Capitolo 8

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Il mattino seguente fui svegliata dallo squillo intermittente del telefono della mia stanza d’albergo, che come preventivato mi fece da sveglia.

<Sì?> dissi ancora assonnata <Buongiorno signora, sono le sette, l’orario da lei indicato ieri sera, se le fa piacere è appena iniziato il servizio per la prima colazione> feci attenzione a non addormentarmi una seconda volta mentre ascoltavo il suo lungo discorso.

<La ringrazio> terminai la chiamata. Era appena iniziato un grande giorno, da lì a poco avrei potuto scoprire qualcosa che mi avrebbe cambiato la vita, in un certo qual modo. Il solo pensiero mi fece volare letteralmente in bagno, dove mi lavai e mi vestii.

Avevo ancora abbastanza camicie e gonne pulite dopo il viaggio, ma da lì a poco avrei dovuto ricorrere nel servizio lavanderia dell’hotel. Per quel giorno misi delle calze più spesse, il freddo fu pungente fin dalle prime ore del mattino. In barba ai miei gusti indossai anche un capello, da me tanto odiato, ma la necessità di riscaldarmi era nettamente più importante.

Dato il mio anticipo, decisi di fermarmi nell’area ristoro, dove presiuna tazza di tè e qualche biscotto di pasta frolla. Non avendo cenato, la sera prima mi sentii un gran bruciore di stomaco, ma interpretai dal mio corpo che quello non era l’unico motivo, forse una leggera ansia mi attanagliava.

Uscì dall’enorme edificio, guardandomi di fronte, dove se ne presentava uno ancora più maestoso, di un colore scarlatto con in cima degli orologi posti su tutti i quattro lati della torre, sorvegliati da una bandiera che da giù sembrava poter stuzzicare il cielo.

Entrando vidi molta gente camminare su e giù per la sala e io iniziai a seguire quelli che si dirigevano agli sportelli informativi.
Mi misi in coda, tenendo stretta la mia borsetta di pelle con entrambi le mani fin quando non arrivò il mio turno.

<Salve, sto cercando gli uffici dei registri civili> la signora mi guardo abbassandosi gli occhiali un po’ più sul naso.
<In particolare?> <Atti di nascita e di morte, in guerra> non esitai a rispondere, volevo assolutamente una risposta immediata così da poter cominciare le ricerche.

<Li può trovare nei registri storici, primo piano a sinistra, troverà dei cartelli, non può sbagliarsi>
Le sorrisi esprimendo una gioia particolare nei miei occhi e la ringraziai

<Aspetti! – mi fermò facendomi avvicinare nuovamente alla sua scrivania - Molte persone erano impossibilitate a raggiungere il municipio in quegli anni per dichiarare la morte o la nascita dei familiari. Altre volte loro stessi non avevano notizie quindi è molto probabile che alcuni risultino ancora dispersi, non si crei troppe aspettative> mi guardò costernata per questo.

Annui e mi precipitai alle scale. Ovviamente quella signora non conosceva il mio caso, ma mi fece pensare alle più brutte delle ipotesi, in fondo di lei conoscevo solo il nome, il resto mi era sconosciuto.

Sarebbe potuta essere registrata con un altro nome qualora fosse stata adottata o se fosse morta, sarebbe tra quei corpi di cui nessuno è a conoscenza.

Decisi di non volerci pensare, dopo tutto quel viaggio dovevo a me stessa, trovare Edna.

Sbirciai dalla porta e vidi innumerevoli scaffali pieni di faldoni divisi da ampi corridoi con lunghi tavoli in legno lucido posti al centro di ognuno.

Mi feci strada, entrai cautamente, perlustrando ogni scaffale posto
l’uno di fronte all’altro in una simmetria matematica perfetta.

<Signorina?> mi voltai di scatto alla mia destra, vi era una scrivania molto più elegante e ordinata della mia a New York.

Vi era seduto in maniera composta un giovane ragazzo, con forse un paio d’anni più di me. Aveva un incarnato molto chiaro per i suoi capelli e occhi scuri, quasi neri.

Mi avvicinai alla scrivania e mi fece segno di accomodarmi ad una delle
due poltrone di fronte a sé.
<Ha bisogno di aiuto?> io gli rivolsi un sorriso di cortesia <Sto cercando
il certificato di nascita di una bambina nata nel gennaio del 1945> quando la vidi per la prima volta, poteva avere un massimo di 4 giorni, il cordone ombelicale sembrava essere stato reciso da pochissimi giorni. Per questo motivo ne avevo la certezza.

<Ha un legame di parentela?> se solo avessi detto di no, non mi avrebbe permesso di avere informazioni su di lei molto probabilmente, mi restava solo da mentire, sperando di non essere scoperta.

<Sì, è nata da una relazione che ha avuto una delle mie sorelle durante
la guerra, quando io e la mia terza sorella ci trovavamo negli Stati Uniti> cercai di assumere un’espressione più che credibile, mentire non era mai stato il mio forte.

<Va bene, mi dia i suoi documenti> porsi la carta d’identità e aspettai pazientemente che l’addetto trascrivesse i miei dati su un modello, forse da archiviare.

Sulla targhetta dorata con le lettere incise vi era il suo nome: Raul O. Kӧhler. La sua scrittura si presentava molto raffinata. Aveva al mignolo sinistro un anello d’oro con il fronte quadrato, ma non riuscì a vede cosa vi era disegnato.

<Il nome della bimba?> la sua voce distrasse i miei pensieri <Edna>
dissi subito, lui mi esortò a continuare con un cenno della mano.

<Non sono a conoscenza del suo cognome, mia sorella non me lo rivelò> rimase per qualche secondo visibilmente confuso, evidentemente giudicando mentalmente le modalità di relazione di "mia sorella"

<Il nome di sua sorella?> mi freddai, ovviamente non c’era nessuna sorella che aveva avuto un figlio in Germania nel ’45.

Passarono secondi che mi parvero una vita. Setacciai la mia mente come si fa con la farina, ma sentivo il vuoto ed era palpabile. Non credevo che dovessi fornire tutte queste informazioni

Squillò il telefono che si trovava accanto al mio braccio destro appoggiato sulla scrivania. Tutti e due ci focalizzammo sul suono e il ragazzo mise la mano sulla cornetta per poi rivolgersi a me.

<Può iniziare le ricerche dal padiglione che vuole, se ha bisogno mi trova qui> io annui e lui rispose alla telefonata. Mi allontanai a grandi falcate verso l’ultimo tavolo, dove mi sedetti esasperata dall’ansia, facendomi il segno della croce più volte ringraziando chi dall’alto mi avesse salvato.

Fui pronta per iniziare le mie ricerche solo dopo qualche minuto.

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