9. Rabbia

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"Che cosa sarebbe la vita se non avessimo il coraggio di correre dei rischi?"
V.V.Gogh

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-Palla!- sento urlare dall'altra parte del campo.

Vedo con la coda dell'occhio i componenti della mia squadra girarsi nella mia direzione, puntando i loro occhi accusatori su di me.
Mi avvicino, allungando le mani, per cercare di arrivare al pallone.

Che purtroppo cade a terra, a qualche centimetro di distanza da me, dando punto agli avversari.

-Mi dispiace...- borbotto subito a Elise, la caposquadra.
Lei oltre a fare la cheerleader è un asso nella pallavolo.

Mi trovo nella sua squadra semplicemente perché ero l'ultima ad essere stata scelta, perciò ero rimasta soltanto io.

-Lascia stare!- si allontana, incrociando le braccia, ma noto benissimo una leggera rabbia nel suo sguardo.
-Non l'ho fatto apposta...- ripeto, avanzando ancora, con coraggio.

-Beh...sarà meglio che passi un po' di tempo in panchina...CAMBIO!- urla indicando ad un ragazzo di entrare al posto mio.

Sospiro, andandomi a sedere nel punto da lei indicato.
Odio ginnastica.
Non c'è proprio niente di bello in quella materia.

Mi sento un po' in imbarazzo e in colpa, perché ogni volta che la palla arrivava nella mia direzione, mi cadeva.
Io cercavo di prenderla, usavo al massimo le mie forze, ma a quanto pare si trattava solamente di sforzi inutili.

Sento una pallina di carta arrivarmi sulla schiena.
Mi volto, notando Alan in canottiera con un sorrisetto sghembo.

-Oh scusami...devo averti scambiato per la spazzatura- dice facendo ridere un paio di persone.

Mi volto immediatamente, cacciando indietro la rabbia e facendo finta di non sentirlo.

Che stronzo...

-Hey...voltati un attimo...- sento ancora la sua voce, e mi da i nervi.
-Sfigata...ho detto di voltarti...- sta catturando l'attenzione di quasi tutti intorno a noi, e la partita di pallavolo passa in secondo piano.

Non gli do corda, continuando a fissare il pavimento.

Mi tranquillizzo pensando che tra due ore questa giornata stancante sarà finita.
Dopodiché andrò da Daniel...

Per qualche strana ragione l'idea di rivederlo mi lascia un leggero sorriso sulle labbra.

Lui probabilmente non è come me, a questo punto si sarebbe alzato e avrebbe già steso Alan.

-Sfigata...sei sorda?- continua a parlare e sento il sangue gelarmi nelle vene.
Il respiro si fa più lento e provo fastidio a vedere che perfino il ragazzo accanto a me sta ridendo a causa di quello spettacolino.

Stanno tutti ridendo di te...Alexandra.
Stanno tutti ridendo di te.

La pallina di carta sbatte di nuovo contro la mia schiena.

Non so cosa mi sia preso improvvisamente, ma mi alzo, prendendola in mano.
Mi volto verso Alan che sembra fin troppo sorpreso.

Gliela tiro addosso, in faccia, con tutta la forza possibile, colpendolo diritto sulla guancia sinistra.
-Vaffanculo Alan!- urlo, continuando a guardarlo disgustata.

Sento quasi un senso di pace nel vedere la sua espressione e nel sentire il totale silenzio.

Ora stanno zitti.
Ora stanno tutti zitti finalmente.

Difficult HeartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora