11. Sentimenti alla luce

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"A pelle si sentono cose a cui le parole non sanno dare nome"
A.Merini

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-Adesso per cortesia Alexandra, ripetimi ciò che è successo per filo e per segno...- la voce di mia zia mi risveglia dai miei pensieri.

Sono in macchina in questo momento con la testa rivolta fuori dal finestrino.
C'era un silenzio assurdo poco fa, nella mia mente, ma a causa delle continue domande che sto ricevendo, mi è difficile non pensare a ciò che è successo poco fa.

L'immagine di Daniel che in pochi secondi e che con fin troppa tranquillità atterra Alan...è come un pugno nell'occhio.
Non sono sorpresa del fatto che sia un tipo violento, ci mancherebbe, ma sono rimasta senza parole nel notare che non c'è voluto niente a farlo reagire così.
Se al di fuori dal carcere si comportava nel medesimo modo...chissà quante povere persone innocenti sono state vittime di questa sua violenza.

Allo stesso tempo però, sento che c'è qualcosa che non torna.
Gli occhi di Daniel sembravano quasi aver riconosciuto il viso di Alan, non era sicuramente un estraneo per lui.

-Il ragazzo a cui faccio da tutor, Daniel, ha attaccato un ospite venuto a visitare un altro detenuto...- spiego.
-Ma io non centro niente zia, mi trovavo solo nel posto sbagliato e nel momento sbagliato...-aggiungo, perché non vorrei mai che fraintendesse.
Se sapesse che la rissa è stata causata da un gesto di Alan nei miei confronti, basterebbero cinque minuti per informare i miei genitori dell'accaduto, e altrettanto poco tempo per non lasciarmi più tornare in quel riformatorio.

Sarebbe meglio non avere a che fare con persone così violente...
quasi mi avverte, la mia coscienza.

Ma gli occhi di Daniel, quello sguardo perso e quel respiro affannato...sembrano quasi urlare aiuto.
E se adesso ho preso le distanze da lui è solo per una questione di sicurezza.
Io ancora non lo conosco... e sarà meglio non avvicinarmi troppo.

Ma una parte di me, una piccola parte di me, quasi non resiste all'impulso di voler giocare con il fuoco.

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-Beh sai...quasi mi sta simpatico questo Daniel per aver preso a pugni Alan...- il mio amico dai capelli rossi fa un sorrisetto dopo aver sentito tutto l'accaduto.

-Non dire così...- sorrido a mia volta, perché so benissimo che Tobias, come quasi tutti all'intero del mio liceo, odia Alan.
Io stessa farei di tutto per vederlo il meno possibile, ma non posso giustificare il gesto di Daniel, non così.
La violenza è sbagliata in qualsiasi contesto, almeno che non si tratti di totale autodifesa.

Ma in quel caso non era autodifesa.

-Oh andiamo...se fossi un detenuto con problemi di rabbia e vedessi Alan, ci metterei cinque secondi a fare lo stesso...- borbotta però il mio amico, mentre aggiunge la terza bustina di zucchero al suo caffè, che a quanto pare è fin troppo amaro.

Siamo dentro al bar vicino alla scuola, al momento ci sono poche persone, abbiamo un'ora libera.

-Te non puoi capire quanta violenza ha usato Daniel, dopo tre colpi avevo già iniziato a vedere tutto il sangue scorrere...-
spiego ma il mio amico mi guarda storto.
-Sto mangiando, tesoro...magari non parliamo di sangue in questo momento, visto che ho per colazione un cornetto alla marmellata...-

Difficult HeartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora