Capitolo 16

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Il palazzo non era molto alto, tre piani al massimo, tentai di prendere le valigie ma il signor Raul non me lo permise, non mi dispiacque, erano fin troppo pesanti per me

<Ecco queste sono le chiavi!> mi girai e lui mi tese le chiavi chino nel bagagliaio

<Grazie> sussurai sovrappensiero

Aprì il portone e salì le scale dopo di lui, così che potesse illustrarmi il mio portone.

<Questo è il mio appartamento, se ha bisogno di qualcosa mi trova qui> annuì ringraziandolo e proseguimmo fino al piano di sopra

<Può aprire siamo arrivati> a quelle parole misi le chiavi nella serratura e apri lentamente, un odore acre mi fece storcere il naso, spalancai la porta così che potesse entrare anche l’uomo di fianco a me che si apprestò immediatamente ad aprire le finestre così che la luce potesse entrare.

Ogni singolo mobile era ricoperto da dei lenzuoli bianchi e impolverati.
La mia espressione parlava più che chiaro.

<Mi dispiace, credevo le condizioni fossero migliori, non avevo visitato l’interno.>

<Non si preoccupi, va più che bene, niente che una pulita non possa risolvere> feci un sorriso tirato ma sincero e lui cercò di ricambiare guardando giù

<Posso portarle degli stracci e dei detersivi se vuole> non mi voltai a guardarlo ma dissi di “sì” flebilmente

Lui a sua volta non rispose e socchiuse la porta alle mie spalle. Visitai piano piano le camere, il soggiorno comunicante con il cucinino era luminoso, i toni erano molto rustici. Vi era un unico bagno, i sanitari erano grezzi, ma ci vidi stare magnificamente un vaso con dei fuori per rallegrare l’atmosfera.

La camera padronale, aveva un letto matrimoniale di fronte una finestra che dava su un balconcino. Ovviamente vi era solo la rete e il materasso, ogni tipo di corredo era inesistente in tutta la casa.
Sentii un rumore, mi avvicinai all’ingresso, era Kӧhler, aveva delle buste in mano, stracci, detersivi, disinfettanti e varie lozioni, l’aiutai a posare tutto sul mobile di fronte al divano

<Non le dispiace arrangiarsi per un po’? Berlino può offrirle solo questo al momento>

<Berlino mi ha offerto molto peggio in passato> gettai le parole lì, di primo impulso, forse troppo duramente forse no, non me ne resi conto, ma fu la verità, d’altronde arrangiarsi per me non fu un problema.

Solo all’inizio, quando venire a contratto con sangue o scarsa igiene era per me una cosa nuova ma in poco tempo riuscì a tenere di fuori la mia vita privata e concentrarmi su quello che mi circondava, senza pensare a niente e a nessuno della mia vita

<Immagino sia stata molto dura>disse guardando il basso, cercando di allentare il suo orologio che attanagliava il suo polso

<Sì lo è stata, anche perché dopo si ci ritrova con i sensi di colpa> <Di quale tipo?> non ottenne una risposta immediata, non lo feci di proposito ma dei pensieri mi fecero riflettere

<Mi scusi, sono stato indiscreto> fece un sorrisetto di consapevolezza

<No no mi scusi lei, ero sovrappensiero, non so bene se tutte ebbero i miei stessi sensi di colpa, sa, io non parlai quasi niente con le mie compagne, non hanno mai saputo nulla della mia vita privata né io della loro, solo le voci> lui mi ascoltò, in piedi a qualche metro da me pazientemente come nessuno fece mai

<Ebbene, mi sentii in colpa di non riuscire a pensare ad altro che non fosse cucire ferite, soccorrere le persone e cercare di fare il mio meglio, anche solo tenere la mano a un civile in punto di morte promettendo di portare messaggi ai propri cari, anche se impossibilita dicevo di sì, almeno Dio se lo sarebbe portato in pace con sé stesso> mi misi a braccia conserte, la mia posizione ufficiale per tenere una conversazione, iniziai a pensare che quello fosse il mio scudo

<Questo le fa solo onore> disse confuso aggrottando la fronte

<Non è stato bello, abbandonare la mia famiglia, in un momento simile, lasciandoli nel dolore lo stesso che avrei dovuto affrontare faccia a faccia e non reprimerlo nel mio cuore. Si è arrivati solo a questo miserabile punto>

<Lei ha fatto quello che riteneva giusto per sé stessa, come in questo scaso, è partita con nessuna certezza per potersene creare delle altre, è doppiamente ammirevole>
Con un “Sì” e un mezzo sorriso congedai la conversazione. Non pretendevo che capisse, per quanto potesse avere ragione dentro di me riuscivo ancora a sentire i rimorsi per non essergli stata vicino per ricambiare l’estrema vicinanza che loro a me hanno sempre rivolto.

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