Capitolo 13

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Mi pentì quasi su tutto, dall’avergli permesso di riaccompagnarmi in albergo quella sera piovosa ad averlo coinvolto nella ricerca, perfino di aver accettato di inviare quella stupida lettera che poteva benissimo attende.

Non avevo fatto mai entrare nelle mie giornate una persona, specialmente un uomo, anche se una cena non poteva significare nulla, per me era tutto. Molto di più di quello che la gente possa immaginare.

Avevo moltissimo rispetto per mio marito e andare a cena o semplicemente parlare più del dovuto con un uomo per me era come tradirlo, se ci fosse stato lui di fianco a me non l’avrei mai fatto, ma non per devozione o obbedienza bensì per il nostro amore.

Ci amavamo tanto, non guardavamo nessuno come noi due.
Eravamo due ragazzi molto più aperti di come erano i nostri genitori, non eravamo come la società che ci circondava e per fortuna anche Annika poteva vantarsi di aver trovato una persona così.
Due uomini che facevano sentire le proprie donne sullo stesso piano del sesso opposto.

Il giorno seguente non volli andare all’ufficio, non mi andava di rivederlo, ai suoi occhi poteva veramente sembrare una reazione eccessiva ma per me aveva valore ed era più che giusta.
Ma nonostante tutto ciò mi costrinsi ad andare e così feci.

Nell’ingresso non rivolsi nessun saluto o sguardo a quel ragazzo di pressoché la mia età che nel bene o ne male cercò di aiutarmi.

Mi apprestai a conservare un faldone più grande del solito in un ripiano più alto del solito, il peso di quest’ultimo diventò di colpo più leggero.

Due mani magre e affusolate misero al posto giusto l’enorme dossier.

Inutile dire che mi spostai all’istante.

<Mi dispiace per ieri sera, il mio scopo era solo rendermi utile, converrete con me che è un’impresa ardua> si lasciò scappare un ridorino che non fu ricambiato <La prego mi faccia il favore di dirmi quando sarà possibile perdonare la mia sfacciataggine> riprese un’espressione seria ed io continuai a mantenerla

<Non le serve il mio perdono, pretendo solo il rispetto che a una vedova spetta, qualsiasi età io abbia> annuì molteplici volte dopo la mia frase secca

<Giusto signorina Schneider, ha perfettamente ragione, ed è quello che voglio continuarle darle, tralasciando questo ultimo episodio – fece una pausa per guardarsi le scarpe nere lucide – spero non sia troppo tardi>
Mi intenerì guardandolo, non lo avevo ancora mai visto così agitato decisi di accantonare la questione

<Non si preoccupi, è passato> accennò un sorriso mentre io mi riaccomodavo alla mia sedia fiera quasi come una rara donna d’affari.

Fece per andare via ma si voltò nuovamente dalla mia parte <Posso,
però, dirle una cosa?> <Mi dica> fece qualche passo verso di me

<Vorrei veramente continuarla ad aiutarla, per me quella cena non era altro che un momento di tranquillità dopo duro lavoro, siamo entrambi due persone sole, non per forza la nostra compagnia deve suscitare altro. C’è solo uno scopo, ed è quello di trovare il nome della bimba... qualunque sia il suo motivo> erano parole ragionevoli quelle uscite dalle sue labbra, in fondo gli credevo fin dall’inizio ma non era facile accettarlo, significava cambiare la mia routine che avevo conservato gelosamente per non causarmi ulteriori dolori.

<Per questo motivo ci tengo che il mio invito sia riproposto, non voglio assolutamente approfittare della sua situazione, è una donna che sa cavarsela da sola ma voglio solo dare il mio aiuto quando vi è il bisogno>

Fui scioccata dalla presunzione ma anche dalla caparbietà di quell’uomo, non ne avevo mai visto uno simile in occasioni del genere, non riuscì a rispondere, fui molto combattuta fra i miei principi di vita

<So che adesso sta venendo a compromessi tra i sensi di colpa se accettare e (non voglio essere pieno di me) e i rimorsi dell’aver rifiutato> la mia reazione fu più che giusta, aprì leggermente le labbra completamente sconcertata.

Feci quasi una lunghissima pausa in cui cercai di non far trasparire emozioni dal mio viso.
<Accetto ma sarà nel ristorante del mio hotel con la durata massima di
un’ora, ma noti bene! una cena informare solo per staccare dalle ricerche> <Certo le prometto che è così, non voglio altro>

Mi lascò lì nella mia solitudine ricorrente, non feci neanche caso al rumore assordante che fece.

Ebbe ragione, durante tutto il tempo non feci che litigare tra con il mio intelletto per aver accettato e la mia anima per non essere pentita, in un certo qual modo volevo esserlo, faccenda, sadica o meno ma mi fu del tutto sensata alla mia anima.

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