ad andare a vedere chi è.

«Cosa fai tu qui?», apro la porta, avendo visto Kevin dallo spioncino.

«La tua amica Benny mi ha detto dove abiti», amica infame, «così sono venuto a controllare quante valigie avevi intenzione di portarti».

«Due», rispondo pronta e incrociando le braccia al petto.

«Non esiste», sghignazza incredulo, mentre entra in casa senza il mio permesso.

«Una valigia per i vestiti e un borsone per teli, beauty, e roba da donne».

«Stiamo tre giorni Diletta, dannazione! Non farmi alterare!»

«Hai paura di rovinare la porche?»

«Sinceramente? Sì».

Un classico, i maschi e le loro auto.

«Pensa che figurone, noi che entriamo nel parcheggio dell'hotel ad una stella con una porche», sghignazzo all'idea.

«Non farmici pensare. Non so nemmeno se c'è un parcheggio», mi fa notare palesemente preoccupato per il suo gioiellino.

«Ehi, mostriciattolo!», dice rivolto a Queen che si è degnata di venirlo a salutare.

«Sai vero che viene con noi?»

La sua testa si alza di scatto e i suoi occhi mi guardano glaciali.

«Sa capire dove deve fare i bisogni e quando?», deglutisce sonoramente.

«Mmh, sì», prendo tempo, dal momento che è un cucciolo e, per quanto abbia cercato di addomesticarla, è una peste e fa un casino micidiale in casa.

L'ultima volta ho trovato rotoli di carta igienica sparsi per tutto il bagno.

«Diletta?», cerca di estrapolarmi una verità che sa anche lui.

«Oddio! Se mi caga in macchina ti uccido, cazzo», si butta sul divano rassegnato.

«No, vedrai che ce lo farà capire».

Il giorno dopo siamo in viaggio per Milano Marittima con tutti i borsoni sui sedili posteriori, Queen in una cuccia sempre dietro e una puzza di piscio che ci costringe a tenere i finestrini abbassati, patendo un caldo infernale, dal momento che siamo impossibilitati a mettere l'aria condizionata per non morire asfissiati.

Due cuori e un proseccoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora