Lo Cicero cercò lentamente di riaprire gli occhi e di mettere a fuoco le immagini che aveva davanti. Ma gli bruciavano e non riusciva a tenerli aperti. «Dottore, venga, si è svegliato» disse un'infermiera, che dalla voce doveva essere giovanissima. «Aspetti ispettore, chiudo le tende così può aprire gli occhi». Senza la luce del sole che brillava su Palermo, Lo Cicero effettivamente riuscì a spalancare le palpebre. «Minchia...» esclamò l'ispettore. «Lo Cicero sempre un principe sei, chiedi scusa all'infermiera» sorrise il commissario Infantino sollevato da quel risveglio avvenuto prima del previsto. «Sei fortunato Lo Cicero, bastava che non entrassi a fare benzina, e saresti stato anche tu in coda... meno male che sei un morto di fame sempre a rosso fisso... l'aspettavi e ti è arrivata addosso la vendetta» proseguì serio Infantino, chiedendo ai medici di poter rimanere da solo con Lo Cicero.
«Chi era?» chiese l'ispettore che ricordava perfettamente quanto accaduto poco prima. «Mimmo Chiarelli. Peppe questa non sarà una guerra. Questa sarà una strage, se ne fottono degli altri, di ammazzare innocenti. Hanno ammazzato due uomini, fatto decine di feriti di cui due in fin di vita. E tu ti ci sei trovato a pochi metri... ti è finita bene Peppe, bene, troppo bene».
Lo Cicero non accennò ad una parola. Guardava fisso Infantino invitandolo a proseguire, seppur frastornato e intontito. Il silenzio del commissario era il termometro della situazione. «Cu muriu a parte Chiarelli?» chiese l'ispettore. «Il caposcorta, che sedeva accanto a lui in auto. Non erano sulla blindata, erano sull'auto di Chiarelli, pare che volesse guidarla fino all'aeroporto. Per capire meglio stiamo interrogando la moglie, sono andati i ragazzi a prenderla e l'hanno portata in questura. A te ti hanno trovato accucciato dietro la tua macchina, mezzo intossicato da fumo. Poteva essere una strage, e per loro non sarebbe cambiato niente... l'importante era levare di mezzo Chiarelli, e per farlo avrebbero ammazzato pure venti persone».
«Ma come hanno fatto?» chiese Lo Cicero. «Sono stato là mezz'ora fa, c'erano gli artificieri ancora al lavoro... pare chi si sia trattato di una bomba telecomandata appizzata sotto l'auto di Chiarelli. L'auto praticamente è stata sollevata diversi metri da terra, è per questo che non è morto nessun altro. Qualcuno sapeva che Chiarelli avrebbe usato quella macchina e ha piazzato l'esplosivo. Poi si è posizionato in zona, presumibilmente dal lato del Pagliarelli, e non appena era nel raggio d'azione, facilitato dal corteo di scorta, ha individuato l'auto e ha azionato il pulsante. E bum». «Pensi ai Trapanesi vero?» chiese l'ispettore. «E a chi sennò? Manca solo la firma... Chiarelli era il riferimento politico dei Palermitani, lo sapevano tutti. Tutti quei processi in cui era imputato avevano fatto emergere frequentazioni pericolose, favoreggiamenti ripetuti, indagini mandate a buttane per colpa delle sue soffiate. E la storia della clinica privata, te la ricordi? I voti comprati dai mafiosi... l'onorevole aveva molti amici nella cosca, e ha pagato lui per gli altri l'omicidio Messina Denaro, i Trapanesi lo hanno fatto pagare allo Stato che appoggia i Palermitani... Hanno puntato in alto per rispondere all'omicidio Messina Denaro. Hanno colpito il simbolo politico di quell'ala, e hanno mandato un messaggio chiaro al Governo. Come quando i Corleonesi ammazzarono a Salvo Lima. Solo che prima erano Palermitani e Corleonesi, ora ci sono i Trapanesi e lo Stato».
«Aveva ragione il maresciallo Turturro... hanno pianificato tutto...» sussurrò Lo Cicero. «Nessuno poteva prevedere però che colpissero subito così in alto. Ora attireranno su di loro la pressione dello Stato, che dovrà necessariamente rispondere... e quella dei Palermitani che non tarderanno a vendicarsi; a loro hanno tolto un punto di riferimento importante. Ora abbiamo la certezza che non si fermeranno più».
«E Calabrese che dice?». «Che deve dire, è ancora in Viale Regione Siciliana, stanno perlustrando la zona attorno alla strage per capire la dinamica, per scoprire almeno dove minchia era chi ha premuto il pulsante. Ha parlato con il prefetto e con il sottosegretario all'Interno. Vuole formare un gruppo misto di Polizia e Carabinieri che si dedichi esclusivamente alla guerra di mafia. Vuole condurre lui le indagini e i suoi referenti saremo io e te Lo Cicero... te la senti?». «E che ti devo lasciare da solo» disse Lo Cicero venendo travolto da un attacco di tosse. «Si, ma prima vedi di non morire affucato. Io passo dal commissariato e poi torno in questura. Il medico mi ha detto che per una settimana devi stare qui, a riposo. Domani ti voglio nel tuo ufficio alle otto in punto... facciamo otto meno un quarto per non perdere il ritmo... ah, non pensare di mandare certificati medici e minchiate varie, io manco li guardo, se lo fai ti licenzio direttamente. Anzi, prima ti sminchio, e poi ti licenzio». Lo Cicero accennò al saluto militare e appoggiò la testa sul cuscino, ripiombando, poco dopo, in un sonno profondo.

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Guerra di Mafia
Mystery / ThrillerIn un casolare viene ritrovato il corpo martoriato del Capo dei Capi di Cosa Nostra. Un omicidio che fa saltare equilibri e patti, che scatena una nuova, violentissima guerra di mafia. E un ispettore atipico, sociopatico e scorbutico che, per le vie...