TELL ME WHY

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Nel camioncino, Gibbs aveva fatto indossare a Ziva la sua felpa ed il berretto dell'NCIS. Appena posò il cappello sulla testa, un sorriso sbocciò lieve sul suo volto, e Tony non mancò di notarlo, ma senza darlo a vedere.
Ziva gli era mancata davvero tanto, e tutte le notti sognava di arrivare e vederla seduta alla sua scrivania, che iniziassero a stuzzicarsi con le solite battutine e che si capissero al volo con i loro sguardi. Sognava solo quello che aveva perso. Non era mai riuscito ad andare oltre quella mancanza, ma aveva imparato a conviverci. Poi finalmente si era rifatto una vita, e proprio quando le cose sembrava andare per una volta per il verso giusto, eccola che gli compariva davanti, esattamente come lui aveva sognato.

Arrivarono sul luogo prestabilito, e subito fu chiaro a tutti perché l'auto di Adam fosse ferma lì... Un incidente frontale aveva ridotto i due veicoli in pessime condizioni. Si avvicinarono e con movimenti rapidi aprirono gli sportelli di entrambe, rivelando solo vetri sparsi ovunque.

Intanto Tony si era concentrato su un altro particolare.
Macchie di sangue fresco erano impresse sul marciapiede, e portavano dentro ad un buio magazzino distrutto per metà e logorato dal tempo.
"Capo..." fece indicando con un cenno della testa le macchie.
Ziva iniziò a preoccuparsi, ma era convinta che sua figlia stava bene, e quello non era il suo sangue. Mentre Gibbs prelevava un campione da poter consegnare ad Abby, gli altri due agenti, entrarono nell'edificio con circospezione, e la loro attenzione venne subito attratta da una figura per terra che non dava segni di vita.

Dopo aver constatato che il magazzino era vuoto, corsero a controllare chi fosse l'uomo. La luce era molto debole e ci volle un po' a riconoscerlo, ma quando lo videro, le loro espressioni parlavano abbastanza da non fare domande.
L'ex superiore di Ziva nel Mossad, Malachi, era steso per terra, con del sangue che continuava ad uscire copiosamente. Segno che fosse ancora vivo.

Tony iniziò a cercare il bozzolo, ma non era facile senza luce. Si fermò quando vide la sua ex partner stringere qualcosa in mano. Era un peluche. Quello che aveva Ariel prima di essere rapita. Ed era ricoperto di sangue.
"Era di Ariel?"
Per tutta risposta, Ziva abbasso lievemente il capo, riuscendo così a trattenere l'agitazione.

Quando i soccorsi arrivarono a portare Malachi in ospedale, i tre agenti terminarono di raccogliere le prove e le testimonianze del tutto vaghe, e tornarono alla base. Sia Ducky che Abby erano stati avvisati del nuovo caso, ma non dell'arrivo di Ziva. Avevano mandato i campioni di sangue raccolti sul marciapiede e nel magazzino alla scienziata, mentre il peluche, era ancora nelle mani di Ziva. Da quando lo aveva trovato non se n'era separata nemmeno per un secondo. Era l'unica cosa che aveva di sua figlia. E ripensando a quel momento, si rese conto che quando era stata catturata, non aveva nulla addosso se non il pannolino... Sperava che almeno Adam l'avesse coperta con qualcosa.

"Ziva consegnalo ad Abby"
"Perché io, Gibbs?"
Ma questi non rispose, facendo roteare gli occhi della ragazza che si diresse così verso il laboratorio.

"Ciao Ellie... Ci sono novità! Ma non sono molto confortanti..." iniziò la scienziata forense senza voltarsi "Il sangue raccolto sul marciapiede appartiene a due persone distinte. Adam Eshel e Ariel David" si voltò, e vedendo Ziva al posto di Ellie, pronunciò le ultime parole quasi senza voce.
"Gibbs aveva ragione... Troppa caffeina!"
"Sulla scena del crimine c'era questo. Apparteneva a..." provo a far finta di nulla l'agente.
"ZIVAAAAAAAA" le corse incontro urlando a squarciagola, e stritolandola con uno dei suoi abbracci.
Ziva sorrise fra le braccia dell'amica, si rese conto di quanto le fosse mancato quel calore, e dopo una rigidità iniziale, si sciolse vedendo la sua bandierina nel laboratorio e ricambiò l'abbraccio, appoggiando l'orecchio alla spalla di Abby.
"Abby, mi sei mancata"
"Anche tu sei mancata a tutti..."
Sentendosi un po' in colpa, tentò di giustificarsi.
"Abby io..."
Ma questa non la fece parlare, staccandosi dall'abbraccio.
"Allora si può sapere che diamine ti è saltato in mente?!" si scaldò.
"Non sarei tornata se non foss..." provò a spiegare, ma venendo nuovamente interrotta.
"No! No! No! Cosa ti è saltato in mente quando hai deciso di non tornare qui due anni fa?!"
"Non avevo scelta... Credimi!"
"Si può sempre scegliere..." disse Abby in tono di rammarico "E tu hai fatto la tua scelta!"
"Abby ti prego... Cerca di capire..."
"Non c'è niente da capire, se non che tu hai pensato a te stessa, senza pensare che magari qualcun altro ci sarebbe stato peggio. E non sto parlando solo di me, lo sai"
Ziva si morse il labbro. Sapeva che aveva sbagliato, ma davvero non sapeva come fare, ed ora si sentiva ripudiata dall'unica famiglia che l'avesse mai amata per davvero.
"Avrai avuto le tue ragioni, e lo capisco. E credo che anche per te questi non siano stati anni facili. Sappi che però anche qui non si respirava aria di allegria e spensieratezza."
Iniziò a mordersi il labbro con più forza. Avrebbe dovuto parlarne con loro, ma non l'ha fatto. Tutta colpa della sua testardaggine.
"Certo, tu eri sola laggiù, mentre noi siamo rimasti qui insieme, eri lontana dai tuoi affetti, e nel posto in cui è vissuta la tua famiglia naturale, nella quale però sono morti tutti..." fece una pausa ripensando a quello che aveva detto "Okay forse sei stata più male di quanto pensassi... Ma il punto non è chi ha sofferto di più, è che..." fece una seconda pausa "Oh Ziva... Ci sei mancata così tanto!" disse tornando ad abbracciarla.
"Mi... Dispiace Abby... Non era questo che volevo" disse sentendo le lacrime salire lungo i condotti lacrimali, e cercando di fermarle lì.
Abby avrebbe voluto dirle tutto quello che era successo dopo di lei, che nessuno pronunciava il suo nome, o che tutti si erano legati ad oggetti che riportavano a lei. O ancora che Tony era andato dallo psicologo per poter convivere con la sua assenza... Ma sapeva che così avrebbe solo combinato altro scompiglio.

Quando si ristabilì la calma nel laboratorio, Ziva fece analizzare il peluche da Abby, la quale d'un tratto si bloccò.
"Ziva... David... Ti sei dimenticata di dirmi qualcosa?"
Era la terza persona che glielo chiedeva, e prima o poi avrebbe dovuto rivelare chi era la madre della bambina... Poi!
"Si..." la fissò per un attimo "Che sulla 34esima le macchie di sangue portavano dentro un magazzino. Queste sono le foto"
"Ziva..."
"No Abby, non c'è altro... E tu cosa stavi dicendo prima? Che hai scoperto?"
La scienziata la guardò con sospetto, mentre spiegava che le tracce di sangue appartenevano sia ad Adam che alla bambina.
"Per l'orsacchiotto ci vorranno circa 20 minuti... Ma credo che il risultato sia facilmente prevedibile..."
Ziva tentò di trattenere le lacrime, era spaventata per sua figlia, e non poteva fare niente. Abby si accorse dello strano atteggiamento dell'amica e colse l'occasione per prelevarle un campione di DNA.
"Ziva ma sei veramente tu?"
"Certo!"
"No... Non ti credo... Apri la bocca e controlliamo"
"Abby... Che stai dicendo?"
"Apri la bocca!"
Ziva eseguì, e la scienziata poté fare il suo lavoro.
"Okay sei tu..."
"Abby... Il padre è Adam Eshel..."
La ragazza sbarrò gli occhi incredula.
"Abbiamo lo stesso cognome per puro caso... La mamma è morta e il padre le ha abbandonate. Io me ne prendo cura quando posso. Ecco perché sono stata io a esporre denuncia... Mi credi?"
"Si..." sospirò.
Il cellulare di Ziva iniziò a squillare. Era Gibbs che la voleva giù.
"Ti crederò quando lo confermerò!" esclamò una volta rimasta sola.

"Gibbs"
"Ziva, Malachi si è svegliato"
la ragazza non sembrò molto felice della notizia.
"Ehi... È sempre una pista... Ora lo possiamo interrogare" provò a convincerla.
"Portalo qui. Bishop va' con lei"
Le due ragazze si diressero nell'ascensore.
Chiusesi le porte, l'imbarazzo sembrò prendere posto.
"Così il tuo nome è Ellie"
"Eleanor. E tu sei Ziva... Tony mi ha parlato molto di te. Ma perché te ne sei andata"
Quella domanda, fatta senza alcun fine secondo, destabilizzò le già deboli certezze di Ziva.
"A volte sei costretta a prendere decisioni che non vorresti prendere. E devi fare una scelta."
Ellie non capì granché ma preferì tacere capendo il disagio.
"Sai Tony non è stato bene per molto tempo..."
"Gli è tornata la peste?" chiese allarmata, bloccando l'ascensore.
"Peste? No! Tony ha avuto la peste?"
"Lascia stare..."
"È andato da uno psicologo per stare meglio, ma senza grandi risultati. Ed ora era quasi riuscito a rifarsi una vita. Ci ha messo un anno... Dovevi essere davvero importante per lui... Ma ora che sei qui, la sua normalità è stravolta di nuovo. Tony è mio amico, e non voglio vederlo soffrire ancora. E credo neanche tu"
Tony dallo psicologo? Per lei? Ziva capì che quello era l'errore peggiore che avesse mai fatto.
"Io non me ne andrò di nuovo, se è questo che stai cercando di dirmi"
"Ti capisco Ziva... Ti senti in colpa, sola, e tutti ti rifiutano per le tue azioni... Non mi è mai capitato. Quando sono arrivata qui sono stati tutti molto gentili con me, specialmente Gibbs, ma posso capirti."
"Gibbs si è fidato subito di te?" chiese ripensando a quando lei si presentò per la prima volta all'NCIS.
"Si. È stato il primo..."
"Sono cambiate molte cose da quando me ne sono andata." Disse facendo ripartire l'ascensore
"Ma non si è mai dimenticato di te. Eri entrata nel cuore di tutti, e quando te ne sei andata, il vuoto che hai lasciato era ben visibile dagli estranei come me"
Bishop capiva bene che sentirsi dire che farsi rimpiazzare era stato facile, non era rassicurante, e lei voleva solo instaurare una relazione di fiducia con Ziva.
"E..." esitò l'ex agente.
"Tony? Come ti ho detto... Andava dallo psicologo"

Sapere che Gibbs si era fidato fin da subito di quella ragazza, quando con lei 8 anni forse non erano bastati, le procurava una strana sensazione di nostalgia. Ma nel profondo sapeva che non era così. Sapeva che dal momento in cui aveva ammazzato suo fratello, Gibbs si fidava ciecamente di lei, ma non lo dava a vedere. Lo stava nascondendo a se stessa, forse solo per giustificare il suo errore.

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