NO ONE TRUSTS ME

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Appena raggiunsero l'ospedale, Ziva volle immediatamente parlare col suo ex superiore nel Mossad, nonostante i medici sconsigliassero di farlo agitare data l'inaspettata rapidità di ripresa del paziente.
Ellie si sforzava di comprendere il suo atteggiamento, nonostante non lo supportasse del tutto. Lei aveva un carattere pacato, ben diverso da quello della ritrovata collega, e cercava di calmarla.
"Possiamo aspettare che si riprenda, e poi interrogarlo" propose.
"Una bambina è lì fuori senza nessuno che si prenda cura di lei, e Malachi è l'unico che abbiamo che può darci delle informazioni!" rispose in tono molto adirato, scandendo ogni singola parola e quasi digrignando i denti.

Dopo diverse discussioni, Ziva finalmente ottenne il permesso di entrare nella stanza di Malachi, ma senza essere accompagnata da Bishop, per non affaticarlo troppo.
Intanto la ragazza rimasta fuori, rifletteva sul comportamento eccessivamente agitato di Ziva. Non era una ragazza sospettosa, ma dopo gli ultimi avvenimenti con suo marito Jake, dal quale si era presa una pausa, aveva imparato a diffidare delle prime apparenze. Era convinta che Ziva volesse solo fare il suo lavoro, ma decise di controllare, origliando il loro discorso da dietro la porta.

"Ziva, Adam è un latitante... Sta scappando in Messico per l'espatrio, e noi stiamo tentando di fermarlo da tempo! E tu quando ti deciderai a dire tutta la verità a Gibbs e tutta la squadra?"
"Solo quando sarà strettamente necessario. Non voglio rischiare che mi allontanino di nuovo, dopo che me ne sono andata senza lasciare spiegazioni!"

Queste furono le frasi che Bishop sentì. Solo due battute, ma che le bastarono a fraintendere tutto, a mettere in dubbio la lealtà di Ziva per l'ennesima volta... A metterla erroneamente nei guai. Ellie era convinta che Ziva fosse tornata ad essere un'agente del Mossad, venuta a DC solo per poter seguire meglio Adam con la scusa di una bambina sperduta, e passare tutte le informazioni alle forze israeliane.

"Gibbs, abbiamo un problema... Ziva non è qui per ciò che dice. Adam Eshel sta tentando di arrivare in Messico per l'espatrio, e Ziva è qui per catturarlo e riportarlo in Israele, non per la povera bambina!"
Ellie aveva chiamato subito la squadra, che nel frattempo si stava interrogando su come potesse Malachi conoscere la posizione di Adam e perché lo stesse seguendo se al Mossad avevano rifiutato la richiesta di Ziva. Ascoltando le parole della ragazza in chiamata, McGee cominciò subito le ricerche su Adam, scoprendo che era ricercato dalle forze israeliane per aver ucciso un agente del Mossad.

In realtà Ziva credeva che il padre di sua figlia fosse ricercato dal Mossad per aver rapito sua figlia, e che Orli avesse capito che Adam fosse il padre di Ariel. Non ebbe però il tempo di chiarirsi le idee, perché l'agente Bishop, subito dopo aver ricevuto ordini da Gibbs, entrò nella stanza e la portò via senza dare spiegazioni.

Raggiunta la base dell'NCIS, Bishop portò la ragazza in sala interrogatori, dicendole che avevano trovato qualcuno che poteva sapere qualcosa, e che Gibbs voleva che fosse lei ad interrogarlo, ma quando entrò, l'unica persona che vide, fu proprio il suo capo, in piedi davanti a lei con le mani appoggiate sul tavolo e la testa china.

"Che significa questo, Ellie?"
Ma la ragazza aveva già chiuso la porta.
"Ziva c'è qualcosa che mi devi dire?" chiese Gibbs in tono aggressivo. Ogni volta che si era fidato di lei, Ziva si mostrava, al contrario, fedele al Mossad. Ed ancora una volta, gli aveva nascosto la verità. Lui che l'aveva cresciuta come una figlia, lui che la credeva una figlia!
Ziva credeva che Gibbs avesse scoperto la sua vera parentela con Ariel, ma continuava a mentire, sperando di non cedere.
"Non c'è nulla da sapere, se non che una bambina è fuori casa, senza sua madre, con un uomo che potrebbe farle del male" rispose agitata, le mani che stringevano il bordo del tavolo fino a fare male.
"Hai finito di nasconderti? Adesso vuoi dirmi tutto quello che sai?"
"È questo tutto quello che so!"
"Non è vero!" urlò sbattendo la mano sul tavolo, e intimorendo anche Tony, McGee, Abby ed Ellie che guardavano tutti la scena da dietro il vetro.
"Siediti!" sbraitò.
"Mi tratti come una criminale?"
"Ho detto siediti!" continuò ad urlare, quasi perdendo il lume della ragione.
Ziva ubbidì, guardandolo esterrefatta.
"So perché sei qui!"
Un attimo di terrore. Davvero Gibbs sapeva che lei era la madre di Ariel?
"Dopo tutto quello che ti hanno fatto, dopo tutte le menzogne che ti hanno raccontato, dopo tutto ciò che non hanno fatto per te... Tu continui a fidarti di loro!" la guardò quasi incredulo.
"Ma di che stai parlando Gibbs?" chiese cercando di rimanere calma "Loro chi?"
"Il Mossad Ziva! Il Mossad!"
Ziva lo guardò con un senso di repulsione nei confronti delle sue certezze.
"Adam Eshel è ricercato per aver ucciso un vostro elemento, ed ora sta scappando in Messico per l'espatrio. L'agente Bishop ti ha sentita parlare con Malachi..."
La ragazza non avrebbe mai pensato che Adam potesse uccidere un membro del Mossad, e non se ne spiegava il motivo. Quindi era per questo che Malachi l'aveva definito latitante!

"Da quanto va avanti questa finta?" chiese Gibbs iniziando a pensare che la ragazza abbia sempre sentito il bisogno di tornare nel Mossad e che fosse per questo che se n'era andata due anni prima.
Ziva sentiva il sangue ribollirle nelle vene. Tutti le avevano voltato le spalle, senza eccezioni. Suo padre, il Mossad, suo fratello, ed ora anche l'NCIS. Di nuovo. Come quando tutte le prove dicevano chiaramente che lei era al corrente dei fatti riguardanti Michael Rivkin, e nessuno le credeva. E tutti erano convinti che lo stesse proteggendo, che stesse tradendo l'NCIS per lui. Tutti le avevano sempre voltato le spalle, e continuavano a farlo.
"Tu non ti sei mai fidato di me. Anche quando affermavi il contrario. Non è così? Da quando hai scoperto che io ero la sorella di Ari, la sorella del carnefice della tua agente Kate Todd, hai sempre pensato che io fossi come lui infondo. Nonostante avessi ucciso mio fratello per te"
"Non lo hai fatto per me, ma perché tuo padre te lo ha imposto"
Quest'ultima frase fu come una pugnalata al cuore. Allora era vero che non si era mai fidato realmente di lei.
"Era... Era mio fratello! Ed io l'ho ucciso per salvare la vita all'uomo che sapevo mi avrebbe insegnato quello che mio padre non è mai stato in grado di dimostrarmi. Cos'è l'amore."

Solo ora si rendeva conto di ciò che aveva detto. Gibbs sapeva benissimo cos'era successo quella sera di 10 anni fa. Sapeva che Ziva non stava eseguendo ordini, che non avrebbe ai voluto dover uccidere suo fratello... E che 'unico motivo per cui l'avesse fatto era per salvare la sua vita.

"Tu te ne sei andata per entrare nel Mossad di nuovo, non è così?"
"Io me ne sono andata da qui perché volevo ricominciare da capo e cancellare tutto il dolore che avevo causato, per renderti orgoglioso ed ora tu mi stai accusando per l'ennesima volta di tradimento!" Disse con le lacrime che le scendevano copiose dagli occhi, alzandosi in piedi. "Ed anche voi là dietro! Siete sempre stati convinti che io ero una traditrice, e che non provo sentimenti, solo perché vengo dal Mossad! McGee, Abby... Tony! Tu me l'hai detto in faccia. So che non vi siete mai fidati di me, come mai nessuno lo ha fatto!"
"Tu non saprai più nulla sul caso. Chiamerò il Mossad per rispedirti da dove sei venuta! Ziva mi hai deluso come non credevo avessi mai pot-"
"L'interrogatorio è finito!" Tony irruppe nella sala interrogatori interrompendo Gibbs. Aveva sentito abbastanza. Sentiva che il rancore lo stava logorando. Nel profondo, però, non aveva mai smesso di sperare di poterla rivedere. Era per questo che vedendola piangere durante l'interrogatorio, non poté resistere. Doveva fermarlo. Vedendo quelle lacrime, e sentendola parlare di quando voleva rendere orgoglioso Gibbs, ripensò a quando questi era stato il primo a rinunciare a Ziva, ad arrendersi. E non se lo spiegava.
"DiNozzo!"
"Capo, se non c'è altro da dire, basta così!"
Ziva guardò prima Gibbs, poi Tony, e con le lacrime agli occhi, uscì di corsa dalla sala interrogatori.

Mentre correva nel corridoio, incrociò Ducky per la prima volta, ma continuò a correre via, senza fermarsi. Il dottore rimase sconcertato nel rivedere la ragazza, e si diresse in sala interrogatori per avere spiegazioni.
"Jethro si può sapere che cosa sta succedendo? Ho visto... Ziva... Correre fuori... Che piangeva. Che mi venga un colpo, ma che le hai fatto?"
"Cosa non ho fatto, Ducky! Non mi fido... Tony, Abby, Ellie, McGee, tornate al lavoro!"

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