Capitolo 22

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Non provai a cercarlo, l’orgoglio che costituiva una buona percentuale di me, me lo impedì.

Furono giorni di grande silenzio per me, come quelli di una quarantina di giorni prima, a New York. Quasi quasi sentii che quell’abitudine non apparteneva più a me.

Per interi giorni mi colpevolizzai, per quanto surreale fosse, avrei voluto continuare ad essere triste, non mi sentivo degna di sentirmi libera e leggera quando i miei genitori e mio marito non avrebbero
potuto più esserlo

La cosa che mi spaventò di più fu che quella sensazione di leggerezza la provavo solo quando quel ragazzo era accanto a me; lo sentivo complice, amico, confidente, tutte cose che provavo solo con il mio Lewis

Solo il paragone tra i due annientava i miei pensieri

Non potevo impedirmi di provare ciò che sentivo ma per me significava una sorta vergogna e di mancanza nei confronti di mio marito, al quale avevo giurato fedeltà eterna.

Mi accomodai sul divano, rimasi accucciata sotto una calda coperta, scordai la mia tisana sul tavolinetto per un tempo indefinito; di fatti quando ne bevvi un sorso, contorsi il naso. Diventò fredda e il gusto dello zenzero risaltò ancor di più.

Bussarono alla mia porta, mi alzai sguaiatamente trascinando sulle mie spalle la stoffa che fino ad ora mi aveva tenuta calda

<Salve> balbettai alla vista del signor Kӧhler

<Buon pomeriggio signorina Schneider>

Mi ricomposi, appoggiando o per meglio dire, lanciando lo scialle sulla poltrona e infilai i miei piedi scalzi nei tacchi che erano accanto la porta, mantenendo uno sguardo vigile nonostante la mancanza della mia usuale postura rigida.

<Prego si accomodi> mi misi di lato e lo feci passare, fingendo che tra di noi non ci fu mai stato un battibecco più o meno serio e lui sembrò fare altrettanto

<Non le ruberò del tempo, sono venuto per mostrarle il documento che ho “trovato” nei registri. Nella mattinata andrò a consegnarlo alle suore così che io possa ricevere la bambina. Io sarò il suo tutore ma lei con un mio lascia passare potrà introdurre Edna negli Stati Uniti d’America, così tutto questo sarà finito, senza nulla in cambio, soprattutto>

Ignorai il suo sarcasmo finale e di istinto chiusi gli occhi e congiunsi le mani in segno di preghiera verso le labbra. Il mio obbiettivo era ormai raggiunto

<L’avventura è giunta al termine. È felice?> mi domando con il foglio tenuto con entrambi le mani

<Moltissimo, non immagina quanto. Ma se dovessi iscriverla in una scuola, o qualsiasi altra cosa, come dovrei fare? Non sarò nulla per lei legalmente>

<Sottoscriverò nelle mie intensioni saranno farla studiare all’estero e lei sarà il suo tutore in America, quindi la sua firma per qualsiasi cosa riguardi Edna sarà come se fosse la mia, purtroppo non si può fare nulla di più> socchiuse le labbra soffermandosi sui miei occhi

<Oh no, va già bene così, non so come io possa sdebitarmi, senza di lei non sarei mai arrivata fin qui, tutto questo è un miraggio>

Aprì le braccia per indicare qualcosa di enormemente astratto ma che fu concreto più di quando mi immaginassi

<Senza il suo coraggio, non si sarebbe spinta lontano> annuì, continuando il nostro silenzioso contatto visivo

<Sa, mi devo scusare con lei, non sono stata del tutto corretta, quelle parole non le pensavo, sono state dettate dalla rabbia, so benissimo che lei non ha avuto nessun tornaconto, se per quanto non la possa conoscere o sapere i motivi di tutta questa infinita bontà, mi sono fidata e ho intensione di continuarlo a fare> sul mio volto spuntò un piccolo sorriso che poteva equivalere a un fiore segno di pace, fui felice di vedere che egli ricambiò

Fece qualche passo a ritroso poggiandosi su una delle poltrone di fronte il divano e io lo seguì su una di esse

<Le ho accennato i motivi una volta, mi sono affezionato al suo caso e a lei. Fin dal primo giorno che l’ho vista sul suo volto ho potuto scorgere una bellezza senza eguali, una bellezza però spenta, arrestata all’ultimo attimo di vera felicità. Da quel giorno, con i suoi più frequenti sorrisi, mi è piaciuto pensare fossero anche per merito mio. Quindi non ho fatto tutto questo per ricevere un torna conto, non la costringerei mai a qualcosa. Vorrei che fosse naturale, e se non lo fosse, accetterei un no. Ma ciò non interseca minimamente il mio gesto  nei confronti di una bambina e del suo futuro. In questo momento la mia vita è assolutamente vuota, è confortante il sapere di poter salvare una vita>

Rimasi inerme di fronte quelle parole, mi trovai davanti alla realtà dei fatti, quello che pensai nei giorni trascorsi in Germania, non era un’utopia, che il mio cuore e il mio cervello negava, campata in aria, ma fu una cosa reciproca

Sentì per la prima volta dopo tempo l’istinto di baciare un uomo, un uomo che non fosse il mio unico. I nostri sguardi ormai senza veli, sapevano  tutto della nostra anima, nessun cenno di cripticità.

Qualche millimetro separava le nostre labbra

<Vorrei non sentirmi terribilmente in colpa in questo momento> socchiusi gli occhi e sussurrai quelle parole

<Non siamo obbligati a farlo, se non lo vuoi> mi diede del tu per la prima volta da quando ci conoscemmo, fu una sensazione di familiarità

<Vorrei ma non credo di potere… o meglio, non ancora… non lo so> rimanemmo fermi per alcuni istanti, poi mi prese il capo con entrami le mani e mi bacio la fronte per qualche secondo.

<Nel primo pomeriggio saremo in convento, si spera di tornare con Edna, ho già avvisato le consorelle che i documenti sono in nostro possesso>

Aprì la porta, si congedò con un sorriso e andò via. Misi le mie mani sul mio viso, in preda a un mix di vergogna, felicità e prigionia dei miei stessi sentimenti.

Avrei voluto essere libera, come una qualsiasi ragazza con l’amore della sua vita, avrei voluto essere libera di amare ancora, ma il mio tempo era già passato. Avevo già avuto la mia porzione di felicità.

Ai tempi la pensavo esattamente così

ᴛɪᴍᴇʟᴇss⏳Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora