1. Monotonia

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"A room without a book is like a body without a soul"
B.M.Baruch

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Mi sveglio sempre alle 6, in punto.
Dopo il secondo squillo della sveglia sono già in piedi.
Mi stiro, stropicciandomi gli occhi.
Devo prepararmi mentalmente e fisicamente per la scuola.

Lavo il viso con acqua ghiacciata.

Per sentire qualcosa.
Qualsiasi cosa.

Il riflesso nello specchio è praticamente sempre il solito.
la mia figura minuta non è variata molto da quella degli scorsi anni.
Viso magro, occhi grandi azzurri e una scia di capelli lunghi mossi castani ad incorniciare il tutto, dandomi un'aria ancora più giovane, più innocente.

Scendo le scale ancora in pigiama, la casa è vuota, tanto per cambiare.
Mia zia Maddie sarà già andata a lavoro.

Guardo l'enorme foto appesa sul muro con i miei genitori.
Sono bellissimi fuori ma egoisti dentro.
Il volto sorridente di mia madre è lo specchio della falsità, così come il forte abbraccio che mi riserva mio padre.
La cosa principale che si nota è il mio sorriso, nulla di più innaturale, chiunque l'avrebbe capito.

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Colazione povera;
Due uova e pó di succo di arancia, il giusto per non svenire a causa della fame.
Gioco con la forchetta sul piatto ormai vuoto, immersa nei miei pensieri e mi chiedo per quanto ancora questa sarà la mia ruotine.

È noiosa,
Monotona.

Così come il mio armadio che non contiene una grande varietà di vestiti.
Cardigan, camicette, maglioncini e tutti unicamente sui colori tenui, niente di esuberante.

Il giusto per rimanere invisibili e non farsi notare da nessuno.

Dopo essermi vestita prendo lo zaino, già preparato la sera prima, e mi avvio alla fermata dell'autobus.

Fa freddo fuori, siamo verso ottobre ed il clima dalle mie parti non è dei migliori.

Salgo e come sempre mi siedo in prima fila, dalla parte del finestrino, pensando già a le lezioni che svolgerò durante la giornata.

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Scuola mia è quello che si può definire "gabbia di matti" in un certo senso;
Gente che urla, ragazze più nude che vestite e ragazzi che cercano di fare il possibile per attirare la loro attenzione.

Cammino ignorata da tutti;
Grazie alla mia postura fisica non è difficile passare inosservata.
Il problema della gente, però, è che corre quando non dovrebbe, mi spintona sempre e pensa che con uno "scusa" il problema sia risolto.

Aprite gli occhi.
Vorrei dire.

Entro in classe, sono una delle prime e mi siedo in prima fila, come sempre.
Sotto lo sguardo dei professori nessuno può darti noia, infastidirti.
Vedo la gente entrare con la coda dell'occhio, tutti fanno a gara per sedersi infondo, come se in qualche modo quel posto determinasse loro stessi, la loro persona.

Sorrido.
Alla gente basta poco per sentirsi forte.

Il signor Brown finalmente entra, pronto a cominciare storia dell'arte.
La situazione si fa più tranquilla e la lezione comincia bene.

Dopo circa una mezz'ora sento la gente infondo che urla, ride scherza e lancia oggetti da tutte le parti.
Mentre scrivo ai miei appunti mi congratulo mentalmente con me stessa per riuscire a concentrarmi comunque.
Ormai ci sono abituata.

Difficult HeartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora