Capitolo 2

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Pov Eren

I due ragazzi camminarono in silenzio nella speranza che nessuno li veda. In quel momento il silenzio era la miglior cosa da fare per non essere notati.
Urla, dolore, spari, corpi e sangue li circondavano, le parole non sarebbero mai riuscite a ricoperore quei suoni strazianti, non avrebbero coperto il pianto di una donna che vede morire avanti i suoi occhi il proprio figlio o il marito. Niente sarebbe riuscito a coperire quelle orribili condizioni in cui i prigionieri erano obbligati ad obbedire, senza possibilità di ribellarsi. Arrivarono a destinazione, avanti una delle case nel lato "lusso" dei lager, dove alloggiavano i soldati.
Eren aprì la porta della casa e lo fece entrare, chiudendosi la porta alle spalle subito dopo che anche il corvino mise piede nella sua dimora.




-Qui mi conoscono come Adam, ma il mio vero nome è Eren, Eren Jeager. Mio padre è un famoso medico di Berlino, mentre mia madre è la sua segretaria. Inizialmente ero un soldato di guerra, combattevo per sopravvivere, poi ritornai a casa e mi feci dei documenti falsi. Funzionò, feci credere che Eren era stato dato per disperso ed io ero Adam ed eccomi qui. Il nome falso mi è servito...sai, per avere salva la pelle…Ma non avrei mai pensato che mi avrebbero fatto prendere servizio qui... Ti ho fatto venire qui perché appena ti ho visto, ho pensato che soprattutto tu tra tanti, non meriti di essere qui, ed io non voglio che tu ci sia... l'unico modo che ho per tenerti in vita è farti lavorare nella mia casa come mio domestico. In norma saresti uno schiavo…Ma non voglio renderti tale, voglio che tu viva e pur di proteggerti, farò di tutto. Poi credo di averti già visto prima...magari ti sto confondendo con qualcun'altro, chissà.





Pov Levi

Il ragazzo dagli occhi grigi ascoltò senza interrompere l'immenso discorso del ragazzo.




“Non sei il solo a provare quest'attrazione. È come se fossimo fatti per stare insieme, come se il nostro destino fosse legato ad una vita passata, esaudendo il nostro desiderio di viverr per sempre insieme, chissà, forse questo desiderio si è avverato. Lottare per una causa, per stare insieme, per amore...ed io voglio starti vicino. Voglio conoscerti ed ascoltare ancora la tua voce fino alla fine dei miei giorni.
Speravo di rivedere quel bambino che rimase con me quando scappò di casa, quel bellissimo bambino con i tuoi stessi occhi e di cui non ho mai saputo il nome, ma che mi ha colpito e mi ha fatto innamorare in poco tempo. Se quel bambino sei tu, sappi che non ti lascerò mai più, non di nuovo, non ora che ti ho ritrovato, non ora che mi hai di nuovo stregato con il tuo essere semplicemente te stesso.”




Purtroppo però, quelle parole non videro mai la luce, furono solo un suo pensiero. Avrebbe tanto voluto dirgli quelle parole, ma il corvino non era quel tipo di persona così…dolce? Forse un po’ lo era dopotutto…Ma non era ancora il momento adatto, ne tanto meno il luogo, e non così facilmente.




-Levi Ackerman. Mia madre è stata portata qui con me, ma non so se sia ancora viva, penso di si. Ti ringrazio di avermi salvato ed accetto la tua proposta se questo può evitarmi la morte per ogni piccolo ed insignificante gesto, ma solo ad una condizione. Se mia madre è viva, proteggila. Io qui dentro non posso farlo.




Eren gli sorrise, salendo le scale di quella casa a due piani e le scese poco dopo con una maglia a maniche corte nera ed un pantaloncino del medesimo colore.




-Seguimi, ti mostro il bagno ed una volta lavato e cambiato ti faccio vedere il resto della casa. Per quanto riguarda tua madre invece ti prometto che sarà sotto la mia protezione, e la porterò al sicuro il prima possibile, lontano da qui.




Il corvino annuì, sussurrando un grazie. Sapere sua madre al sicuro lo aveva sollevato. Aveva fatto di tutto per nasconderla, per non farla trovare…ma quando lo avevano preso, lei non era riuscita a stare a guardare ed era uscita allo scoperto, lasciandosi catturare. A riportarlo con i piedi per terra, allontanando quei pensieri, anzi, quei ricordi, fu la voce di Eren. Aveva seguito quel ragazzo fino al piano superiore senza accorgersene.




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