Eren
Era uscito dal suo alloggio, ma senza muoversi, quasi bloccato da ciò che gli si parò davanti. Dei soldati avevano appena sparato ad un ragazzino che poteva avere massimo dodici anni, uccidendo senza pietà anche la madre troppo rumorosa per i loro gusti, ma ciò che lo faceva uscire davvero fuori di testa era come quelle bestie ridevano e maltrattavano quei corpi ormai privi di vita, dove dalla ferita alla testa usciva quel liquido rosso che caratterizzava la vita di un essere vivente. Probabilmente erano morti senza un motivo valido che giustificasse tale azione.
In quanti avevano fatto quella fine da quando si aprirono i primi campi di concentramento? Costretti a stare a quella tortura, anzi, più che tortura era qualcosa che non poteva essere spiegata tanto che era brutale. Era un vero e proprio inferno. La gente credeva nell'inferno composto da fiamme e schiavitù per l'eternità. Altri invece credevano nell'inferno dantesco, dove in ogni girone ogni anima scontava la propria pena per sempre. Per lui, il vero inferno era quello che stavano vivendo in quella guerra e in quei maledetti campi di sterminio. La guerra era iniziata nel primo settembre del 1939, e per fortuna era quasi agli sgoccioli, o almeno era questo che le notizie da fuori riportavano. Quel giorno era a il 29 Maggio del 1945. Erano passati anni da quando la Germania diede inizio a tutto e dalla nascita dei primi campi. L'umanità non si era mai spinta così oltre, pensando che ci fosse un limite a tutto, invece si sbagliava di grosso. Su sperava che dopo questa tragica esperienza, l'uomo non ripetesse mai più una cosa del genere e soprattutto smettesse con le guerre e di essere razzista. In questo caso non lo si è contro chi ha un colore di pelle diverso, ma per chi crede in culture diverse. I tedeschi dopo la fine della prima guerra giurarono vendetta, ed avevano mantenuto la parola. L'intero mondo era in guerra e milioni di vite cadevano come una foglia d'albero, morendo sul freddo suolo e calpestate da tutti. Ogni giorno una donna perdeva un figlio o un marito. Ogni giorno moriva una famiglia, un bambino, un anziano. Ogni giorno milioni di vite venivano strappate via dalla crudeltà dell'essere umano e chiunque riusciva a vivere un giorno in più, ringraziava se stesso per essere riuscito a sopravvivere ancora. La guerra è una cosa stupida, si ripeteva il castano. La guerra è portatrice di dolore dove nulla migliora, dove tutto si peggiora. Era grato al mondo di essere ancora nel mondo dei vivi e di aver trovato qualcun altro per cui vivere. Levi era diventato in così poco tempo una persona troppo importante e da proteggere a qualunque costo, che sia la vita stessa.
Alzò gli occhi al cielo, sperando che nessuno si avvicinasse al suo Levi e che durante la sua assenza non succedesse nulla. Come poteva difenderlo al meglio se non era con lui? Pensando ciò, gli venne in mente un idea geniale. Per difenderlo bastava restargli vicino sempre, quindi anche fuori.
Nessuno sapeva che Levi era vivo, o meglio, nessuno sapeva il suo nome, essendo stato etichettato come un numero e dato per morto data la sua sparizione. Certo, aveva detto che era sotto sua stretta supervisione, Ma non aveva mai detto che fosse vivo ed essendo parente alla famiglia più potente della Germania, anche se fosse stato ritrovato vivo nessuno gli avrebbe fatto del male per paura di cosa potesse accedervi dopo. Dal cognome, si sapeva che fosse il figlio di Kuchel, che aveva spacciato come cugina di Carla Jeager. Perché non rischiare? Del resto se avessero scoperto che non era chi diceva di essere e che Kuchel non era parente alla moglie del medico e che il figlio della donna venisse trattato come un re e aveva rapporti con un soldato quindi entrambi gay, nel caso fosse successo davvero, sarebbero morti entrambi e probabilmente anche la madre del corvino e gli stessi signori Jeager, accusati di aver contribuito a tale oscenità senza segnalare l'anomalia.
Eren era bravo a mentire, ed i suoi capelli lunghi nascondevano le orecchie che diventavano rosse quando diceva una bugia. Aveva deciso di non tagliarli, così da rendere più credibile la differenza tra Eren ed Adam. Levi sarebbe diventato Rivaille, figlio della donna corvina ma nato da un padre diverso, ma ugualissimo a Levi. Entrambi avevano preso tutto dalla madre e Rivaille portava lo stesso taglio di capelli di Levi. Ammirava così tanto il fratello maggiore da volergli assomigliare in tutto. Avrebbe dovuto procurarsi documenti finti e così avrebbe vissuto tranquillo nella propria dimora ed avrebbe lavorato insieme ad Eren, se tutto sarebbe andato secondo i piani, in più, avrebbe detto che Levi grazie al fratello aveva raggiunto sua madre, di conseguenza, non lo avrebbero perseguitato ed ucciso. Era un piano geniale! E con la giornata libera avrebbe potuto attuare tutto il suo piano!
Rivaille Ackerman, suonava bene, e poi il corvino essendo anche molto antipatico, poteva fingere benissimo di essere un militare abituato a trattare male la gente, tasferito in quel posto proprio come Eren.
Senza accorgersene era arrivato nella stessa casetta dove si trovava il “dottore". Erano le tre e un quarto e con molta probabilità o violentava qualche donna, bruciando e tagliando le pelli di quelle povere persone, oppure li sottoponeva ad assurdi esperimenti portatrici di malattie, come i tumori o test talmente dolorosi da portare la vittima alla morte. Vide il telefono che stesso il giorno prima aveva usato per chiamare l'ospedale. Avrebbe tanto voluto provare a chiamare sua madre per sapere se Kuchel era giunta sana e salva a destinazione e parlare un pò con la sua amata mamma, ma avrebbe messo in pericolo la sua famiglia e se stesso, quindi dovette resistere alla tentazione di farlo. Attraversò diversi corridoi, arrivando dove si trovava colui che aveva il completo controllo di quel luogo, come se fosse il direttore di un ufficio o il preside di una scuola. Rimase un po' a parlare con quel bastardo, riuscendo ad ottenere la giornata di riposo, dovendo firmare però varie scartoffie e aggiornarlo sulle attività che svolgevano i prigionieri. Avevano perso molto tempo per quelle inutili carte e per parlare di cose inutili almeno per Eren. Cose tipo su come procedeva fuori la guerra, sui piani dei tedeschi, parlare male degli ebrei, uccidendone una decina che per sbaglio si erano trovati a passare per fuori la finestra. Ad ogni sparo chiedeva mentalmente scusa alla vittima perché non era riuscito a salvarlo. Ormai si erano fatte le sei meno un quarto ed Eren dovette per forza tornare a lavoro. Non poteva certo far finta di nulla e tornare a casa da Levi, anche se gli sarebbe piaciuti moltissimo tornare da lui. Magari sarebbero sopravvissuti insieme e avrebbero potuto condurre una vita normale.
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Per la nostra libertà -In Revisione-
FanfictionDecise che sarebbero scappati insieme, perché in quei occhi grigi come l'acciaio, freddi, penetranti e taglienti, li vide rompersi sotto di se, solo per un istante. " Non voglio farti del male.." "A quelli come voi, noi non abbiamo nomi, siamo numer...