passato 1

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Un urlo squarciò la notte. Ci ero abituata, eppure mi fece svegliare di soprassalto. Le urla si sosseguirono insieme a singhiozzi e infine pianti sommessi.

Una ragazza, di più o meno qualche anno piu grande di me.

Mi tappai le orecchie con il cuscino poi mi decisi a guardare fuori dalla finestrella di camera mia.

Scoprii che a piangere e dimenarsi era la figlia del panettiere. Era toccato a lei stavolta.

Non la conoscevo di persona. Era alta e di corporatura robusta. I capelli ondulati castano chiaro, ora sconvolti, incorniciavano un volto paffuto da grandi occhi verdi solitamente vivaci e curiosi ma ora ricolmi di terrore.

Indossa và una lunga camicia da notte a righe.  Per un attimo puntò le pupille piene di paura su di me in una richiesta muta prima che le guardie la portassero via.

Non dormii per tutta la notte ripensando a quello sguardo.

La mia cittadella,  Tended, era ed è tuttora governata da un sovrano pezzo e crudele. Lui e i nobili della città si divertivano a vedere la gente combattere nell'Anera, una specie di arena.

Inizialmente erano solo i criminali e i prigionieri di guerra, successivamente, ci andammo di mezzo anche noi dei quartieri più poveri.

Non si sa precisamente cosa accade alle persone prima di entrare nell'Anera. Fatto stà che erano cambiati, non più esseri umani ma mostri.

Adiacente all'Anera vi era il laboratorio. Li veniva modificata la vittima.

Gli ultimi quindici rimasti avrebbero fatto parte dell'esercito.

A noi dei quartieri bassi era permesso assistere al brutale evento una volta al mese.

L'anera era un edificio quadrangolare alto parecchi metri e con al centro uno spiazzo dove i mostri combattevano fino alla morte. Aveva delle scalinate ai lati per gli spettatori e una strana rete metallica intorno allo spiazzo per evitare che i mostri attaccassero il pubblico.

Il Laboratorio assomigliava di più a un carcere dalle grige e possenti pareti e le sbarre alle finestre e,  naturalmente non mancavano le sentinelle.

Con l'arrivo della guerra i criminali non bastavano più così eravamo noi la carne da macello.

Le guardie arrivavano inaspettatamente e ti portavano via, se ti opponevi eri morto. Ma dopotutto eri come morto comunque una volta entrato nel laboratorio.

Da quel momento vivevamo nell'ansia e nel terrore di essere i prossimi a essere scelti.

Ma quel maledetto giorno toccò a me.

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