Ziva non aveva chiuso occhio quella notte, e Tony le era rimasto affianco nonostante avesse sentito quel sussurro che gli intimava di andarsene. Voleva rimanere vicino alla sua... Amica. E questa volta non avrebbe accettato un no, a differenza di quello che era successo a Tel-Aviv quasi due anni prima.
Erano le 4:30 del mattino, e ormai era inutile tentare di prendere sonno. Ziva si alzò e andò in cucina. Prese una bottiglia di Tequila, e se ne versò un po' in un bicchiere. Si sedette al tavolo, e mentre il liquore le scendeva lentamente in gola mandandola quasi a fuoco, si soffermò su un foglietto di carta che usciva da una piccola busta.
C'era una scritta in ebraico "Per Ziva...".
Lesse il foglio, e si alzò in piedi di scatto, lasciando cadere a terra il bicchiere di vetro che si ruppe, esattamente come fece il suo cuore dopo aver perso probabilmente svariati battiti.
"Non lo salverai!"
Erano le parole di Jamaal, e si accorse all'improvviso di uno strano odore che aleggiava per la casa. Proveniva dall'inchiostro. Estrasse il coltello che portava sempre con sé, e fece passare la lama sulla scritta. L'inchiostro era così denso che macchiò il coltello. Prese la sottile busta e guardò nella fessura, dove trovò una polvere bianca. In quel momento ogni cosa le fu chiara. E forse Jamal aveva ragione. Non sarebbe riuscito a salvarlo...
"Tony" urlò. In quel momento, il ragazzo si era appena svegliato, e aveva iniziato a tossire. Prima come una normale tosse, poi sempre più forte.
Ziva corse da lui. Era seduto sul letto, che cercava di prendere aria tra un colpo di tosse e l'altro.
"Tony!" Molto preoccupata si sedette vicino a lui e gli porto una mano sulla schiena.
"Cosa mi sta succedendo?" riuscì a dire a stenti.
"Il biglietto... Era contaminato! Tony... La peste polmonare!"
Da quando era venuta a sapere di quello che era successo al suo partner di lavoro, la peste polmonare è sempre stata un tasto che la preoccupava molto, ed ora non riusciva a immaginare che si fosse ripresentata.
Tony spalancò gli occhi. Quello era forse il ricordo peggiore che avesse da quando era entrato nell'NCIS... Dopo quello in cui Ziva era andata via, e la morte di Kate.
Era seriamente spaventato, e aveva davvero paura!
"Tony sta tranquillo! Questa volta ci sono io!"
Strano ma vero, Tony si sentiva più sereno sapendo che Ziva era con lui, ma capiva bene che se gli fosse rimasta vicino a lungo, l'avrebbe contagiata.
Ziva prese il cellulare di Tony e chiamò immediatamente Zoe. Non pensava che l'avrebbe mai fatto, ma era quasi sua moglie, ed aveva il diritto di sapere.
"Salve, sono Ziva David. C'è stato un attacco biologico, e Tony ha di nuovo la peste polmonare"
"La peste polmonare? Arrivo subito!"
"No... Tony non vuole che venga... Sarebbe troppo in ansia per la sua salute" E così dicendo chiuse la telefonata.
Pochi minuti dopo, Abby arrivò per prendersi cura della piccola, e Ziva poté portare Tony nella clinica dov'era stato ricoverato tanti anni prima.
"Ziva ora vomito... Rallenta!" la supplicò.
"Meglio se vomiti! Magari riesci ad espellere qualche germe"
Tony le lanciò un'occhiataccia. La tosse si era calmata, ma non per molto. Lo sapeva. Vedeva Ziva veramente preoccupata per lui e concentrata sulla guida. Gli provocò un sentimento di tenerezza misto a gratitudine, che non sapeva descrivere.
Le mise una mano sulla gamba, e nel momento in cui Ziva si girò per poterlo guardare negli occhi ed infondergli una sicurezza che mancava anche a lei, Tony la ritrasse immediatamente, portandola alla bocca, preso da un altro attacco irruento di tosse.
Ziva accelerò, e finalmente arrivarono alla clinica.
Portarono immediatamente Tony in una sala anti-contaminazione e Ziva dovette minacciare i medici di farli fuori, dando anche loro una piccola dimostrazione, per poter entrare con lui. Aveva promesso che questa volta ci sarebbe stata lei, e così doveva essere... A tutti i costi.
Era trascorsa circa un ora, e pur di far rimanere Ziva con Tony, la fecero sedere su un lettino dal lato opposto della stanza.
Erano trascorse un paio d'ore, e mentre tutto il team si era già mobilitato, Ziva crollò in quel lettino. Si svegliò di soprassalto, quando sentì Tony tossire molto violentemente.
"Ziva... Ziva..." urlava il suo nome.
"Sono qui Tony!" gli corse incontro, senza mascherina sul volto. Stava sudando, era bollente, e si contorceva nel letto. Era completamente pallido, con delle occhiaie profonde sotto gli occhi. Entrambi si dimenticarono del litigio di quella sera, l'una per la preoccupazione, l'altro perché ormai non ragionava più, e stava delirando.
"Ziva... Ziva..." continuava ad urlare, anche se lei gli si era seduta accanto, e gli stava stringendo la mano.
"Tony sono io... Sono qui, non me ne vado!" strinse più forte la sua mano, e la tosse si calmò.
"Va tutto bene Tony, va tutto bene!" gli sussurrò accarezzandogli la fronte con la mano, e liberandola dal ciuffo di capelli che la copriva.
"Gibbs è lo stesso batterio dell'altra volta! La stessa costituzione. Non si può curare, ma ha una membrana che autodistruggerà lo stesso batterio. Solo che è molto più spessa, e dovrebbe impiegarci meno tempo... Ma comunque... Non so se basterà... Gibbs non so se i polmoni di Tony riusciranno a reggere anche questo!"
"Non lo dire nemmeno Abby! Piuttosto, scopri in quanto tempo finirà!" disse uscendo dal laboratorio, e dirigendosi verso Bishop e McGee che si prendevano cura di Ariel.
Ormai i medici non avevano più l'autorità per allontanare Ziva da Tony, e lei non si era allontanata da lui nemmeno per un secondo e mai l'avrebbe fatto. Erano entrambi molto stanchi. Tony si era riaddormentato più volte sotto quel lenzuolo, e svegliato per dei colpi di tosse, e Ziva era sempre lì, stesa sul letto sopra il lenzuolo.
Tony stava dormendo per un breve periodo, e Ziva iniziò ad accarezzargli il volto, lo prese con le mani, e lo avvicino al suo. Chiuse gli occhi, sentì una lacrima bagnarle il contorno delle labbra. Si avvicinò ancora di più. Ormai le loro labbra si sfioravano.
"Ti prego Tony... Resisti. Non diventare anche tu un marchio della Somalia. Ti prego..."
Si allontanò quando si accorse che Tony si stava per svegliare di nuovo per un attacco di tosse.
Prontamente gli sollevò il capo. Tony portò una mano davanti alla bocca e iniziò a tossire in modo molto più irruento.
"Tony... Tony..."
Quando si calmò, si stese lentamente, ma Ziva si accorse di qualcosa di insolito. Gli afferrò la mano. Era sporca di sangue... Spalancò gli occhi e lo guardò.
"Che vuoi farci... C'est la vie!" le disse. Era stata lei a insegnarle quella frase in francese, e Ziva quasi si commosse ripensando a tutti i momenti trascorsi insieme a lui, e si rese conto di una cosa che non voleva ammettere ma era la verità.
"No Tony... Tu puoi continuare a combattere... Ti prego non te ne andare... Fallo per me"
Tony chiuse gli occhi, ripensando a quello che successe circa due anni prima.
Le aveva detto che stava combattendo per lei. Ed era ancora così. Non poteva smettere di farlo ora, ma sentiva la morte avvicinarsi sempre di più.
"Ziva... Non sopravvivrò per altre 30 ore... Ziva io sto morendo"
"No! Ti prego non dire così... Non è così. Ti prego non mi lasciare... Io... Io non posso vivere senza di te"
"Gibbs ci sono! Mancano solo 2 ore! Tony ce la può fare..."
"Avvisa Ziva! McGee tu che hai trovato?"
"Capo, il batterio proviene da una polvere presente nella busta di un messaggio per Ziva, e trattenuta da un inchiostro molto denso. Tony deve aver inalato il batterio annusando quell'inchiostro..."
"Sulla busta, Gibbs c'erano delle impronte che appartengono a..." disse Abby digitando sul computer "Jamaal Ulman? Gibbs ma Ulman era il cognome di Saleem..."
"Mettimi in videochiamata con Palmer... Palmer! Hai trovato di chi è il cadavere in obitorio?"
"Capo... Em... Certo... Senza il professore è stato difficile, ma..."
"Palmer!"
"Il suo nome è Jamaal Ulman!"
"Capo ce l'ho!" intervenne McGee.
"Terrorista, fratello di Saleem Ulman, che prese parte alla missione del fratello riguardante il Caf-Pow... Capo... È stato uno degli uomini che trattenevano Ziva"
"E non solo la trattenevano!" disse uscendo.
Andò a trovare Ducky. Che finalmente si era svegliato.
"Ciao Ducky... Come stai?"
"Ciao Jethro... Ah... Va tutto bene... Ma tu hai un colorito cadaverico... Lasciatelo dire"
"Tony... Ha avuto un attacco si peste questa notte, ma ora è tutto finito."
"Per tutte le viscere umane... Il nostro Anthony aveva i polmoni messi molto male... Dimmi che è ancora vivo!"
"È Tony! Certo che lo è!"
Ducky lo fissò per un minuto.
"Mi fa molto piacere questa visita, Jethro... Ma credo ci sia qualcos'altro, vero?"
"Ducky... L'attacco biologico è stata opera di un terrorista... Jamaal Ulman... È di lui che ti ha parlato Ziva ieri, vero?"
"Gibbs... Quella ragazza serba in sé fin troppi demoni! Devi comprendere che non sarebbe mai riuscita a dirti cosa veramente le è stato fatto laggiù in Africa!" lo rassicurò.
"E c'è ancora qualcos'altro che non ha ancora avuto il coraggio di dire a nessuno... Ma credo di aver capito, e quando sarà pronta, lo farà!"
"Signorina David..." I medici la chiamarono, e la avvisarono di quello che era stato riferito loro da Abby. Sul volto di Ziva comparve un sorriso enorme. Tony era salvo! L'aveva salvato! Jamaal aveva torto... Ora aveva vinto quella sua famosa battaglia.
"Tony sei salvo! Tony è finito tutto!"
Il ragazzo sorrise debolmente. Non riusciva a credere di essere sopravvissuto a 2 attacchi di peste, ma era così. Aveva però ancora la febbre, e continuava a sudare e delirare.
Ziva era seduta sul lettino di Tony, e gli stava stringendo la mano.
"Ziva... Ho bisogno di acqua"
L'acqua era sul comodino dal lato opposto del lettino, fece per alzarsi, ma la mano di Tony strinse la sua, come se avesse paura a lasciarla andare. Fu costretta a stendersi su di lui per raggiungere il comodino. Erano soli. D'un tratto vennero assaliti da uno strano vuoto allo stomaco. Erano L'una sopra l'altro. Si stavano guardando negli occhi, felici e anche un po' scossi. I loro visi erano a pochi millimetri di distanza. Ziva fece per prendere l'acqua ma Tony la fermò, e delirando, iniziò a parlare.
"Ziva quella notte a Berlino è stata la notte più bella della mia vita... Quello è stato amore vero! Quando te ne sei andata, mi hai fatto impazzire di dolore, è stato peggio che sapere di essere vicini alla morte, perché tutti prima o poi moriranno, ma io non avrei potuto farlo con te... A Settembre mi sposo... Ma io non la amo..." Ziva rimase stupita da tutto quello che le stava dicendo, e pensò che probabilmente fosse tutto dovuto alla febbre alta, ma lui continuò "Ziva io ti amo da diventare matto! Come Demi Moore e Patrick Swayze in Ghost..."
Chiuse gli occhi. Ziva rimase immobile, paralizzata dalle sue parole. Parole che avevano sempre voluto uscire dalla sua bocca, ma lei aveva sempre represso. In quel momento capì perché le aveva procurato tanto fastidio il matrimonio tra Tony e Zoe... Lei lo amava! Lo amava più della sua stessa vita, tanto da rimanergli affianco rischiando di morire di peste per lui. Lentamente accorciarono la distanza tra loro, come Tony aveva provato a fare già due volte da quando era tornata. E finalmente ci riuscì.
Fu un bacio lungo e appassionato. Nato dall'amore, non dal desiderio. Ziva sentì qualcosa che lentamente entrava nella fessura delle sue labbra, e in quel groviglio di lingue, Tony le prese il collo, riuscì a trovare la forza di mettersi a sedere, e baciare la sua vera amata con ancora più passione. Perché lui l'amava, anche se stava delirando. E forse era proprio per quello che era riuscito ad ammetterlo. Forse quella peste, quelle ore di terrore, erano servite a farlo riflettere su quello che veramente aveva intenzione di fare.
"Ziva tu sei la mia vita..." sussurrò "E questa posizione mi fa davvero molto piacere... Anche se ti preferirei vestita come a Berlino!" Era chiaro che stava delirando, ma quando una persona delira, dice sempre quello che pensa per davvero... Ziva rise, prima di tornare ad accarezzargli la fronte. Lo amava. Ed ora stava ancora peggio. Perché sapeva che anche lui l'amava, che Berlino non era stata una notte qualsiasi, ma che lui non sarebbe mai potuto essere suo, perché si sarebbe sposato. E lei non poteva farci niente.
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My Reason To Go On
Fanfiction~Tratto dal 1º capitolo~ "Sentì dei rumori provenire dalla cucina, si alzò e senza pensarci estrasse la pistola da sotto il cuscino. Ma non fece in tempo a raggiungere la stanza che vide un uomo uscire dalla porta di casa, e lei non poteva sparare...