PAPÀ

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Per i cittadini di Washington, una nuova giornata stava iniziando, per tutti tranne Tony e Ziva, che si erano finalmente addormentati sereni.
L'attacco di peste era durato poco più di 6 ore, ma bastò a Tony per svegliarlo di soprassalto nel cuore del suo sonno. Un incubo, un pessimo incubo, che rischiava di diventare realtà. Tutto quello che era successo la sera precedente ritornava a galla. Nel suo sogno aveva visto Ducky morire per un colpo di pistola che proprio lui aveva sparato per sbaglio, Ziva che veniva violentata davanti ai suoi occhi in Somalia dai fratelli Ulman e lui non poteva fermare quei mostri, e poi ancora la vedeva tossire sangue perché era stata contagiata dalla sua peste. Solo un sogno. Continuava a ripeterselo, ma non riusciva a scacciare via quelle immagini dalla sua mente.
Solo in un secondo momento si accorse che la ragazza si era addormentata sulla sua stessa brandina dell'ospedale. Tornò a stendersi sul cuscino, mentre le prendeva una mano. Gli era rimasta vicino pur sapendo il rischio che stava correndo, e lui non poté che esserle grato. Chiuse gli occhi, e d'un tratto vide una cosa che gli era mancata tanto in tutti quegli anni, e che ora tornava vivida nei suoi pensieri: Kate. La sua Kate. L'ultima volta che era successo dopo la sua morte, era stato in una piscina coperta, mentre pedinava Ziva, e la sua voce gli sussurrò che quella misteriosa ragazza che stava seguendo, la intimidiva tanto. Eppure lui, come suo solito, volendo fare il gradasso, continuava a negarlo.

Prima ti intimidiva, ma ora ti fonde proprio il cervello, Tony...
Il ragazzo la guardò negli occhi, sorpreso da quella visione, e meravigliandosi di avere un ricordo ancora così vivido della sua voce.
Non continuare a fare lo stupido. Le aspettative possono cambiare. Fa' qualcosa prima che sia troppo tardi.

Quando Ziva si svegliò, chiese immediatamente ai medici di dimettere il suo collega. Quel posto metteva i brividi, e rimanere isolati per tanto tempo senza più alcuna ragione, non avrebbe certo aiutato l'aspetto emotivo di Tony.
Appena i medici lo consentirono, lo mise in macchina e lo portò a casa, dove con sua grande sorpresa, tutti i colleghi erano lì ad aspettarli. Si prendevano cura di Ariel, che intanto aveva iniziato a piangere disperatamente quando si era svegliata ma al posto della madre, era andato Gibbs a prenderla con sé. Fu proprio lei la prima ad accorgersi del loro arrivo, lanciando un urlo col quale chiamava Ziva che immediatamente le corse incontro, appena si accorse delle lacrime sul suo visino.
"Tesoro mio, la mamma è qui!" disse aggiustandole una ciocca di capelli.
"Non te ne andare più via"
"No amore, te lo prometto"

Tony, nel frattempo, era andato a darsi una sistemata nel bagno con McGee. Non voleva che Ariel lo vedesse in quello stato.
"Tony ci hai fatto prendere uno spavento!"
"Si... Pivello mi passi il fondotinta?"
McGee lo guardò confuso...
"Il fondotinta? Tony mi sa che devi provare a mandare più aria al cervello!"
"McTonto, è solo che non voglio sembrare un cadavere davanti a mia figlia!" lo guardò di sottecchi "Allora me lo passi o no?"
"Em... Certo... Certo"
Terminata la fase make-up, si sedette sul bordo della vasca.
"Che c'è? Vuoi anche il mascara?" Disse McGee in tono amorevole, sedendoglisi accanto e intuendo che qualcosa stava turbando l'amico.
"Tim... Stamattina ho visto Kate..."
"Aspetta Kate... Dopo che sei tornato da Tel-Aviv, era la biondona dagli occhi azzurri?" chiese ricordando il periodo in cui Tony era tornato il farfallone di un tempo.
"No Pivello... Kate... Kate Todd!"
Il ragazzo iniziò seriamente a preoccuparsi per la sua salute.
"Ti riporto in ospedale" concluse alzandosi.
Tony lo afferrò per un braccio.
"L'ho... Sognata... O una cosa del genere. Ma il punto è che mi ha detto di non aspettare prima che sia troppo tardi. Di smetterla di essere il solito spaccone... Ma io non so veramente cosa fare, Tim!"
"Ma troppo tardi per cosa?"
"Zoe!"
"Ah si... Ha detto che sarebbe voluta venire, ma stamattina non si è sentita bene..."
"Io... Io non so più cosa provo. Sarà stato il fatto di essere un padre, ma... Io non lo so più... Ah ma perché sto qui a parlare con te, pivello? Come se tu ne sapessi più di me in questo campo!"
si rispose da solo, uscendo dal bagno.

McGee si sentiva veramente un egoista. Il suo migliore amico era in crisi sul da farsi del suo matrimonio, e lui ne era felice. D'un tratto si ritrovò a sorridere da solo, ripensando al suo romanzo, a Lisa e Tommy... L'aveva sempre negato, ma lui era davvero convinto che ciò che aveva scritto rispecchiasse la realtà.
Fece per uscire ma si accorse di un'altra cosa... Chissà perché ma i bagni, degli uomini, ormai, per i membri dell'NCIS, erano diventati davvero un confessionale...

Ziva stava cullando la sua bambina, quando Gibbs la chiamò in disparte, prima di andare via.
"Ziva..." Voleva parlarle di tantissime cose. Della Somalia, di Jamaal, Tony, ma si limitò ad una sola frase.
"Ariel ha una mamma straordinaria" poi mentre diceva quelle parole, si ricordò di quello che aveva visto due giorni prima nel laboratorio di Abby insieme ad Ellie, e si diresse verso Tony, mollandogli immediatamente uno scappellotto.
"Ahi capo... Che ho fatto?"
"La prossima volta, a Berlino, ci mando McGee" disse uscendo dalla porta.
Gibbs sapeva di Berlino? Abby... Non l'avrebbe passata liscia questa volta!

Tony provò a chiamare Zoe tutto il giorno, ma il telefono risultava sempre staccato.
"Quando si sentirà meglio ti chiamerà..." lo tranquillizzò Ziva "Magari ora sta dormendo"
"Già... Allora... Sbaglio o abbiamo ancora una cosa molto importante da fare?"
Si guardarono negli occhi con aria complice, e andarono nella camera di Ariel.
"Ciao amore della mamma" la svegliò Ziva prendendola in braccio mentre si strofinava gli occhietti.
"Ascolta, io e Tony ti dobbiamo dire una cosa molto importante..."
L'agitazione era salita. Come l'avrebbe presa una bambina di due anni scoprendo che la persona che ha sempre creduto un amico fidato... È il suo vero papà?!
"A te Tony piace?"
"Si! È divertente, e mi chiama sirenetta" esultò la bambina guardando il ragazzo.
"E cosa penseresti se ti dicessi che io non sono solo un amico?" provò.
Ariel lo guardò confusa, e Ziva gli diede uno scappellotto.
"Ahi! Ehi sono appena guarito ed è già il secondo scappellotto in una giornata!"
Ariel rise di gusto. La sua tenera risata serena allentò molto la pressione.
"Cosa credi che capisca così?" disse faticando a non ridere anche lei.
Erano tutti e tre seduti sul letto, vicini, come non era mai successo prima. Una vera famiglia. Tony non volle rovinare quel momento, e preferì aspettare.
"Stai forse insinuando che io non sia bravo con i bambini?!" fece finta di indispettirsi...
"No Tony... Lo sanno tutti!" la piccola aveva iniziato a ridere e non riusciva più a smettere.
"Ora ti faccio rimangiare tutto quello che hai detto, Mossad!"
E così dicendo, la sollevò all'improvviso dalle gambe, facendo appoggiare lo stomaco della ragazza alla sua spalla.
"Mettimi giù Tony!"
"Chiedi scusa..."
"Mettimi giù o ti pentirai di essere nato..."
Tony la buttò sul letto davanti ad Ariel appena sentì quelle parole, cadendo su di lei.
Si ritrovarono a pochi millimetri di distanza, intrappolati l'uno negli occhi dell'altra e non riuscivano ad allontanarsi.
"Tony... Hai intenzione di alzarti da solo o ci penso io?"
In tutto questo Ariel si era messa in ginocchio sul letto ridendo e battendo le manine.
Tony si soffermò a guardare quegli occhi color cioccolato per alcuni secondi altri, prima di alzarsi e prendere la piccola.
"Beh... Ne vuoi un po' anche tu?" disse prendendola in braccio in tutti i modi più strani e contorti. La fece volare per tutta la casa, mentre Ziva ripensava a quello che era successo la sera prima... Quel bacio... Le parole di Tony... Delirava, lo sapeva, aveva la febbre alta... Ma quando una persona non ragiona più, la verità esce dalla bocca senza freni... E iniziava a sperare che fosse così anche per lui. Si lasciò cadere all'indietro sul letto e chiuse gli occhi, prima di sentire le risate di Tony e Ariel avvicinarsi sempre più.
"Terra chiama Ziva. Terra chiama Ziva... Sei con noi? Qualcuno vuole sapere la notizia del giorno!" disse Tony stendendosi pesantemente sul letto e facendo salire la bambina in piedi sulla sua pancia, mentre la teneva per le manine.
"Sirenetta, hai presente quando la cicogna porta i bambini, per rendere felici due persone che si vogliono tanto bene?" iniziò il ragazzo.
"No Tony... Questo è quello che si racconta ai bambini! Ma Ariel è speciale... Lei sa qual è la verità!" lo fermò Ziva.
"Si! Io so la verità!"
Tony la guardo con gli occhi sbarrati.
"E... Potresti raccontarla anche a me questa verità? Si vede che da piccolo non ero un bimbo speciale..."
"Che il papà mette dei semini nella pancia della mamma e dentro crescono i bambini" spiegò Ziva.
"Ah..." Tony ancora scosso dall'affermazione precedente, come un bambino chiese "E come escono poi i bambini dalla pancia?"
"Già mamma... Poi come escono? Non me lo hai mai detto!" disse la piccola.
Ziva fulminò con lo sguardo Tony che si era appena reso conto dell'errore commesso.
"Poi te lo spiego un'altra volta tesoro... Adesso dobbiamo dirti una cosa importante!"
"Bella o brutta?"
"Quanto bene mi vuoi, sirenetta?"
"Tanto così!" disse la bambina aprendo le braccine e portandosele fin dietro la schiena.
"Allora molto bella" rispose Ziva.
"Sirenetta..."
In quel momento il cellulare di Tony prese a squillare. Zoe. Finalmente l'aveva chiamato ed ora poteva chiederle perché non aveva risposto a tutte le sue chiamate, come si sentisse... Ma sua figlia veniva prima di tutto. Spense la telefonata, facendo sorridere Ziva e lasciandola anche meravigliata.
"Ti dicevo, sirenetta..."
Ariel lo interruppe.
"Chi era, papa?"
"Nessuno di importante..." si fermò un attimo ripetendo dentro di sé le parole uscite dalla bocca della bambina, poi guardò Ziva, che, si accorse, era rimasta ancora più allibita di lui e stava guardando Ariel come se fosse un alieno.
"Che hai detto tesoro?" chiese Tony, vedendo che la ragazza aveva difficoltà a far uscire la voce dalla sua bocca.
"Chi era al telefono?"
"Dopo..."
"Papa?"
"Amore e tu come sai che Tony è il tuo papà?" chiese Ziva ritrovando le forze.
"Perché nelle storie che mi racconta la mamma, lui era il principe e lei la principessa..." guardò entrambi i genitori e poi aggiunse "E perché ieri ho vi ho visto di nascosto con McGee, Gibbs, Ellie e..."
"Abby!!" esclamarono entrambi i genitori in un misto di rabbia e risata.
"Si! Però shhh!" disse mettendosi il ditino sulla bocca.
"E tu sei contenta di questo?" chiese Tony temendo il suo giudizio.
"Siiiii! Perché così la mamma non è più da sola e io ho un papà... Ti voglio bene, papà!"
Sentirsi chiamare così era forse la sensazione più bella che Tony avesse mai provato. Ora sentiva di essere diventato importante per qualcuno, qualcuno che lo amava sul serio, a prescindere dal suo carattere, dalle sue azioni, dal suo passato... La sua famiglia... Ariel! Il bene più grande che potesse mai avere.
Ziva diede un bacio sulla fronte alla sua piccola principessa, incantata dalla sua tenerezza e dolcezza.

Erano tutti e tre stesi nel lettone, abbracciati, come una vera famiglia. La piccola in mezzo, beata fra i suoi mamma e papà, finalmente insieme.
"Mamma, papà..."
"Dicci amore" disse Ziva, mentre Tony le accarezzava il pancino.
"Voglio che rimaniamo insieme per sempre..."
Ziva guardò Tony negli occhi. Spettava a lui la scelta finale... Con o senza? A prescindere da tutto il resto.
"E noi ti promettiamo che rimarremo insieme per sempre" disse Tony con un sorriso in volto, nascondendo in quelle parole la malinconia di un matrimonio di cui non era più certo.
"Davvero?"
"Certo amore... Per sempre" confermò Ziva.
"Perché io voglio stare con voi pure quando divento grande... Sempr..." ma prima di terminare la parola, un colpo di tosse improvviso, la fermò.

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