SCARED

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Poche ore prima, Tony era sceso a controllare che non fosse successo nulla in obitorio, e Ducky l'aveva mandato a tranquillizzare tutti. Era finalmente riuscito a parlare con Ziva della Somalia dopo 6 anni, ed ora la sua nipotina aveva gli occhi gonfi, ed un cuore spezzato nel petto. Aveva avuto la possibilità di controllare ogni sua ferita, e si era reso conto di quanto fosse dimagrita in quel periodo.
L'aveva poi invitata a rimanere finché non si fosse sentita pronta a tornare dai colleghi, e insieme stavano aprendo la salma spedita loro dal Mossad.

Ellie intanto, era andata a parlare con il direttore, per provare a convincerlo a dimetterla, ma senza risultati. Quando tornò nello squadroom, Tony stava facendo divertire la sua bambina, anche se ancora non le aveva rivelato nulla.
"Ellie che succede?" Chiese vedendola arrivare molto innervosita.
"Niente che non vada, Tony!" rispose alterata.
"Okay... Come vuoi..." Poi gli venne un'idea "Ehi sirenetta... Ti va di fare una carezza ad Ellie?" si alzò, e si avvicinò alla sua scrivania. La piccola assonnata, si sporse leggermente per toccare il viso della ragazza, che subito sorrise intenerita.
"Ehi Ariel... Facciamo un disegno insieme ad Abby mentre aspettiamo la mamma?" la piccola annuì felice, e per la prima volta, Bishop la prese in braccio.
Tony era visibilmente stanco, e la sua amica voleva aiutarlo.

Ziva era stata da Ducky per quasi tutto il giorno, e Tony si era occupato della sua sirenetta. Erano trascorse solo 5 ore, ed il ragazzo si chiedeva come avesse fatto Ziva in quei quasi due anni a fare la mamma a tempo pieno, giorno e notte.
Aveva la testa immersa fra i suoi pensieri, quando Gibbs lo chiamò.
"Tony... Cosa c'è che non va?"
"Capo... Ora sono un papà!" rispose ridendo e aprendo le braccia.
"Tony non stai prendendo in giro nessuno! Ora siamo solo io e Gibbs... Puoi dirci cosa ti turba" lo incoraggiò McGee.
"Come andrà a finire con Zoe?" chiese  ad un tratto.
"È una ragazza intelligente... Se ti ama veramente, capirà..."
"E se fossi io a non amarla per davvero?" disse alzandosi.
"Ehi... Prima di fare qualsiasi cosa, pensaci bene!" lo fermò Gibbs.
"Non c'è tempo capo..."
"Ma di che stai parlando Tony?" chiese McGee, alzandosi anche lui.
"Io e Zoe... Ci sposiamo" disse in tono quasi preoccupato vedendo lo sguardo del suo capo.

Era chiuso in bagno, e McGee era entrato con lui.
"Pivello, ti ho detto che non ne voglio parlare..."
"No! Tony, smettiamola con questa finta! L'avete deciso il mese scorso. Poi è arrivata Ziva, tua figlia... Come pretendi che i tuoi piani non cambino?" gli parlò McGee "Tony ti conosco meglio di chiunque altro, a parte Gibbs... E Ziva! E so bene cosa provi! Perché non lo vuoi ammettere? Perché non vuoi dire una volta per tutte la verità?"
"Stai esagerando, pivello!"
"No, non sto esagerando."
"E quale sarebbe la verità?"
"Che tu ami Ziva! Che ogni notte sogni Berlino! Che ogni mattina vorresti svegliarti con lei accanto, e tua figlia in mezzo. E sai cosa succederà se non la smetti? Che quando ti ritroverai davanti all'altare, e alzerai quel velo, la donna che troverai, non sarà quella che ami!"
A quel punto Tony era rabbioso. Afferrò il suo amico per il colletto e lo portò al muro.
"Non provare mai più a dire una cosa simile! Io la amo, e tra poco la sposerò!" e così dicendo, uscì dal bagno.

"Ziva, mia cara, puoi aprire la cerniera mentre io sterilizzo il bisturi?"
Ziva iniziò ad aprire la cerniera, ma quando era sul punto di cacciare il corpo, questo cadde a terra, mentre dal sacco che lo conteneva, uscì un uomo vivo, in carne e ossa, con una pistola puntata davanti a sé.
La ragazza istintivamente prese la sua pistola, ma non trovò nulla nella fondina dal momento che gliel'avevano requisita... Si sentì cedere le gambe quando vide il volto dell'uomo. Stava per lanciare un urlo, ma la voce non le uscì dalla bocca. Le sembrava di vivere l'incubo che molte notti sognava.
"Ci rincontriamo Ziva" una voce agghiacciante le parlò, e Ducky si voltò di scatto notando anche lui l'uomo.
Sembrava di origini arabe, la carnagione olivastra, molto scura, degli occhi castani, ed un fisico allenato.
Ducky rivide in un attimo quello che era accaduto tanti anni prima con Ari, ma iniziò a preoccuparsi ancora di più, quando si accorse dello sguardo disorientato di Ziva. Vedeva le gambe che le tremavano, e la carnagione diventare sempre più pallida.
"Quello è tuo nonno?" chiese l'uomo andando verso il dottore.
Ziva fece per saltargli addosso, ma venne subito bloccata.
"No, no, no...  Non è così che funziona! Adesso sono io a dettare le regole" le disse in tono troppo pacato, a pochi millimetri dal suo viso, mentre le stringeva il polso.
"Ziva... Lo conosci?" chiese Ducky vedendo la scena terrorizzato.
"Lui è Jamaal..." disse solo. Ma questo bastò al dottore per capire.
Gliene aveva parlato da poco, perché l'uomo che ora stava stringendo Ziva a sé in modo animalesco, senza lasciarle vie d'uscita, era stato il primo, tra gli uomini di Saleem, che abusò di lei.
"Ziva, sono qui per un accordo" iniziò guardandola negli occhi, mentre continuava a stringerla a sé.
"E cosa ti fa pensare che io abbia intenzione di scendere a patti con... Te?" rispose squadrandolo e cercando di divincolarsi.
La stretta di Jamaal, era però troppo forte, e non ottenne molto.
"Cosa vuoi?" Domandò Ducky.
Ziva si voltò di scatto a guardarlo. Non aveva la minima intenzione di contrattare con quell'animale.
"Ziva, io ho intenzione di farla pagare a certe persone... Il Mossad... Tuo padre!"
I due ostaggi rimasero turbati da quell'affermazione. Eli era morto, ma lui, pareva non saperne nulla.
"E cosa vuoi da me?"
"Vedi Ziva... Tu ti sei unita all'assassino di mio fratello: Gibbs, si chiama così, vero? Ecco io dovrei far fuori anche te, ma tu potresti essermi utile. Devo arrivare a tuo padre, quell'uomo che non ha avuto un minimo di compassione quando tu eri nostra... Ospite! E loro..." disse indicando Ducky "Hanno iniziato a preoccuparsi di te solo dopo quattro mesi! Siamo stati noi, invece, ad offrirti compagnia, pane e acqua, in quel periodo. Siamo stati noi ad offrirti un tetto... E diciamolo..." Fece una pausa osservandola negli occhi e stringendola più forte, tanto da farle perdere il respiro "Anche i piaceri della vita" concluse con un sorriso malizioso.
Ziva non poté resistere, e gli sputò in faccia, liberandosi e correndo a proteggere Ducky.
"Sei un... Un lurido maiale. Io... Io..." disse Ducky furioso.
"Calma, calma dottore. Va tutto bene! Vero, Ziva?"
Istintivamente si portò una mano sulla ferita al basso ventre, facendo così sorridere Jamaal, e stava per ribattere, quando si bloccò di colpo.
L'uomo stava sollevando il cadavere che era caduto a terra, ma non era un agente del Mossad, o meglio. Non era quello che aspettavano. Era Monique!
"Monique... Tu! Sei stato tu! Non Adam..."
"Perspicace... Ebbene si! Non voleva collaborare. Un po' come state facendo voi ora. Quindi fate attenzione!"
Ziva ripensò all'interrogatorio di Adam. Aveva detto di averla ammazzata per timore che parlasse. Ma a quanto pareva era stato Jamaal... Cosa gli aveva rivelato Monique?

Vederla in quello stato le faceva male, la ricordava vivace, poi un giorno era sparita, e nessuno ne aveva avuto più notizie, finché una mattina due agenti del Mossad bussarono alla sua porta per avvisarla del ritrovamento del corpo della sua amica. Era stato devastante sentire quelle parole, ma doveva essere forte per sua figlia.

Nello squadroom si respirava un'aria a dir poco angosciante, per via del fatto che Tony aveva intenzione di sposarsi, ma non era più convinto dei suoi sentimenti.
Un silenzio assordante riecheggiava nella stanza.

"Ho detto,  come sono i vostri rapporti col Mossad?" Jamaal scandì ogni singola parola.
Aveva legato Ducky ad una sedia, mentre Ziva era attaccata al muro, e tenuta ferma dalle sue manacce . Aveva provato più volte a divincolarsi, ma racimolando solo percosse.
Aveva iniziato con quella domanda, ma nessuno dei due osò rispondere, e fu costretto a ripeterla più volte. Quando si rese conto che non riusciva a estrapolare informazioni, pose la stessa domanda per l'ultima volta, e al silenzio di entrambi, si scaraventò su Ziva, proprio come aveva fatto in Somalia.
La ragazza sgranò gli occhi e si irrigidì, e l'unica cosa che la consolava, era il fatto di non essere sola. Con lei c'era Ducky. CON LEI C'ERA DUCKY! Si ripeté questa frase nella mente. Non era sola, e aveva una vita da proteggere. Non poteva lasciare che finisse come in quei quattro mesi. Questa volta, la forza di combattere non le mancava.
Gli sferrò un calcio, riuscendo a liberarsi dalla sua presa, e prima che potesse reagire, lo buttò a terra, rubandogli la pistola, e puntandogliela al petto.
"Cosa sai di me?"
Jamaal iniziò a ridere, e mentre le rispondeva con un "Tutto" pronunciato in modo agghiacciante, tirò fuori dalla tasca uno stiletto, facendolo volteggiare con tale forza da ferire Ziva proprio sulla sua cicatrice.
Ziva lanciò un urlo, che era dato non solo dal dolore fisico, ma dal gesto che l'aveva riportata alla Somalia e a tutto quello che ogni volta accadeva dopo quel gesto.

"Ziva..." La incoraggiò Ducky. Non riusciva a vederla così, e piegò il capo. Jamaal si rialzò, si avvicinò al dottore, e all'orecchio gli sussurrò "Guarda vecchietto!" lo prese per capelli e lo costrinse a guardare l'agonia di Ziva.
Era caduta a gattoni per terra, che stringeva forte i denti e gli occhi. Voleva trattenere le lacrime per non darla vinta a Jamaal, ma il ricordo di quello che le faceva era ancora vivido nella sua mente, e quel taglio, era una corda che la legava a quel ricordo.

Le si avvicinò, e Ziva si ritrasse subito indietro, proprio come accadeva in Somalia. Ma adesso non era più lì. Doveva reagire. Doveva farlo per Ducky, e per tutte le persone che amava e che erano in pericolo.
La sollevò per un braccio e la scaraventò ai piedi della sedia del dottore.
La maglietta squarciata, il sangue che colava da quella maledetta ferita... Ma pensarci era inutile. Doveva reagire.
Allungò una gamba e da seduta roteò su se stessa, colpendo le caviglie del suo aggressore e facendogli perdere l'equilibrio.
Steso per terra, Jamaal sparò un colpo, ma la ragazza riuscì a schivarlo con molta destrezza. Stava per finirlo quando sentì un urlo da Ducky. Si voltò e lo vide ferito. Il proiettile lo aveva colpito.
"Ducky!" urlò correndo in suo soccorso.
"Ziva..." tentò di avvisarla lui, vedendo Jamaal sparare. Ziva fece in tempo a scansarsi, rotolando su un lato e sfiorando il secondo proiettile.
Raccolse lo stiletto di Jamaal da terra, gli saltò addosso.
Lo stava per uccidere, quando questi guardò fuori dalla porta dell'obitorio e sorrise.
Tony era lì, con la bambina in braccio avvolta in una copertina azzurra, che provava ad entrare, e a urlare per farsi sentire, ma senza risultato. Aveva visto tutta la scena, ed era seriamente preoccupato. Aveva chiamato Gibbs che con una squadra di soccorso stava arrivando.
"Non riuscirai a salvarlo" furono le sue ultime parole, pronunciate in un ghigno. Ziva non avrebbe mai permesso che lui toccasse Tony o la sua bambina, e in un gesto rapido, gli conficcò il sottile pugnale nel petto, vedendolo esalare l'ultimo respiro.

Dopo essere stata certa della sua morte, si stese su un lato, portandosi una mano al ventre, e chiudendo gli occhi con forza. Aveva appena ucciso l'uomo che ogni notte sognava, l'uomo del quale non aveva mai dimenticato la brutalità, insieme a quella del fratello Saleem.
"Ziva, stai bene?" chiese Ducky preoccupato, nonostante la ferita alla spalla, ma Ziva non rispose.

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