Dal capitolo 15..
Lo avvicinò a se, abbracciandolo e per rassicurarlo, o forse doveva rassicurare se stesso? Rimasero abbracciati per un po' e si staccarono. Dopo brevi raccomandazioni, il soldato uscì di casa, guardando il corvino sorridergli appena mentre la porta si chiudeva, separandoli definitivamente una volta chiusa. Quando non vide più il corvino sospirò, sperando che finisse tutto al più presto e poter stare insieme. Con questi pensieri raggiunse gli altri "colleghi" che meravigliati dal suo anticipo e conoscendo la sua tesi, risparmiarono la vita a cinque ragazzi di tredici anni che stavano per essere uccisi ingiustamente.
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Pov Levi
Il mese successivo passò bene o male uguale ai giorni scorsi: si svegliavano l'uno abbracciato all'altro, pranzavano insieme chiacchierando del più e del meno e si vedevano la sera per la cena. Il corvino amava ascoltare le chiacchiere del castano su come avesse passato le ore di lavoro, la sua voce lo rilassava e dopo essersi spogliati si mettevano sotto le lenzuola, addormentandosi. Ormai era estate, il mese di Luglio era stato abbastanza tranquillo per i due giovani ed anche a abbastanza caldo, di norma le temperature non erano altissime, ma in quell'anno le temperature erano arrivate quasi a trenta gradi, sbalordendo tutti.
Era un normale giorno di fine Luglio quando il castano salutò l'amato con un bacio sulla guancia uscendo subito di casa avendo fatto tardi, chiudendo la porta dell'abitazione e sparendo definitivamente dalla vista del corvino. Dopo quel saluto, dopo la chiusura di quella porta, il corvino lo aspettò, impaziente di rivederlo e dormire con lui. Aspettò tutta la notte, ma del castano nessuna traccia, non era tornato quella sera. Il giorno dopo lo aspettò per tutta la giornata, calò la sera, e di nuovo non si era fatto vivo. Era preoccupato, non sapeva che fine avesse fatto ed aveva paura fosse successo qualcosa di grave, non era da lui comportarsi così. Andò a letto di nuovo a digiuno, senza l'altro non poteva cucinare ed il massimo che aveva potuto mangiare era un po' di pane con dell'insalata. Potevano essere forse le tre di mattina quando sentì la porta d'ingresso chiudersi con delicatezza e qualcuno salire piano le scale, come un ladro silenzioso che si aggira per la casa cercando di non farsi scoprire. Riconobbe i suoi passi, quindi non si allarmò e si alzò di scatto, aprendo la porta della camera dove vide lo sguardo sorpreso del giovane soldato ed anche molto stanco e sporco, probabilmente non si aspettava di trovarlo sveglio. Lo abbracciò di slancio stringendolo forte a se, finalmente era con lui, e cosa più importante, era vivo. Man mano sentì il peso del suo corpo farsi più pesante, lo sorresse senza problemi ed allarmato scostò appena da se per controllarlo, per fortuna era solo crollato dalla stanchezza, probabilmente non aveva mangiato nulla, eppure nei campi non era cambiato nulla, sempre la stessa routine per quello che era riuscito ad intravedere dalle finestre. Lo spogliò, rimanendo in boxer per non violare la sua privacy, anche se la tentazione di ammirare il suo corpo era tanta e lo lavò per quel che riusciva, portandolo poi a letto sotto le lenzuola fresche per farlo dormire tranquillo. Aveva iniziato a guardarlo ed accarezzarlo appena si era messo steso al suo fianco, iniziando a piangere. Aveva avuto paura che fosse successo qualcosa di grave, qualcosa come averlo scoperto e lo avessero ucciso e presto avrebbero preso anche la sua vita oltre quella del castano. Era stato in ansia, ed ora eccolo lì, di nuovo vicino a lui che dormiva come un bambino dopo una giornata passata al luna park. Continuò ad accarezzarlo e vegliare sul suo sonno fin quando non crollò addormentato anche lui appoggiato al petto della persona che amava. Il giorno dopo al risveglio si ritrovò di nuovo solo tra le lenzuola, il soldato era già andato via, eppure era ancora presto per iniziare il turno. Tristemente si tirò a sedere, guardando il lato dove il più piccolo riposava, notando un foglio sul cuscino, che aprì quasi con foga, sperando di trovare una spiegazione a tale comportamento.-"Levi, scusa se ti ho fatto preoccupare non rientrando a casa, purtroppo non so per quanto sarò impegnato, hanno bisogno della mia presenza e non penso di poter tornare prima della sera inoltrata com'è successo oggi. Mi dispiace così tanto lasciarti solo, ma non posso, anzi, non possiamo farci nulla. Ci sono un fucile e delle pistole nell'armadio, usale se necessario e se vuoi cucinarti qualcosa fallo dalla cantina e non spegnere mai la luce delle scale, è l'unica che può farti abbastanza luce da poter vedere bene o male in tutte le camere. Se non tornerò la sera sta tranquillo, sto bene, solo mi terranno bloccato qui a lavorare, anche se proverò e farò di tutto per tornare sempre ed abbracciarti o semplicemente guardarti dormire.
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Per la nostra libertà -In Revisione-
FanficDecise che sarebbero scappati insieme, perché in quei occhi grigi come l'acciaio, freddi, penetranti e taglienti, li vide rompersi sotto di se, solo per un istante. " Non voglio farti del male.." "A quelli come voi, noi non abbiamo nomi, siamo numer...