Capitolo 24.

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"Spero tu sia pronto, 

perché sto per raccontarti la storia della mia vita."

13 reasosns.

A Kevin Leone Piras,

che hai fatto scalpitare il mio cuore

e ci riesci tuttora.

Spero tu avrai la voglia e la forza di leggere

tutte le mie vulnerabilità.

«Il tuo libro è un'autobiografia?», chiede una ragazzina che faccio fatica ad intravedere nella folla.

Appena si fa notare, le sorrido.

«Un'autobiografia non proprio, ma molte cose sono successe e sono vere».

«Quindi hai avuto davvero una storia con Kevin?», continua a chiedermi la brunetta con le lentiggini e lo sguardo curioso.

Sono alla presentazione del mio libro, agitata ma felice allo stesso tempo, a rispondere a tutti le domande che le mie lettrici vogliono conoscere.

«Diciamo che  nessuno dei due riusciva a capire cosa fosse».

«E poi? L'hai fatta finire bene la storia, ma nella vita reale è andata bene davvero?»

Deglutisco sonoramente perché non so se sono pronta a rispondere a questa domanda senza lasciarmi scappare una lacrima di malinconia.

«No, io e Kevin non ci frequentiamo più e non so più cosa stia facendo della sua vita, a parte giocare a basket», ammetto.

Camilla mi guarda e sorridente chiede: «Quindi hai scritto come avresti voluto che andasse, giusto?»

«Be', sì, ma...», mi rivolgo a tutti e non solo alla mia editrice, «La vita spesso non è un libro. Le cose non vanno sempre a lieto fine», faccio notare.

«Ma va bene così. Ora sono infelice, poi magari fra qualche tempo mi sarà passato. Ma è questa la ragione per cui scriviamo, cantiamo, balliamo... per prendere la nostra infelicità, i nostri insuccessi, le delusioni e trasformarle in arte», sussurro quasi, chiudendo per un momento gli occhi e abbandonandomi ad un sospiro per controllarmi.

«Ma a volte esiste anche la magia», mi aiuta Camilla, sorridendomi in modo strano, quasi come se volesse rassicurarmi che va tutto bene. Che è tutto perfetto. Che tutto si rimette a posto.

«Sì, a volte sì», faccio un sorriso tirato, consapevole che non stavolta non sono spigliata e ironica come sempre.

«Quello che voglio dire è che ho imparato tanto da questa storia o come la si vuole chiamare. Prima per me era tutto o bianco o nero, ora invece so che si può vivere anche atttaverso le sfumature e i colori», sorrido a me stessa, «E questo grazie a Kevin».

"Spero tu possa trovarti in una stanza e guardarti intorno. Notare i dettagli", la parole di mio padre mi risuonano in testa in qualche modo ignoto, come se qualcuno me le avesse suggerite e, appena alzo lo sguardo, noto una figura che conosco guardarmi e ascoltarmi.

È Kevin ed è qui per me.

«E da te stessa cos'hai imparato?», si leva una voce che conosco alla perfezione e che mi fa cominciare a tremare.

Voltandomi verso Camilla, cerco di trovare un significato nel suo sguardo soddisfatto e che mi invita a rispondere.

«Da me stessa ho capito che l'amore non è un gioco. Che non ho mai giocato. Che non era una sfida. Che tutto quello che ho fatto, mi ha fatto provare un'emozione che non potrei mai scordare. È stata l'emozione più bella e vera che abbia mai provato in tutta la mia vita».

«E se potessi tornare indietro?»
Continua Kevin.

«Rifarei tutto da capo, con la sola eccezione che non lo lascerei andare».

Un'altra voce parla, ma continuo a tenere gli occhi incollati su Kevin.
È così bello che a guardarlo mi fa male il cuore.

«A volte le cose possono finire proprio come in un libro», mi sussurra Camilla.

Cerco di non sorridere, ma è più forte di me: sono felice.

E voi credete nella magia?
***
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Giulia Paradiso.

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