Capitolo 25.

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"Sapessi quanto mi manchi.

E' strano trovarsi all'altro capo del mondo senza di te.

Ogni sera guardo il sole al tramonto e cerco di capirne

l'ultimo calore dopo il suo lungo viaggio

per mandarlo dal mio cuore al tuo."   

Pearl Harbor.

Traggo un respiro profondo mentre giro e rigiro il mio libro tra le mani e sorrido.

È uno dei libri più belli che io abbia mai scritto.

Mi fa paura che Kevin non mi abbia detto nulla dopo essere stato alla mia presentazione.

Magari non l'ha letto o magari sta semplicemente con un'altra, forse con la bionda che c'era al raduno, o forse si è dimenticato per sempre di me.

Accarezzo Queen mentre rileggo per le sesta volta il mio capitolo preferito.

«Di cosa hai paura?»

«Di non riuscirei a trovare la cosa che sto cercando di più al mondo».

«Cioè?»

«L'amore».

«Credo tu debba rivalutare questa paura. Hai una famiglia e amiche che ti amano».

«E su questo non posso lamentarmi. Pensavo l'avessi capito, però, che voglio sempre di più».

«Baratteresti l'amore della tua vita con il tuo sogno più grande?»

«Assolutamente. Io voglio un marito che sia anche il mio migliore amico e che mi ami follemente come lo amo io. E figli. Una bambina».

«Però?»

«Però poi voglio anche tutti gli altri miei sogni. Uno non esclude gli altri. Te l'ho detto che non mi accontento».

Sobbalzo quando sento bussare alla porta e il mio cuore salta un battito appena vedo Kevin appoggiato allo stipite.

Ha un viso rilassato e un sorriso dolce stampato sulle labbra.

Le braccia incrociate al petto si sciolgono non appena i suoi occhi guardano il mio corpicino, circondandolo.

Mi sembra quasi che le parole della mia editrice e di mia madre siano diventate magia e realtà.

«Cosa significa tutto questo?», sussurro mentre penso a quanto mi è mancato.

«Significa che mi è piaciuto il tuo libro», mi bacia dolcemente, «Che sei la donna più forte, intelligente, bella e ironica che conosco».

«Ti stavo credendo fino a quando non hai detto "bella"», lo prendo in giro facendolo sorridere.

«Credi che potremmo ricominciare tutto da capo?», mi chiede con gli occhi lucidi dall'emozione.

«Credo che possiamo fare tutto ciò che vogliamo».

«Quindi, torniamo al giorno in cui ti ho strappato le mutandine?», le sue mani risalgono giù per la vita facendomi ridere.

«E pensare che sembrava un momento così romantico».

«Posso rimediare a questo», mi guarda attentamente negli occhi per poi dire: «Ti amo, Diletta».

Tre parole semplicissime, ma che racchiudono ogni emozione.

«Voglio realizzare ogni mio sogno insieme a te», continua poi, facendo sciogliere il mio cuore di ghiaccio.

«Anche io ti amo, Kevin», dico con voce tremante, «Sei la cosa più pura su cui io abbia mai posato gli occhi».

Ed è vero. Ho sempre ricercato la purezza in tutte le persone che incontravo e che mi circondavano.

E quando una persona è pura lo capisci subito. Non ha bisogno di stratagemmi e di farti sentire inferiore per trarre sicurezze da te.

La purezza la riconosci perfino da come questa persona accarezza un cane, un gatto, quali parole gli rivolge.

La riconosci da come sorride alle persone, da come soprattutto guarda le persone, senza ombra di giudizio, come forma suprema di rispetto.

Kevin mi guarda come se fossi la persona più bella del mondo, io che non mi sono mai sentita bella. Mai.

Io che non venivo considerata da nessuno, che non ero considerata così interessante da conoscere.

Che rimanevo in disparte alle feste o in discoteca o nei pub quando i ragazzi venivano a conoscere le mie amiche.

«Cosa c'è, piccola?», mi chiede Kevin.

«Se penso a tutte quelle volte in cui non mi sono sentita abbastanza», sorrido scuotendo la testa, «Mi hanno resa fortissima e in qualche modo mi hanno portata da te».

«Che per me non sei abbastanza. Sei molto, ma molto di più».

Mi ruba un bacio sulle labbra.

«Sei tutto».

Kevin mi prende in braccio e mi posa dolcemente sul letto.

«Vedi, la maledizione che mi hai lanciato in Sardegna si è avverata per entrambi», mi ricorda, facendo mio scoppiare a ridere.

«Sai vero che dovremo tornare a casa dei miei ora che stiamo ufficialmente insieme?», lo anticipo, perché di sicuro i miei vorranno questo.

«Ah, stiamo ufficialmente insieme? Perché mi sembra di non avertelo mai chiesto», mi rivolge un sorriso furbo ed io divento rossa come un peperone.

Dopodiché si alza dal letto ed io cerco di capire cosa sta succedendo.

«Forza, mettiti qualcosa di carino», mi dice, dandomi una pacca sul sedere.

«Eh? Perché?»

«Mangiamo fuori».

«Ma... non credo di aver fame», faccio una smorfia.

«Peccato, volevo portarti al Mc Donald», alza un sopracciglio, cercando di trattenere un sorriso.

«Be', balbetto, «magari un po' di fame ce l'ho, sai?»

Una volta che entrambi ci siamo dati una sistemata, Kevin mi tiene aperta la porta e prima di chiudersela alle spalle mi guarda con uno sguardo che non vuole nessuna ammonizione.

«Eh, Diletta? È un appuntamento».

Il famoso appuntamento! Finalmente la maledizione ha colpito entrambi.
Voi siete mai stati innamorati? O amate qualcuno?
***
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Giulia Paradiso.

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