Infatino e Lo Cicero erano dietro le sbarre della cella dove i due che avevano messo l'esplosivo sotto alla macchina di Chiarelli erano stati portati dopo l'interrogatorio in Procura. Non parlavano, non rispondevano alle domande. Erano terrorizzati. «Lo sapete che se non parlate voi ve ne andate dritti al 41 bis, vero?». Niente. Occhi fissi per terra. «Scordatevi mamma, moglie e figli. Vi buttiamo in galera e le chiavi le lanciamo a Mondello. Non uscite più... è meglio per voi che parlate, anche perché mi sto annoiando ad aspettare...».
Mentre il commissario scuoteva la testa arrivò da loro un carabiniere che si fermò in corridoio e tossì per farsi notare. Lo Cicero e Infantino si voltarono verso di lui cercando di frenare battute e simpatiche provocazioni. «Dica appuntato, spero sia importante, stiamo interrogando...». L'appuntato non parlava a aspettava immobile. «Lo Cicero vai a vedere cosa vuole...». L'ispettore andò verso il carabiniere e i due si misero a parlottare fino a quando in carabiniere li salutò ed usci dalla stanza.
«Lo conosci Intravaia?» chiese Lo Cicero. «Certo, minchia, è la punta di diamante della Dda. Quello è un duro, è cresciuto in ufficio con Borsellino. Che c'entra per adesso?». «Ci vuole vedere entro un'ora». «A natri? Ma non è che si è sbagliato lo sbirro?». «No, vuole vedere noi e ci vuole vedere subito». «Non ti ha detto nulla? Che minchia di modi sono, chiamare la gente senza dire che minchia vuole, mentre stiamo sentendo due indiziati per la strage?». «Una cosa l'ha detta in realtà...» aggiunse sottovoce Lo Cicero. «Che non dobbiamo dire niente a Calabrese, assolutamente nulla» finì l'ispettore.
Infantino sollevò di colpo lo sguardo verso Lo Cicero e lo guardò inquieto. «Tra un'ora al porto di Palermo, commissario». I due uscirono immediatamente dalla porta di servizio e chiesero ad un poliziotto di portare subito un'auto. Partirono in direzione porto, mentre Infantino perdurava nel suo mutismo, aveva la mente offuscata, piena di se e di ma. Se Intravaia li voleva vedere di nascosto a Calabrese, qualcosa non quadrava. Entrarono all'interno del porto e si diressero verso il molo «E», dove erano ormeggiate delle barche molto grandi e qualche barca a vela che barcollava a causa del vento. Capirono subito quale era la barca del magistrato perché alla scaletta c'era un uomo di guardia, e pure se faceva finta di niente si capiva benissimo che era uno della scorta. La macchina blu, però, l'avevano lasciata molto indietro, di fronte ad un ristorante. Lo Cicero e Infantino parcheggiarono l'auto poco prima della barca e si avvicinarono all'uomo che gli andò incontro.
YOU ARE READING
Guerra di Mafia
Mystery / ThrillerIn un casolare viene ritrovato il corpo martoriato del Capo dei Capi di Cosa Nostra. Un omicidio che fa saltare equilibri e patti, che scatena una nuova, violentissima guerra di mafia. E un ispettore atipico, sociopatico e scorbutico che, per le vie...